Un veicolo elettrico in panne, il disagio dei cittadini, e una serie di problematiche hanno fatto balzare agli onori della cronaca i problemi dei mezzi sulle piccole isole remote. Che lezione si può memorizzare da tutto questo?
E’ già il momento per una transizione verso l’elettrico anche sui mezzi di emergenza? Mentre il mondo dei Vigili del Fuoco festeggia il 2022 con l’arrivo dei primi 6×6 aeroportuali, quello delle ambulanze mette in evidenza problemi e difficoltà di adattamento. Da un decennio infatti le ambulanze elettriche hanno fatto la propria comparsa in tutta Europa. I primi modelli – manco a dirlo – sono stati proprio i Piaggio Porter protagonisti di questa vicenda davvero poco piacevole per i pazienti che si sono trovati bloccati sull’isola di Panarea. Ma cerchiamo di fare ordine, prima di approfondire il tema tecnico.
Panarea: ambulanza in panne o problemi di altra natura?
Cosa è successo quindi? A Panarea venerdì notte scorso attorno alle 19 è stato attivato il 118 per un codice giallo su una patologia gastro-intestinale febbrile. La paziente è stata soccorso dall’ambulanza locale, un Piaggio Porter full-electric del 2019 allestito – come in moltissimi casi italiani – per operare come ambulanza di emergenza e accedere agevolmente in strade strettissime e in centri storici piccoli. L’autonomia del mezzo è piuttosto elevata in rapporto al progetto e alla dimensione del mezzo. Il dichiarato della casa madre è “fino a 110Km” ma sui forum di discussione si parla di un’autonomia fra gli 80 e i 90 km effettivi. Comunque molti, pensando al fatto che il Piaggio Porter sull’isola di Panarea, da un capo all’altro dell’isola, deve percorrere al massimo 3 km per ogni viaggio. Riccardo Gullo inizia la sua ricostruzione con la smentita dei tanti che hanno detto e scritto che l’ambulanza si è fermata durante il trasporto della donna malata e ha citato perfino l’intervento provvidenziale dei passanti. “L’ambulanza è arrivata a destinazione ovvero alla pista dell’eliporto alle 19.50 ed è rimasta ferma in attesa dell’elicottero fino alle 23,15. Quando è atterrato bastava usare la barella per i tre metri finali. Come si usa fare quando si soccorre una persona nei vicoli stretti dei nostri paesi dove non passa l’ambulanza. E si percorrono più di tre metri“.
L’attesa a luci accese per l’arrivo dell’elicottero?
Sabato sera però a Panarea l’ambulanza ha dovuto attendere l’arrivo dell’elisoccorso per diverse ore. In Sicilia – una regione grande, con diverse necessità di intervento – sabato erano attivi diversi servizi di emergenza con gli elicotteri. La paziente ha atteso, comodamente seduta in ambulanza, l’arrivo dell’elicottero che è atterrato sull’isola alle 23.50 per effettuare il caricamento e il trasporto a Messina, in ospedale, dove la donna è stata ricoverata. Nel frattempo il servizio HEMS della Sicilia orientale era impegnato su un altro intervento a Salina. Le lamentele degli isolani – e in particolare dei parenti della donna – sono legate ai disagi patiti e non compresi: “Mia zia – ha dichiarato il nipote della paziente al Giornale di Pantelleria – è stata trasportata dopo un’attesa di circa 4 ore su un’ambulanza non funzionante e da una pista con le luci rotte. Qui stiamo scherzando con la vita di tutti noi”. Alcuni hanno richiesto anche un maggior numero di elicotteri per servire le isole.
Una revisione inefficiente alla base dei problemi?
Secondo quanto rivelato da altre fonti locali, il problema sarebbe stato soprattutto dell’ambulanza, finita in revisione pochi mesi fa e rimasta – come ha fatto notare il sindaco dell’isola Riccardo Gullo – senza caricamento per tutta la giornata del servizio incriminato. Una situazione che ha portato ad avere una scarsa carica nelle batterie. Ora però viene da chiedersi perché il mezzo abbia avuto accesso alla piazzola dell’elisuperficie, quando solitamente gli ultimi metri di questi percorsi si effettua a piedi, sia per ragioni di sicurezza del personale che di pericolo esplosivo in caso di perdite durante il rifornimento di carburante. L’eliporto 118 di Panarea infatti è accessibile tramite una strada asfaltata.
Il Piaggio Porter elettrico: la scelta di centinaia di servizi di emergenza in Italia
La storia del Porter elettrico inizia nel lontano 2011, e nasce come mezzo di affiancamento alla gamma benzina del veicolo Piaggio. Allestito sempre come ambulanza di trasporto, il Porter elettrico ha due versioni: una a 84V e una a 96V. Grazie ai selettori di marcia e velocità il veicolo può massimizzare le sue prestazioni, raggiungendo i 110 km di autonomia massima in ambiente urbano. Si tratta ovviamente di un mezzo dalle basse velocità di punta, che può arrivare nella versione a 96V a 57 km/h. Il sistema di batterie funziona grazie ad una miscela piombo-gel che non ha effetto memoria: la macchina può essere caricata dopo qualsiasi percentuale di scarica parziale, senza alterare le performance della batteria. I tempi di ricarica però non sono estremi: il mezzo può essere ricaricato sia da una presa industriale a 3Kw che da una presa domestica da 1.5 Kw. Il mezzo può uscire in versione ambulanza direttamente dalla fabbrica Piaggio, oppure può essere allestito e perfezionato da qualsiasi allestitore di veicoli oggi presente in Italia. Oggi il Porter ambulanza è presente su tutte le minori isole italiane, come Capri, il Giglio e l’Elba. E fa il suo dovere anche anche in Costiera Amalfitana, nel parco nazionale delle 5 terre e nel ponente ligure.
Le auto elettriche nei servizi di emergenza: una quotidianità europea
Il tema quindi è molto semplice, andando a vedere in tutta Europa quello che sta accadendo. L’auto elettrica è una interessante ed efficace base per allestire qualsiasi tipo mezzo di veicolo d’emergenza. Se prendiamo a riferimento gli ultimi modelli di automedica, le elettriche spadroneggiano in qualsiasi condizione. Dalle TESLA olandesi alle Volkwswagen di AREU, l’elettrico è parte integrata dei sistemi di emergenza per le automediche ormai da almeno 10 anni. E per le autoambulanze? La storia non si discosta di molto. Sono già presenti sul mercato le ambulanze elettriche su base Ford, Volkswagen, Ducato e su base Mercedes. Hanno certamente autonomie inferiori alle “sorelle” tradizionali, perché necessitano di sistemi di ricarica differenti. Ma comunque possono garantire 500 km di autonomia, e ricariche fast fra un intervento e l’altro. Il problema di questi mezzi non è infatti l’alimentazione, ma il modello organizzativo che può garantire ai veicoli una corretta ricarica in colonnina.
Si può avere il servizio di una metropolitana in un’isola remota?
Ora veniamo alla parte più sanitaria, e forse anche più importante di tutta la vicenda. E’ normale che a Panarea ci vogliano 4 ore per prendere in carico una paziente con una patologia febbrile gastro-intestinale? La risposta è si, ed è fondamentalmente andata bene che l’elicottero del 118 non sia stato impegnato in altri servizi di maggiore urgenza, e che le condizioni meteo permettessero il decollo e l’atterraggio dell’aeromobile. Abitare su un’isola remota – che dista almeno 90 minuti di aliscafo dalla terraferma – è di per sé una situazione che impone delle gestioni sanitarie di base molto complesse. Panarea è dotata di 3 ambulanze, un Piaggio Porter e due motoambulanze a tre ruote. Sull’isola opera un servizio di Guardia medica, mentre alle Eolie c’è l’ospedale di Lipari, un altro mini centro nosocomiale a servizio dei cittadini. Ci sono diverse domande da porsi però, che vorremmo lasciare aperte per una riflessione da parte di tutti, in particolare sull’enorme sforzo che sta facendo il servizio sanitario per assicurare a tutti la gratuità di tutte le prestazioni in qualsiasi condizione:
- La donna aveva davvero l’urgenza e la necessità di un ricovero ospedaliero a Messina, vista la patologia febbrile?
- Era possibile effettuare qualche indagine approfondita sull’isola per migliorare l’inquadramento clinico della situazione?
- Sull’isola – o su un’isola vicina – non è possibile eseguire una terapia tale da permettere alla donna di dormire serenamente in casa per una notte, per poi effettuare una rivalutazione ed un eventuale volo nei giorni successivi?
- Siamo certi che il problema sia nel guasto dell’ambulanza (che può sempre capitare, ed è avvenuto a 30 metri dalla piazzola dell’elicottero) o forse è nel modo in cui si approccia la cosa pubblica da parte dei pazienti?
- Sono disposti – i cittadini di Panarea – a spendere circa 30 milioni di euro per un servizio di elisoccorso 24H dedicato ai loro bisogni, affinché una patologia gastro-intestinale sia elitrasportata in ospedale risparmiando qualche minuto?