“Training as you’re going to fight” è uno dei motti che abbiamo ascoltato durante le lezioni formative dei trainer NAEMT europei, che si sono ritrovati a Torino. Ecco cosa è successo.

Torino – Allenati come se stessi per andare in battaglia, crea simulazioni il più realistiche possibile, e fonda il tuo lavoro sull’esperienza. Questi tre pilastri fondano da trent’anni la NAEMT – la National Association of EMT, dedicata alla formazione dei paramedici negli Stati Uniti – e sono ancora oggi la base per insegnare ai nostri soccorritori come si può migliorare il proprio approccio ai pazienti, e come si può continuare ad affinare i metodi usati nella gestione dei casi più complessi. A Torino, il meeting REEC dei formatori europei ha raggiunto i due obiettivi principali: dare esempi comuni a tutti i centri educativi per migliorare il training e la valutazione dei discenti, raccogliere esperienze di formazione e di costruzione delle figure di soccorso, come il grande esempio di ciò che stanno facendo in Albania per il nuovo 112 nazionale.

Più realistico che puoi: la formazione dev’essere una esperienza indimenticabile

A raccontare nel dettaglio i principi di NAEMT è stato David Page, NAEMT faculty member e direttore del pre-hospital care research all’università UCLA: “La ricerca è uno dei migliori strumenti per dimostrare che un’educazione migliore può salvare più vite. Ed è questo che con NAEMT stiamo facendo. Ci sono alcuni studi davvero straordinari, realizzati particolarmente in Messico, dove si può vedere come educare al PHTLS incrementa il survival rate in quelle community. Per questo motivo il nostro modello educativo è così focalizzato sugli outcomes. Abbiamo capito che questa strada si può perseguire”. E’ stata la prima volta di Page in Italia, che ha potuto visitare la centrale 118 di Torino insieme al presidente di NAEMT Italia Alberto Adduci e al direttore della centrale, Mario Raviolo: “E’ stato bello vedere la qualità del gruppo che ha affrontato una crisi pandemica così forte. Nel mondo tutti dovremmo raccoglierci e collaborare per capire come abbiamo gestito così tanti pazienti. Molto interessante è stato vedere l’intelligenza con cui si sceglie che tipo di risorsa mandare, con che tempi e con che coperture. E’ un mix di vecchi e nuovi modelli, davvero interessante da apprendere”.

Un modello di approccio europeo, completo, e critico

Il REEC ha affrontato diverse innovazioni che potranno essere messe a punto durante i corsi del 2022. In particolare si è discusso della sempre maggiore richiesta di competenze tattiche, con aggiunte di concetti prelevati dal TCCC e aggiunti ai corsi per civili, e con l’introduzione delle stazioni di critical thinking. Un’idea presentata dalla dottoressa Aurora Guglielmetti, anestesista rianimatore dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna: “Penso che l’aggiunta delle stazioni di critical thinking sia interessante per completare il modello formativo attuale, che è estremamente performante. La critical thinking station è un momento cruciale, in cui è necessario dirigere e spiegare come effettuare un soccorso non dovendo pensare alla gestione di abilità pratiche. La valutazione di queste stazioni è complessa ma completa i passaggi verso l’approccio alle stazioni pratiche e garantisce un feeling realistico a livello di stress emozionale, dove la determinante spesso è il tempo”.

Nel 2022 nuovi corsi NAEMT e tanti paesi coinvolti

“Dire che siamo soddisfatti di questo REEC è dire poco – spiega al termine dell’evento Alberto Adduci, presidente di NAEMT Italia – perché ci siamo rivisti dopo due anni in presenza e già questo è un grande avvenimento. Come sempre accade, in questi eventi c’è tanta discussione dentro e fuori dalle sessioni educative. E’ molto formativo capire come vengono declinate le caratteristiche dei corsi NAEMT, dal PHTLS ai corsi per i pazienti medici: AMLS e GEMS, o per quelli pediatrici, EPC”.

“NAEMT – continua Adduci – cerca sempre di fornire a tutti i paesi il massimo supporto per migliorare e per garantire ai discenti lo stesso livello di formazione. Che si tratti di un paramedico americano, di un infermiere di area critica italiano o di un first responder cipriota, l’obiettivo è dare a tutti la possibilità di fare il massimo possibile per la salute del paziente, con i mezzi e le competenze che si hanno a disposizione. E credo sia questo a garantire ad ogni evento una fortissima motivazione da parte degli istruttori che partecipano ai refresh e ai momenti di sviluppo delle linee educative”.