Articolo di: Simona Dimitri | CPSI CO 118 Romagna | Content creator

Nei giorni 11 e 12 aprile 2022 presso il polo formativo del corso di Laurea in Infermieristica, sede di Forlì, si è svolta la prima edizione del corso P.A.I. Nurse (Pre Arrival Instruction Nurse), in collaborazione con la società scientifica S.I.I.E.T e grazie al supporto e al benestare del dottor Maurizio Menarini, direttore del 118 Romagna che ha supportato e validato il progetto.

L’istituzione del 118 ha compiuto proprio da poco 30 anni. Sempre il personale sanitario sente sempre più l’esigenza di fornire un servizio non solo altamente specializzato, ma che sia anche centrato fortemente sull’utente in un’ottica di sviluppo delle competenze relazionali e del rapporto empatico.

Questo progetto è nato in seguito all’analisi dei dati raccolti negli ultimi anni inerenti al “codice blu avanzato“, codice di massima gravità attribuito dal 118 che prevede una situazione di arresto cardiocicolatorio e che necessita quindi delle manovre di rianimazione salva-vita. L’interpretazione di questi dati ci ha spinti a lavorare sulle IPA (istruzioni pre arrivo) che l’infermiere di Centrale Operativa impartisce all’utente che chiama il servizio di emergenza urgenza, e all’implementazione della comunicazione in questo ambito.

Supportare il chiamante nell’esecuzione della CPR salva delle vite

Si è passati dal 17% di rifuti nell’eseguire un massaggio cardiaco in paziente in arresto cardiocircolatorio a un 8% nel 2021. Inoltre nel 2019 su 557 blu avanzato, quelli sottoposti a massaggio cardiaco erano il 78%, passando al 88% su 449 pazienti nel 2020 fino ad arrivare ad un 90% su 457 pazienti nel 2021. Il numero dei casi è calato anche grazie a un accertamento reale dell’arresto. Nel 2021 su 23 rianimazioni cardiopolmonari iniziate dai bagnini sul litorale romagnolo, 9 pazienti sono stati trasportati in ROSC in ospedale (39%) e di questi 6 pazienti sono stati dimessi senza deficit (26%). Un altro dato interessante del 2021 riguarda la percentuale di dimessi senza deficit tra le rianimazioni eseguite sul posto in attesa del 118 da parte di personale sanitario (medici, infermieri, OSS) e quelle fatte da personale laico guidato da IPA suggerite dall’infermiere di centrale: per entrambi il valore è pari al 7%. Questo significa che l’efficacia della manovra de massaggio cardiaco è la stessa tra personale sanitario e personale laico supportato da professionisti.

La disostruzione a distanza: si può salvare la vita di un bambino per telefono

In ultimo, ma non meno importanti, sono i dati che riguardano l’utilizzo delle IPA nella disostruzione totale delle vie aeree nel paziente cosciente nell’anno 2021: su 23 IPA suggerite (12 pazienti pediatrici e 11 adulti) in 13 casi (57%) la problematica è stata risolta prima dell’arrivo del 118 grazie alle manovre eseguite repentinamente. In 9 casi il paziente è stato trasportato in pronto soccorso e successivamente dimesso senza deficit, solo in un paziente è deceduto (>75 anni) ma in questo caso le IPA non sono partite a causa dell’agitazione e della non collaborazione da parte degli astanti. Nel 2019 è nato dunque il gruppo regionale IPA dell’Emilia Romagna. Alcuni professionisti si sono incontrati per fare un punto zero della situazione e hanno creato uno strumento da utilizzare che avesse la caratteristica principale della condivisione. Il gruppo della Romagna ha portato inoltre l’attenzione sulla parte comunicativa della somministrazione delle IPA, in collaborazione con due specialiste della comunicazione: una psicologa con esperienza in ambito dell’emergenza-urgenza e una mental coach che si occupa di PNL (Programmazione Neuro Linguistica).

Migliorare la comunicazione 118-chiamante per aiutare i pazienti: cosa è stato fatto?

L’obiettivo del corso è stato quello di creare un momento di condivisione e confronto sia interregionale che extraregionale, facendo emergere uno degli aspetti più importanti di questo percorso ovvero porre l’attenzione non solo a cosa si dice ma anche a come lo si dice. Attualmente a livello nazionale non c’è uno strumento condiviso per quanto riguarda le IPA, pertanto si sente la necessità di confrontarsi per migliorare e supportare al meglio l’utente in situazioni critiche. La volontà non è quella di produrre qualcosa di meramente tecnico, bensì di uno strumento che, con il valido supporto della ricerca scientifica, permetta agli operatori dell’emergenza-urgenza di agire secondo linee guida standardizzate ma calate sulla persona che in quel momento è coinvolta, attraverso un valido supporto che si avvale di una comunicazione efficace e che permetta di veicolare informazioni e istruzioni per quanto possibile chiare e dirette.

Gli argomenti delle IPA: situazioni critiche in cui serve impegno immediato

Le IPA sono dunque delle attività ben precise che vengono somministrate dagli infermieri di Centrale Operativa agli utenti che si avvalgono del servizio del 118 in tutti quei casi in cui si ravvisa una criticità clinica, nell’attesa dell’arrivo dei mezzi di soccorso avanzato sul luogo dell’evento. Si tratta nello specifico dell’arresto cardio-circolatorio nell’adulto e nel bambino, delle crisi epilettiche, delle ustioni, della gestione del parto, dell’epistassi, della disostruzione delle vie aeree . Questi sono solo alcuni macroargomenti dove l’intervento tempestivo dell’infermiere può fare la differenza. Ovviamente ogni realtà può avvalersi di istruzioni confacenti al proprio territorio e al proprio tipo di utenza. Non è questo il caso di entrare nello specifico per spiegare come avviene una chiamata al 118 nè per indicare le varie fasi dell’attivazione dei soccorsi. Ma qui è fondamentale mettere in chiaro cosa avviene nel “frattempo”. Ci sono alcune circostanze in cui il tempo può salvare la vita a una persona e dietro a quel tempo ci sono delle mani che possono “fare qualcosa” attraverso una guida esperta. Le istruzioni pre-arrivo sostengono l’infermiere di centrale nel fornire questa guida in modo chiaro e cercando di limitare il più possibile il coinvolgimento emotivo degli attori in scena.

Come è nato il progetto in Emilia-Romagna?

Nato dunque da un’esigenza di miglioramento, il confronto tra le varie figure coinvolte in questo percorso ha contribuito alla costruzione di questo corso, che è stato strutturato in modo da essere fruibile in tempi brevi. Le tematiche non sono state affrontate in quel modo approfondito che avrebbero meritato, ma è stato un primo passo per iniziare a parlarne e a confrontarci. Il gruppo della Romagna ha valutato di includere nel progetto sia alcuni infermieri con esperienza in ambito della Centrale Operativa e dell’emergenza territoriale che sono inoltre istruttori IRC, sia un neoinserito e un’infermiera esperta che proveniva da un’altra realtà proprio al fine di aumentare il confronto. Nella prima giornata sono stati coinvolti gli infermieri della Centrale Operativa di Ravenna, di Bologna e di Parma per potere condividere e dare rilevanza a questa esperienza a livello regionale. Attraverso la visione dei dati raccolti, del supporto della psicologa nell’affrontare le tematiche più difficili, dell’aiuto di una esperta nella PNL e infine della realizzazione di diversi scenari che hanno visto gli stessi infermiri mettersi in gioco attraverso il role playing, l’obiettivo del corso è stato raggiunto. Infatti ci  si è potuti confrontare, supportare e scambiare nuove idee sempre nell’ottica di un miglioramento nella presa in carico del paziente critico fino all’arrivo nella struttura ospedaliera.

La formazione operativa: come funziona?

La seconda giornata invece ha visto protagonisti gli infermieri delle Centrali Operative di alcune regioni quali Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Marche, Toscana, Umbria, Veneto e alcuni studenti del corso di Laurea in Infermieristica che sono stati autorizzati a partecipare dalle responsabili delle attività didattiche professionalizzanti, dott.ssa Valeria Cremonini e dott.ssa Sara Emiliani. C’è stata la volontà di introdurre i futuri colleghi in questo mondo magico e  poco conosciuto della Centrale Operativa dove la competenza infermieristica assume un ruolo fondamentale anche in ambito relazionale. Gli studenti hanno partecipato attivamente nell’attività di role playing, supportando i professionisti nella realizzazione delle scenette e si sono dimostrati molto attenti e interessati.

La simulazione della chiamata ha come obiettivo quello di fare sperimentare agli infermieri le emozioni derivanti dalla relazione difficile con un utente non collaborante e serve per imparare a gestirle durante e dopo la chiamata di soccorso. Inoltre consente ai partecipanti di sperimentare i bias cognitivi e ha lo scopo di rendere flessibili le loro strategie comunicative attraverso l’esperienza di scenari senza via d’uscita, in cui il partecipante sperimenta anche la frustrazione e l’impotenza, emozioni che spesso gli infermieri devono imparare a gestire. Grazie al confronto con i colleghi delle altre regioni, l’attenzione è stata posta su alcuni punti che possono essere migliorati e su un interscambio proficuo sui modi di operare nell’ottica di una standardizzazione nazionale.

Ad ogni modo si è lavorato sul rendere esplicite e più strutturate le tecniche comunicative che gli infermieri di CO utilizzano già nel loro quotidiano e che sono state apprese nel corso del tempo in modo esperienziale e più implicito. Questo serve a dare un nome alle tecniche utilizzate e quindi a ri-conoscerle e poter imparare ad impiegare quelle più funzionali con ogni singolo utente.

Sono state fornite dunque ai partecipanti competenze relazionali da adottare nell’applicazione delle IPA, in modo da favorire l’aggancio relazionale ed emotivo dell’utente per avere una somministrazione delle istruzioni maggiormente efficace. Il corso si è concluso con alcune tecniche di rilassamento, volte a gestire lo stress quotidiano e a ri-trovare un equilibrio mente-corpo.