Rispetto alle note sindacali che chiedono chiarezza, l’azienda sanitaria AUSL Romagna pubblica una precisazione: “stiamo parlando di un progetto formativo previsto dall’accreditamento”. In sintesi, si implementano competenze che già ci sono ma non vengono (ancora) messe in campo nell’extra-ospedaliero. Perché opporsi?
Continua la discussione sulla scelta del 118 di Romagna di dare spazio all’infermiere nel sistema di emergenza territoriale, con autonomie e responsabilità maggiori rispetto a qualsiasi altra realtà italiana. Ravenna – con maggiore fortuna rispetto al tentativo di Bologna di qualche anno fa – sta cercando di mettere al centro del 118 l’infermiere, come affermato dal DPR del 27 marzo 1992. Ma alcuni interventi (in particolare quello di NursingUp che parla di “paramedico”) pare abbiano lasciato l’amaro in bocca alla direzione generale del sistema. Lo si può dedurre dalla nota pubblicata dall’Ausl sui quotidiani locali, che specifica cosa sia l’infermiere avanzato e a cosa ci si riferisca quando si propone questa figura.
Infermiere avanzato: un percorso formativo prima di una figura professionale
“Nessun stravolgimento di funzioni e nessun aumento di responsabilità” scrive la Direzione Aziendale a seguito delle considerazioni poste dal Nursing Up. Quando si parla di infermiere avanzato si parla di un corso di formazione obbligatorio di 114 ore suddiviso in 5 aree di competenza che l’Ausl Romagna farà partire a breve. Gran parte degli infermieri di Pronto Soccorso fra Rimini, Cesena, Forlì e Ravenna stanno attendendo con impazienza di conoscere il percorso formativo, e non solo: ad oggi sono diversi gli infermieri che guardano alla Romagna come ad un’isola felice dove poter approdare, per lavorare finalmente mettendo in pratica ciò che è stato appreso negli anni. “Il progetto formativo presentato è un intervento obbligatorio, previsto dall’accreditamento e che colloca in un’unica cornice i vari interventi che per singola area tematica e per analisi dei bisogni sono già stati in gran parte attivati nel passato”.
Implementare il sistema di certificazione di conoscenze e competenze per l’infermiere
“Spiace costatare – continua la nota – che le considerazioni emerse vadano solo ed esclusivamente in una direzione, senza dare rilevanza alla vera innovazione introdotta con l’intervento formativo proposto”. Ausl Romagna ” intende implementare un sistema dinamico di certificazione delle conoscenze e competenze acquisite dal personale, strettamente correlato all’esperienza e alla pratica clinica. La progettualità si colloca all’interno delle iniziative formative e quindi non prevede, in questa fase, alcun aumento delle responsabilità correlate alla pratica clinica. L’obiettivo del piano formativo è il saper affrontare un contesto assistenziale e di intervento imprevedibile, con le stesse responsabilità, come attualmente definite dai documenti normativi istitutivi e regolamentativi dello specifico professionale infermieristico e delle normative nazionali in termini di sistema di soccorso extra-ospedaliero, ma con conoscenze maggiori. Questo significa, tradotto nell’operatività, un livello maggiore di sicurezza dell’operatore nell’agire professionale, invariato sotto il profilo delle responsabilità, ma che permetterà un agire professionale in massima sicurezza e con elementi di minor rischio di possibili ricadute medico – legali”.
Minori rischi di imperizia o negligenza, maggiori standard operativi nel 118
“Preme rilevare – dettaglia ancora l’Ausl Romagna – che già attualmente il percorso di accreditamento regionale del sistema dell’emergenza – urgenza intra-ospedaliera ed extra territoriale, pone una particolare attenzione alla manutenzione delle conoscenze e competenze di tutti i professionisti che vi operano, tale da richiedere una rendicontazione puntuale delle iniziative formative di ogni componente, fino ad arrivare ad esigere il dossier formativo individuale. Tali aspetti già in essere, regolamentati a livello regionale e nazionale, devono essere proiettati anche su interventi formativi di nuova istituzione ed innovativi, tali da determinare azioni gestionali conseguenti per chi non raggiunge uno standard formativo pre-definito, previa attivazione di tutte le azioni di recupero al fine di mettere nelle condizioni tutti i professionisti di raggiungere gli standard. Essendo obbligatorio per l’accreditamento, il progetto formativo non è in discussione, ma tempi e modalità di realizzazione potranno certamente essere oggetto di confronto. Alimentare dubbi e false supposizioni non contribuisce certamente a fare chiarezza, ma al contrario rischia di creare inutili tensioni fra gli operatori sanitari in questo momento difficile per la sanità”.