Il mondo del soccorso sanitario in ambiente impervio è assolutamente specifico e con problematiche di grande importanza da risolvere, che lo rendono differente rispetto al mondo del 118. Ecco perché la SNAMED organizza da tre anni il SAI, soccorso in ambiente impervio. Un momento di formazione unico per chi vuole operare in aree remote o complesse.

Essere soccorritore sanitario nel Soccorso Alpino è una sfida che ogni giorno viene affrontata con passione da tanti operatori dell’emergenza. Che sia per passione o per impegno diretto tramite i servizi HEMS italiani, centinaia di medici e infermieri si ritrovano a operare in ambienti complessi. I problemi da affrontare sono molteplici: temperature estreme, distanze di movimentazione paziente superiori alle due ore, terreno impervio o parete di roccia, forra, grotte o ambiente speleo e così via. Il CNSAS ha competenza di intervento su scenari che vanno molto fuori dall’area di competenza del sanitario classico, che deve sempre operare in un ambiente in sicurezza. Ecco perché i corsi della SNAMED, la Scuola Nazionale Medica del Soccorso Alpino, stanno riscuotendo così tanto successo. “La presenza dei sanitari del soccorso alpino in aree remote – spiega la dottoressa Simona Berteletti, responsabile scientifico del corso SAI – è una presenza silenziosa, che spesso passa inosservata. Il ruolo di medici e infermieri nel CNSAS però è fondamentale. Alla fine a soccorrere quelle persone ci vanno i tecnici insieme a queste figure sanitarie, quando non c’è altro modo per raggiungere gli ambienti remoti”.

Un corso per capire la medicina degli ambienti impervi

Il Corso SAI è alla terza edizione e dopo Piemonte e Umbria tocca alla Lombardia ospitarlo. Si tratta di un evento itinerante proprio per seguire la natura del CNSAS e delle sue postazioni, da sempre in aree splendide del nostro paese ma difficilmente raggiungibili. La scelta di Bormio ricade in un’ottica di maggiore accoglienza per i partecipanti, ma soprattutto nell’ottica di aumentare la partecipazione e il coinvolgimenti dei sanitari: “Il SAI – continua Berteletti – è anche un modo per far conoscere il nostro lavoro. In futuro vorremmo arrivare ad  essere riconosciuti nel sistema di emergenza, perché per il bene del paziente è necessario capire e normare il modo in cui si può arrivare dove non arriva nessun altro nel migliore dei modi. Dobbiamo avere la possibilità di fare il meglio per le persone che andiamo a soccorrere. Il SAI punta proprio a fare questo tipo di formazione”. “Abbiamo tantissimi iscritti, è un’edizione fantastica. Questo significa che il modello riscuote successo e vedo tanti sanitari curiosi, che si avvicinano al Soccorso Alpino e capiscono come funzionano determinate procedure. E’ bello vedere i volti stupiti di chi si rende conto delle difficoltà che andiamo ad affrontare, dal semplice portare a spalla una barella per ore, alla tecnologia che dobbiamo utilizzare per le nostre attività.

Partecipa al SAI 2023

Vedere e apprendere le tecniche di soccorso più importanti degli ambienti impervi è uno dei modi migliori per incrementare la propria capacità operativa in condizioni normali. Ecco perché partecipare al SAI2023 è davvero utile per qualsiasi medico, infermiere o soccorritore del sistema di soccorso. Grazie all’impegno della SNAMED (la Scuola Nazionale Medica per l’emergenza ad alto rischio nel territorio montano, parte del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico) il SAI è alla sua terza edizione post-covid e – dopo Piemonte e Umbria, tocca alla Lombardia ospitare questo evento. Sarà infatti Bormio ad ospitare la tre giorni di training e workshop dedicati alla medicina degli ambienti impervi e remoti. Per iscriversi al corso è necessario accedere al sito della Fondazione Alessandro Volta – che cura la parte organizzativa – tramite il link qui a fianco. L’iscrizione è agevolata per gli iscritti al CNSAS. Per iscriverti clicca qui

 

Il Programma del SAI2023