Arresti cardiaci improvvisi aumentati del 119% in 10 paesi. Ma come possiamo ridurre questo flagello? Il massaggio cardiaco, il defibrillatore, attivazione precoce e altre soluzioni da implementare. Subito!
Sono passati pochi mesi dallo studio pubblicato su Resuscitation che ha stabilito un terribile primato che coinvolge anche l’Italia: il covid-19 ha portato ad un incremento del 119% dei casi di arresto cardiaco extra-ospedaliero durante la pandemia. La ricerca – che ha paragonato studi svolti in US, Italia, Svizzera, Spagna e Inghilterra – ha sancito che l’incidenza dell’OHCA (out-of-hospital cardiac arrest) è salita ovunque. Non solo: il problema più grave è che la mortalità è aumentata, passando dal 62% all’85%. Secondo una delle ricerche prese in esame, questo è dovuto “significativamente” al fatto che i soccorsi venivano attivati in ritardo, e non si praticava fin da subito un efficace massaggio cardiaco con procedure BLSD.
Ci sono meno tentativi di rianimazione delle persone in arresto cardiaco: perché?
Nel mezzo della pandemia era emerso che le persone non iniziavano più le manovre di rianimazione, spesso per la paura del covid-19. Ma ora che la pandemia fa meno paura, le cose non sono cambiate e c’è bisogno di recuperare terreno rispetto ad una patologia che potrebbe ancora fare tantissime vittime. Nuove statistiche inglesi stanno confermando che le morti da arresto cardiaco aumentano, ma le persone non sanno cosa fare quando si trovano davanti ad una persona incosciente che non presenta segni circolatori o respiratori. Le IPA stanno aiutando a superare – in parte – il problema. Ma da sole (senza DAE, senza first responders che sanno fare BLSD) non possono fare granché sulla qualità del massaggio cardiaco.
Sapere cosa fare, sapere dove sono i defibrillatori: funziona, ma non si fa
Come dicevamo le statistiche ci dicono che le chiamate per arresto cardiaco sono in aumento, e le centrali operative si stanno dotando di istruzioni pre-arrivo e di mappe che segnalano la presenza dei defibrillatori più vicini. Ecco perché un supporto fondamentale da parte della popolazione e delle aziende sarebbe incredibilmente efficace per ridurre le morti improvvise da arresto cardiaco, che possono essere contrastate con queste due armi. Se per avere un first responder basta un corso di 4 ore, per avere un defibrillatore a disposizione serve che i DAE siano installati dovunque.
Installare più defibrillatori salverebbe più vite?
Oggi sappiamo che se aumenta il numero di defibrillatori (e vengono utilizzati), il ritorno di una circolazione spontanea (ROSC) e un ritorno a condizioni neurologiche ottimali sono possibili. Nel 3% di casi a livello mondiale in cui il DAE è usato, l’outcomes è migliore. E sappiamo anche che i defibrillatori sono usati molto più spesso in luoghi pubblici, rispetto agli arresti cardiaci che avvengono in casa. La American Heart Association nel suo giornale “Circulation” segnala come prioritarie sei azioni che possono ridurre le morti da arresto cardiaco extra-ospedaliero:
- Più defibrillatori, segnalati e interconnessi: incoraggiare l’installazione di defibrillatori accessibili 24/7
- Mappatura dei defibrillatori: quando si chiama il 118, deve arrivare una indicazione sulla localizzazione del DAE più vicino
- Creazione di indicazioni universali per trovare i DAE e per saperli usare correttamente.
- App mobile per attivare bystander che sanno fare manovre BLSD
- Nuove strategie per consegnare DAE: i droni possono essere una soluzione, ma anche i first responder con DAE in macchina!
- Installazione di DAE casalinghi o condominiali
Se la legge non basta, come si può attivare il senso civico delle persone?
Ad oggi l’Italia ha un impianto legislativo all’avanguardia, ma inapplicato. Mancano i cosiddetti “decreti legislativi” che costringono una legge bellissima a restare per l’ennesima volta lettera morta. Bisogna insegnare il BLSD nelle scuole, bisogna mappare i DAE e attivare i first responders via app, bisogna incentivare l’acquisto e l’installazione dei DAE. Ma i fondi sono congelati e l’impegno è come sempre lasciato a chi ci crede davvero: i sanitari, i soccorritori volontari, le associazioni di volontariato e le persone che – toccate da una tragedia o da “un miracolo” – comprendono quanto sia facile e importante salvare una vita. A questo punto – forse – è necessario pensare soluzioni che se non toccano il senso civico, stimolino l’empatia oppure la filantropia delle realtà che insistono sui vari territori. Una cosa di sicuro succederà: Rescue Press non vi lascerà senza consigli e senza suggerimenti per cardioproteggere la vostra città, il vostro comune o la vostra azienda.