L’eliminazione di un’automedica per assicurare l’attività del Pronto Soccorso di Riccione e Rimini: opportunità o rischio per gli infermieri dell’emergenza?
RIMINI – Si, il Direttore Generale della sanità Romagnola, Tiziano Carradori, lo aveva detto: saranno utilizzati meno medici nel 118 perché a parità di pazienti, gli infermieri preparati possono operare benissimo da soli. Ma ora, che dalla teoria si passa alla pratica, i venti di tempesta si alzano per dei metodi di implementazione che non soddisfano i professionisti. Quello che sta succedendo – con estrema rapidità – è semplice. La grave carenza di medici dell’emergenza, al fine di assicurare l’attività dei pronto soccorso di Rimini e Riccione, comporta una scelta forte come la riduzione di un’automedica nella provincia di Rimini. Nel periodo estivo di massima affluenza verrà potenziato il servizio con un’automedica nei territori costieri per far fronte all’incremento di richieste. Ma in inverno questo non è più possibile.
Un medico ogni 172 mila abitanti, ma una risposta sanitaria ogni 26 mila
Romagna ad oggi è l’unica realtà italiana che ha solo MSA sul territorio (le ambulanze sono a leadership infermieristica, le automediche a equipaggio misto infermiere+medico). Il rapporto di mezzi di soccorso avanzato per la Romagna è pari ad 1 ogni 26.000 abitanti. Infatti già il primo mezzo che arriva assicura al cittadino una risposta sanitaria, e nel caso di pazienti critici (introno al 2 – 3% dei casi) interviene anche il medico. Secondo la ASL la medicalizzazione non viene eliminata ma razionalizzata sulla base dei dati di attività. Un modello dinamico di gestione dei mezzi, che sostituisce il modello statico di “postazione di partenza”, assicurerà la medicalizzazione quando necessaria e nei tempi compatibili con l’efficacia richiesta
La protesta che parte dai medici
A far partire la protesta sono stati i medici dello SNAMI, con una presa di posizione forte. “Si portano le lancette indietro di 30 anni con un servizio fondamentale che verrà a mancare per 130 mila persone”. SNAMI segnala che la carenza di medici sia imputabile anche alle tariffazioni più basse – fino al 20-30% sullo stipendio base – che vengono garantite dall’ASL romagnola. La AUSL della Romagna replica che gli stipendi erogati sono quelli previsti dall’accordo collettivo nazionale della categoria e dall’intesa regionale, con un regime equiparabile a quello dei dipendenti del servizio sanitario regionale che operano nel settore dell’emergenza.
Infermiere esperto nel soccorso pre-ospedaliero: la competenza è la strada giusta?
L’ASL Romagnola prevede che la riduzione delle automediche non comporti alcuna variazione dell’assetto. Nessun infermiere sarà chiamato ad operare al di fuori del suo profilo professionale e delle procedure in essere. Ma l’Ordine si oppone sui modi di implementazione di queste funzioni: “Noi infermieri – ha spiegato Nicola Colamaria (referente dell’OPI di Rimini) al Corriere di Romagna – non ci tiriamo indietro, ma chiediamo una formazione specifica che certifichi le competenze. E – non ultimo – una collocazione contrattuale del comparto che preveda il riconoscimento di funzioni particolari, anche in ambito clinico. Come Ordine dobbiamo essere garanti delle cure nei confronti dei cittadini”.
La formazione ha bisogno di tempo: ne ha ancora a disposizione il 118?
Il discorso è articolato, complesso, ma è ben chiaro da tempo sia nel sistema sanitario che in quello amministrativo e politico locale: bisogna dare ai cittadini un’assistenza adeguata con le figure che possono gestire nel modo migliore i codici di chiamata che arrivano al 118. Maurizio Menarini, direttore della Centrale Operativa 118 Romagna, è chiaro: “Comprendiamo e dialoghiamo con tutte le realtà da molto tempo. La decisione di ridurre le automediche è stata portata a conoscenza delle istituzioni, conferenza socio-sanitaria territoriale, collegio di direzione, consiglio comunali con la motivazione della grave carenza di medici che non consente di mantenere il servizio con i numeri fino ad oggi mantenuti. La realtà dei fatti è che è stato presentato un progetto complessivo di sviluppo del sistema di soccorso preospedaliero Romagna che trova i cardini nell’omogeneità delle procedure infermieristiche, nella presenza di un medico in centrale operativa a supporto degli operatori sul territorio, un esteso programma di formazione degli infermieri con acquisizione di ulteriori specifiche competenze nel perimetro del proprio ruolo e figura professionale”.
Più spazio e competenze per gli infermieri: con che obiettivo?
“Il percorso formativo – continua Menarini – verrà sviluppato su aspetti teorici, pratici e di frequenza presso strutture ospedaliere (di emergenza ed area critica) ed assicurerà un ulteriore miglioramento della risposta territoriale. Si tratta di un percorso di crescita professionale che può inizialmente intimorire ma, come sostenuto anche da associazioni scientifiche e istituzioni degli infermieri, è una grande opportunità per gli infermieri. L’obiettivo di dotare il sistema di infermieri “esperti” è un obiettivo prioritario che come direzione medica ed infermieristica del sistema di soccorso pre-ospedaliero Romagna promuoviamo con convinzione”. Il passaggio, nel tempo, dovrebbe diventare più armonioso, ma al momento garantirebbe la presenza di più infermieri specializzati.
Una battaglia per un futuro di qualità nelle difficoltà
E’ chiaro che la Romagna – zona dove ad oggi è presente una delle migliori organizzazioni territoriali a favore dei pazienti e del sistema 118 – stia cercando il modo per affrontare la crisi sanitaria preannunciata da anni, capace di mettere in ginocchio anche un territorio ricco. La carenza dei medici c’è, nel Pronto Soccorso e in 118. Ma ci sono soluzioni possibili? Si potrebbe arrivare a gestire un’equipe unica fra medici del 118 e medici di Pronto Soccorso, per iniziare a rendere gli input della Carta di Riva realtà? L’ipotesi di fondere il sistema con un’equipe avanzata formata da medici e infermieri può essere una soluzione da testare in un territorio avanzato come quello Romagnolo. Così da preparare il terreno per una riforma nazionale, senza rischiare di dover vedere – in Italia – le proteste enormi che stanno avvenendo oggi in Inghilterra. Cosa significa tutto questo per il resto delle Regioni italiane? E’ presto per dirlo, ma le previsioni catastrofiche vanno bene per vendere giornali. L’emergenza 118 ha bisogno di trovare una strada per uscire dalla crisi in cui sta precipitando per mancanza di personale. Ma questa strada va percorsa insieme…