Si chiamano CAU e sono centri di assistenza sanitaria per le urgenze non gravi: l’Emilia-Romagna li sperimenterà nei prossimi mesi per mettere nelle mani dei medici di medicina generale i codici bianchi e verdi. E’ la strada giusta?

Con un modello inedito l’Emilia-Romagna prova a risolvere la crisi senza precedenti del sistema di soccorso pre-ospedaliero e dei Pronto Soccorso. L’assessore alla salute regionale ha infatti sottoscritto un accordo con la FIMMG per creare i CAU, i centri di assistenza medica per le urgenze. Si tratta di uno spazio contiguo ai Pronto Soccorso – nei fatti già presente sottoforma di “punto bianco” – nel quale però non opereranno i medici di emergenza-urgenza, gli anestesisti o i MET, ma direttamente i medici di medicina generale.

I due terzi degli accessi al PS impropri saranno trattati diversamente

L’obiettivo di Donini è chiaro: “Oggi il 70% degli accessi in Pronto Soccorso è rappresentato da codici bianchi e da codici verdi. Situazioni e pazienti che non richiedono cure salva-vita né interventi tempo-dipendenti. Dobbiamo quindi porre in condizione i medici di famiglia e le ex guardie mediche di prendere in carico questi cittadini, anche in condizioni di urgenza”. Condizioni che – fuori da una gravità tempo dipendente – possono essere gestite da medici generali.

Nuove guardie mediche o piccoli pronto soccorso demoralizzati?

I CAU saranno strutture nuove ma che ricalcano vecchie soluzioni. L’obiettivo però è quello di non andare a distogliere risorse e personale dal sistema 118, che oggi con le ambulanze fa troppe volte un servizio di taxi sanitario per pazienti che non si muovono in autonomia verso un ambulatorio. “I CAU – spiega Donini – separano l’emergenza dalle prestazioni che non necessitano di un medico Rianimatore o di un MEU, ma hanno bisogno di un medico che sa dare risposte nel luogo giusto, nel setting giusto e con le tecnologie diagnostiche adeguate, in tempi rapidi”. In pratica, il CAU sarà la nuova casa delle guardie mediche senza il vincolo di essere guardie mediche.

Distribuire la risposta sanitaria e distribuire le competenze sul territorio

La grande novità infatti è che anche gli studi medici di grandi dimensioni potranno sperimentare nei loro ambienti i CAU. In un primo momento saranno locali attivati nei pronto soccorso più grossi, ma poi saranno diffusi nelle case di comunità, negli ospedali territoriali – che già oggi hanno questa vocazione – ma non si esclude (anzi) che gli studi di medicina generale possano, una volta associati tra loro, attuare sperimentazioni H24 o H12 notturne di servizio di prima necessità.

Sarà comunque tutto collegato, grazie al NUE112 e al 116117

I CAU però non saranno singole unità di presidio territoriale, ma avranno una logica e un controllo centralizzato e “in tempo reale”. Di fatto i CAU sono Pronto Soccorso riconvertiti o nuove strutture aperte sette giorni su sette, con l’obiettivo di arrivare a coprire le 24 ore. Le cose “comuni” ad un PS che si vedranno saranno la sala d’attesa, la strumentazione diagnostica avanzata e la struttura ambulatoriale. Ma ad essere importanti saranno le cose che non si vedono: con l’arrivo del NEA 116117 (numero unico armonizzato europeo) ci sarà un numero di telefono unico per chiamare questi Pronto Soccorso di comunità e ottenere visite e consulti rapidi. Ovviamente questi servizi saranno collegati con il 118, per una rete integrata di medici e di consulti che permetteranno lo shift – il passaggio – verso competenze sempre maggiori nei casi di necessità.