Il 7 luglio è entrato in vigore il Decreto Ministeriale 77, che mira a rafforzare la medicina territoriale e di comunità: la riorganizzazione sarà pesante, ma… funzionerà? Quali benefici avranno i 118 e i Pronto Soccorso?
Da giorni sui quotidiani nazionali si sta cercando di capire come funzionerà la riorganizzazione imposta dallo Stato alle Regioni del sistema di assistenza territoriale. L’impianto – articolato e complesso – coinvolge case di comunità, ospedali, e tutto il personale sanitario medico e infermieristico. Si parla da settimane della reperibilità, che dovrebbe essere garantita 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno. Non stiamo parlando solo dei medici di medicina generale, i medici di base: anche gli infermieri e gli specialisti, che saranno coinvolti nei centro delocalizzati sul territorio, avranno gli stessi impegni.
Medici e infermieri sempre reperibili: ma sul serio?
La sintesi del DM77 è stata sempre forzata con titoli forti, come “medici e infermieri sempre disponibili”. Senza però sottolineare che è già così per moltissimi professionisti. Basti andare a vedere le turnazioni di un normale Pronto Soccorso in Italia, dove i dipendenti accumulano migliaia di ore di straordinario che – alla fine dell’anno – sono generalmente compensate per evitare extra-budget e violazioni palesi delle norme sulla sicurezza dei lavoratori. Con questa riforma però la situazione per il 118 e per il Pronto Soccorso potrebbe diventare ancora più critica. Dotare il territorio di un maggior numero di servizi programmati, o ambulatoriali con sistemi da “punto bianco”, sguarnirebbe ancora di più i PS e le ambulanze di professionisti formati ed efficienti. Non stiamo parlando solo di centri localizzati di medici di famiglia sempre disponibili. Nelle future case della salute ipotizzate dal Ministero della Salute ci dovranno essere anche infermieri, psicologi, pediatri, ostetrici e assistenti sociali, tecnici fisioterapisti, specializzandi di vario tipo ed ecografisti. Personale che possa effettuare localmente e immediatamente la gestione di un problema di salute acuto o cronico in loco e senza attesa. Ma non è finita qui: Il decreto prevede a chiare lettere che la casa della salute sia attrezzata per permettere di raggiungere l’ospedale più vicino, così da garantire a tutti gli effetti continuità assistenziale
In altre parole: in ogni punto di comunità ci sarà un’ambulanza
La parcellizzazione dei sistemi di cura – in barba ai programmi hub&spoke – prevede anche piccoli ospedali con posti letto limitati, strutture capaci di erogare assistenza domiciliare anche attraverso soluzioni di telemedicina avanzata, una interfaccia con gli ospizi per la gestione delle patologie croniche, e molte altre attività che dreneranno professionisti capaci e formati dal sistema più stressante (il Pronto Soccorso) verso soluzioni lavorative più gestibili. Il sistema non è un’idea balzana che non vedrà mai applicazione. Il Ministero ha vincolato tramite il Fondo Sanitario Nazionale l’attuazione del piano nelle varie Regioni. Chi non si adeguerà alla riforma perderà fino al 3% del budget disponibile: una mazzata.
Poliambulatori pubblici o Pronto Soccorso delocalizzati?
Mancando gran parte degli strumenti attuativi di questo decreto (ed essendo caduto il Governo) è possibile che tutto quanto è stato scritto diventi un sogno del Ministro Speranza. Inoltre, non essendoci alcun obbligo da parte dei Medici di Famiglia nel confluire in una rete con questi punti salute, è possibile che manchi gran parte del personale di partenza: i medici di base. Cosa potrebbero diventare allora questi centri, se saranno seguite le linee guida. Le possibilità sono due: o diventeranno dei piccoli poliambulatori pubblici sulla scia delle case della salute emiliano-romagnole, oppure diventeranno dei mini Pronto Soccorso/Guardie mediche attive, che inizieranno a occuparsi seriamente dei codici bianchi e verdi, evitando ai cittadini di rivolgersi (come accade sempre più spesso) ai Pronto Soccorso. Ma in questo secondo caso, è necessario assumere un maggior numero di infermieri e di medici per coprire le esigenze.
La vera novità: il 116117
Quella che potrebbe essere una vera, enorme novità per il mondo dell’emergenza e della continuità assistenziale è il NEA per le cure mediche non urgenti, che sarà il numero unico 116117. Chiamando questo numero che sarà disponibile 24 ore al giorno 7 giorni su 7 si potranno prenotare e ottenere cure mediche non urgenti e per ottenere i trasporti sanitari secondari. Tutto quello che non è urgenza, diventerà gestione di questo numero unico, in tutta Italia. Ci sono già sperimentazioni attive in varie parti del paese. E’ da capire come sarà declinato questo servizio in tutte le sue parti. Oggi è attivo in Lombardia e in parte del Piemonte. Sta funzionando come “costola” del NUE112 e permette di dare una risposta operativa per prestazioni di guardia medica.
Pubblicato il decreto, trovato l’inganno
In molti oggi stanno discutendo sull’importanza di questo decreto ministeriale. Tantissimi ne hanno criticato i contenuti, per quanto in senso lato siano concordi con la direzione intrapresa. Il fatto però è che i Decreti Ministeriali – sulla base delle fonti di diritto italiane – sono provvedimenti secondari. Mentre i Decreti Legge possono essere pubblicati senza approvazione preventiva del Parlamento, ma entro 60 giorni dall’entrata in vigore devono essere confermati da una votazione, i Decreti Ministeriali possono essere pubblicati come atti di indirizzo senza che vengano discussi o votati in aula. Devono però subire il vaglio della Corte dei Conti, dove i DM devono essere registrati. Di fatto, un DM ha un suo valore molto forte, ma non viene applicato se non dopo la definizione di un atto amministrativo, ovvero una circolare ministeriale. Sono le circolari (o i Decreti del Presidente della Repubblica) che danno istruzioni agli enti e alle amministrazioni di livello inferiore. Quindi, senza una disciplina delle attività degli organi amministrativi che dipendono dal Ministero della Sanità, tutto questo rimarrà una bella proposta – con tanti difetti – me che non vedrà una reale ricaduta sul territorio. Ma per sapere tutto questo bisognerà attendere il 26 di settembre.