La storia di Ahmadreza Djalali sta per concludersi: il 21 maggio è prevista l’impiccagione di questo medico iraniano-svedese, che è stato ricercatore in Italia per la CRIMEDIM di Novara.
Fra pochissimi giorni un medico specializzato in medicina delle catastrofi, che ha lavorato per anni in Italia, sarà ucciso per impiccagione a Teheran. E’ accusato di essere una spia israeliana, senza che alcuna prova sia stata portata dagli inquirenti iraniani né prima né dopo la sentenza definitiva. Stiamo parlando del dottor Ahmadreza Djalali, medico che si è specializzato in gestione delle maxi-emergenze e delle catastrofi fra l’Università del Piemonte Orientale, l’Università Vrije di Bruxelles e il Karolinska Institutet svedese.
La storia dell’arresto di Djalali
Questo professionista sanitario è stato imprigionato, torturato e costretto a confessare reati che non ha mai commesso. L’accusa nei suoi confronti non è mai riuscita a produrre una prova della sua appartenenza ad una rete spionistica che cercava di carpire informazioni sullo stato dell’armamento nucleare iraniano. Secondo il tribunale iraniano Djalali è una spia del Mossad israeliano. Accuse senza prove che stanno per causare la morte del ricercatore. L’unica certezza che abbiamo è che Djalali ha rifiutato di essere usato come spia dai servizi segreti iraniani nel 2015. Il medico è stato arrestato e messo in carcere nel 2016, quando è tornato in Iran per sostenere una serie di conferenze dedicate alla medicina delle catastrofi. Una serie di conferenze mai esistita: l’Iran ha finto di organizzare questa iniziativa per arrestarlo. Poi – durante il processo – non ha potuto scegliere un avvocato e gli hanno estorto una confessione. Nel 2017 è arrivata la condanna definitiva per il reato di spionaggio, condanna sospesa per la pressione degli Stati stranieri, in particolare della Svezia e dell’Italia.
Un medico da scambiare con un terrorista
L’obiettivo iraniano appare chiaro: secondo Amnesty International l’Iran vuole scambiare il prigioniero Djalali con altri cittadini iraniani che sono accusati di terrorismo e spionaggio. In particolare secondo il quotidiano svedese De Morgen, l’Iran vorrebbe uno scambio con l’ex funzionario Hamid Nouri e con il diplomatico Assadolah Assadi. Potrebbe essere proprio Nouri l’uomo che il governo estremista di Teheran vuole riavere in patria. Accusato di essere responsabile dell’esecuzione di massa di 5.000 dissidenti avvenuta in Iran negli anni ’80, il funzionario è sotto processo in Svezia e la sentenza sarà dichiarata ai primi di luglio.
Fermare l’esecuzione: ecco cosa puoi fare
Sono tanti i gruppi per i diritti umani e le università che si sono unite per denunciare questa violenza inaudita contro un medico ricercatore. Djalali è medico, ricercatore e docente in medicina dei disastri e assistenza umanitaria. Nella sua carriera ha insegnato in Svezia, Belgio e Italia, con diverse pubblicazioni legate al tema della gestione emergenziale, sia in ambito civile che speciale. Figura fra gli autori di 14 articoli scientifici per migliorare la risposta di base delle popolazioni in caso di disastro, sulla creazione di un percorso univoco nella formazione dei medici in medicina delle catastrofi, sull’educazione dei cittadini per migliorare l’approccio alle situazioni catastrofiche. Anche Rescue Press si unisce alla richiesta di fermare l’imminente esecuzione di Dhalali, affinché possa essere giudicato in una condizione di umanità e di corrette procedure giuridiche per ciò che è realmente e per ciò che ha fatto realmente: migliorare il mondo grazie a studi approfonditi sulla medicina delle catastrofi. Anche tu puoi fare il tuo passo, firmando questo appello di Amnesty International