Tira aria di tempesta sulle coste romagnole: il progetto per mettere sul territorio il cosiddetto infermiere avanzato è osteggiato dai sindacati, che parlano di paramedico camuffato. Qual è la verità dei fatti?

RIMINI – Non arriva da Cuba – e neppure dal porto di New York – il paramedico che ha dato il via alla caccia alle streghe nell’AUSL di Romagna. La figura dell’infermiere avanzato che sta facendo dibattere i sanitari che operano nel 118 e in Pronto soccorso è un’idea tutta italiana. Non potrebbe essere altrimenti viste le peculiarità e le competenze che questa figura ormai ha raccolto nel corso degli anni. La notizia è che i sindacati stanno trattando con la direzione generale (qui le idee del DG Carradori, espresse a Rimini pochi mesi fa) i confini operativi e le tutele da riservare agli infermieri che andranno a operare su tutto il territorio della Romagna. Qualcuno con più enfasi, qualcuno sotto traccia. Vediamo cosa significa.

Infermiere avanzato: paramedico o professionista che può esercitare in libertà?

Il punto di partenza è il comunicato del Nursingup che minaccia la discesa in piazza degli infermieri. Il sindacato afferma che “l’emilia-romagna con uno scellerato progetto vuole istituire obbligatoriamente il “paramedico” stile statunitense. Figura professionale non riconosciuta nel contesto nazionale”. Una presa di posizione fortissima, che però si vede ridurre nella dimensione e nelle competenze operative negli altri comunicati sindacali. La UIL FP per esempio parla di infermiere esperto, su cui si esprimono forti dubbi: “Solo per citarne alcuni dalle coperture assicurative fino ai tempi della formazione. Un progetto formativo simile non può essere svincolato da un inquadramento contrattuale del professionista. Un progetto impossibile da realizzare senza risorse economiche aggiuntive”.

Un progetto buono professionalmente, meno contrattualmente

Dalle note della FP CGIL e da quelle della CISL si capisce che gli infermieri vogliono l’agognato riconoscimento delle proprie competenze, con un parificato riconoscimento economico. Il percorso formativo per diventare infermieri avanzati si avvicina molto al percorso che oggi viene intrapreso dai medici MET, con le dovute differenze accademiche e di libertà operativa. Oggi in Romagna bisogna ricordare che su tutti i mezzi è presente un infermiere, e i medici vengono inviati con le automediche quando c’è necessità. Quello che chiedono i sindacati quindi è di allineare alle competenze “scaricate” sulla figura infermieristica le stesse tutele giuridiche e un’adeguata valorizzazione economica. La responsabilità professionale poi è un tema estremamente difficile da risolvere; dare indipendenza operativa agli infermieri creerebbe nuovi mal di pancia, con diversi sindacati medici pronti alla protesta. Cosa c’è quindi che non va?

Vincoli stretti e un progetto a lungo termine: si arriverà all’infermiere avanzato?

Insomma, gli infermieri sanno che la possibilità di operare con maggiore indipendenza è importante, ma non vogliono svendere il proprio ruolo. Oggi i medici di emergenza-urgenza e i MET non hanno più la forza per coprire il territorio, e le direzioni sanitarie stanno dirottando tutta la forza medica disponibile in Pronto Soccorso (inserendo anche in PS figure ibride). Ecco perché sul territorio si prova a inserire un infermiere con maggiori capacità operative, sulle pratiche da mettere in atto per la tutela e la salute del paziente. Nessuno sta parlando di far diventare l’infermiere un sanitario con il potere di lasciare sul posto il paziente, come avviene in Olanda (cosa che, quindi, si potrebbe anche fare! ndr). Ma se l’infermiere deve andare a sostituire un medico, lo deve fare preparandosi e assumendosi delle responsabilità. E’ nella normalità delle cose che un sindacato chieda (e ottenga, si spera) tutele avanzate per chi si mette in gioco e aumenta il suo carico di responsabilità. Oneri e onori.  Che poi, magari, nel giro di pochi anni potrebbero diventare eguali in tutte le parti d’Italia…

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