La riduzione degli infortuni nel soccorritore passa attraverso una formazione continua sui presidi e sulle tecniche per ridurre al massimo il peso gravante sul rachide cervicale e sul sistema muscolo-scheletrico. Ne ha parlato al CEU2023 Cosimo Savelli.

Citando un vecchio spot dedicato ad un’auto di lusso, potremmo iniziare questo articolo dicendo: “Ambulanza, terra di lombosciatalgie”. I disordini fisici correlati ad un lavoro fisico eccessivo riguardano infatti l’apparato muscolo scheletrico, con particolare evidenza di dolori cervicali, dolori articolari o lombosciatalgie. Senza arrivare ai casi limite, come le rotture dei tendini distali nei caricamenti di barelle troppo pesanti, bisogna parlare del fatto che oggi gli infortuni muscoloscheletrici sono 13 volte più alti negli operatori di emergenza territoriale che in quelli del personale intraospedaliero.

Ridurre gli infortuni: una strategia verso lo zero è possibile

A parlare di questo tema durante il Congresso di Emergenza Urgenza 2023 è stato Cosimo Savelli, infermiere fiorentino che ha vissuto anche all’estero per alcune esperienze di formazione. I fattori di rischio che aumentano le probabilità di farsi male sono tre: i rischi fisici, i fattori sociopsicologici, e le predisposizioni individuali. La forma fisica dell’operatore di emergenza, l’obesità, l’affaticamento pregresso, le patologie note, l’età e il sesso del soccorritore incidono sulla sua propensione all’infortunio. Aumentano questo rischio i fattori di stress, l’elevato numero di servizi svolti, la presenza di scenari caotici e gli stati emotivo correlati, come l’insoddisfazione lavorativa. Ma soprattutto, le cause finali scatenanti, sono spesso posizioni di lavoro innaturali, carichi sollevati oltre la soglia, la compresenza di diverse manovre come l’esecuzione di RCP prima della movimentazione, o la costrizione nel dover trasportare il paziente in un’area confinata. Non ultima, va considerato il rischio di cadute intrinseco nello spostare un paziente.

Dal target al vano ambulanza: Un percorso, tanti dispositivi

Quando si parla di questi infortuni si fa riferimento spesso alla barella autocaricante. Si, è vero: questo è l’ultimo dispositivo che permette di caricare il paziente in ambulanza. Ma non è quasi mai il primo dispositivo su cui il paziente viene movimentato. La tavola spinale, il sistema di immobilizzazione, il materasso a depressione, la sedia scendiscale: il (mai tanto vituperato) telo portaferiti: spesso già lo spostare il paziente su questi dispositivi causa affaticamenti. Poi c’è l’ultimo passaggio. Il caricamento sulla barella autocaricante non motorizzata, la barella più diffusa in Italia. È questo il dispositivo che impone uno sforzo fisico spesso eccessivo all’operatore. Il peso del paziente, la pendenza del terreno, l’altezza dell’ambulanza, le posizioni innaturali di caricamento posso indurre maggiori rischi fisici. Sono diversi gli studi che ne parlano, l’ultimo dei quali è un lavoro americano (Paramedic’s working strategie while loading a stretcher into an ambulance).

Ridurre gli infortuni: il caso dell’Austin Travis Country EMS.

Come sottolinea Savelli nella sua presentazione, i casi in letteratura sono scarsi ma il numero degli infortuni correlati all’uso di barelle scende quando si passa da una barella tradizionale ad una barella elettrica motorizzata. Ad Austin fra il 1999 e il 2006 ci sono stati 1275 infortuni. Fra il 2006 e il 2008 ce ne sono stati solo 203, nonostante l’incremento del personale e dei turni effettuati dal servizio EMS di quella regione.

In attesa di passare al futuro, quali accorgimenti prendere?

Non è un caso quindi che quasi tutte le realtà di soccorso che hanno dipendenti ha scelto di installare sedie motorizzate e barelle elettriche sulle proprie ambulanze. In alternativa bisogna tenere presenti alcuni punti:

  • Manovrare sempre la barella con almeno due operatori
  • Posizionare correttamente il paziente sulla barella e fare attenzione all’equipaggiamento, al suo peso e alla sua posizione nel momento del caricamento
  • Adottare presidi che si caricano facilmente e con una gestione del peso facile, che garantisca movimenti naturali
  • Fare tanta formazione sul sollevamento corretto dei carichi da parte dei soccorritori, per ridurre gli sforzi sulla colonna vertebrale.

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