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Serve una strada comune e qualcuno che ascolti e metta in pratica le proposte di medici, infermieri e tecnici. Ma quali sono questi punti? E chi deve ascoltare le richieste cliniche, affinché il paziente sia curato nello stesso modo da Aosta a Lampedusa?

Il servizio 118 delle Regioni italiane continua ad essere estremamente difforme, ed estremamente complicato nella sua gestione. I costi dei servizi non accennano a calare e nonostante ci sia un esperimento modellistico sui “costi standard” (realizzato da FIASO nell’ormai preistorico 2015) nessuno vuole applicare delle regole univoche ad un servizio che dovrebbe funzionare nello stesso modo da Aosta a Lampedusa. Però, oggi, le cose non vanno così. I medici e gli infermieri sono estremamente scontenti della situazione, con un tasso di abbandono della professione in ambito di emergenza urgenza altissimo. Segno che il rapporto stipendio-impiego e il rapporto operatività-formazione è ancora pesantemente in rosso. I professionisti si stancano presto, non vedono possibilità di recupero e mollano, scegliendo ambiti della medicina più comodi e meno onerosi, magari integrando lo stipendio con qualche notte in Pronto Soccorso.

A cosa servono 1.000 euro se non vedi la tua famiglia?

Lampante è il caso del primario del Pronto Soccorso di Vicenza, Francesco Corà, che a 56 anni si è dimesso per “inumanità delle condizioni di lavoro”. Se anche i vecchi iniziano a mollare diventa poi difficile convincere i giovani a tenere duro. Ma ci sono modelli che possono essere copiati e che possono dare molti spazi di sviluppo al servizio 118 e al Pronto Soccorso. Realtà che dovrebbero vivere in simbiosi, per garantire un servizio migliore al cittadino. Se la situazione è critica per i medici MEU, figurarsi per chi ha uno stipendio ancora più basso, ma un carico di ore lavorative pari o superiore. Infermieri e autisti-soccorritori stanno vivendo una crisi senza precedenti: la ricerca di professionisti all’estero è una ferita che continua a portare migliaia di giovani verso l’estero: non più solo Svizzera e Inghilterra, ma anche Francia, Norvegia e Svezia sono diventate mete ambite in cui operare con serenità.

Riformare il 118, ma a favore di chi?

Per capire dove andare e rispondere a domande precise e semplici, Rescue Press continua la sua serie di webinar dedicata al futuro del 118. Per uscire da questa emergenza perenne servono leggi che approvino un sistema orientato verso l’Europa, la modernità e parametri di valutazione efficaci. Oggi anche il semplice conteggio temporale dell’arrivo di un’ambulanza sul target non ha più senso di esistere, calcolato così come è stato calcolato fino ad oggi. Sono cambiati i parametri di valutazione (soprattutto per i codici rossi). Quindi, ha ancora senso mettere nello stesso calderone tutto quanto? Per esempio, da anni in Inghilterra le chiamate in codice rosso hanno un’attivazione immediata, con tempi di arrivo sul target che nel 2020 sono arrivati a 6.30 minuti in città come Londra. Tempi completamente scollegati dai codici gialli e verdi, che invece hanno tempi di arrivo sul target fra i 18 e i 30 minuti. Ha ancora senso la richiesta di mandare medico o infermiere su qualsiasi intervento? Ed ha senso pagare le ambulanze, chiedendo strumentazioni o dispositivi che nessuno ha mai usato in nessuna condizione operativa?

Quanto costa il personale? In che condizioni e ambiti farlo operare?

Tutte queste criticità sono rimaste a margine della festa per il trentennale del 118, ma sono problemi operativi chiari, che tutti conoscono e vogliono risolvere. Quali indicazioni seguire per chiudere questo periodo turbolento? Approfondiremo queste tematiche con alcuni rappresentanti delle categorie di professionisti più rappresentative: I medici, gli infermieri e gli autisti soccorritori.
Un confronto in cui ogni soccorritore potrà chiedere e capire a che punto siamo arrivati con le varie riforme sul tavolo, e dove sarà possibile indirizzare il 118 nei prossimi anni. Prima che finisca la finestra legislativa per riformare il sistema. Altrimenti corriamo davvero il rischio, dal 2023, di dover chiudere i Pronto Soccorso e di dover chiedere ai cittadini di comprarsi i lampeggianti e le sirene.

Pensi che il 118 vada riformato? Parliamone insieme il 4 maggio alle 18.30 su Rescue Press!