Le ultime indagini dell’ISTAT hanno rilevato che la soglia di povertà assoluta è in crescita, a causa dei costi in aumento e a causa delle condizioni di vita generali. Cosa significa, all’interno del mondo del soccorso?
In questi giorni l’Istat ha pubblicato l’indice della povertà assoluta in Italia. Un dato che dice una cosa molto semplice: quanti soldi deve portare a casa, ogni mese, una famiglia, per non considerarsi in povertà assoluta? Il calcolo di questo valore si fa in maniera differente a seconda dell’area geografica in cui si vive, e a seconda del numero di componenti del nucleo familiare che si hanno in carico. Per fare alcuni esempi: un single che abita a Milano si deve considerare in povertà assoluta se porta a casa meno di 840 euro al mese. Questo perché una persona single fra affitto, bollette, cibo e servizi di base necessari per vivere / lavorare, ha bisogno di almeno di quei soldi per vivere. Se a quella persona succede un problema (una malattia prolungata, la perdita del lavoro, o la necessità di una grande spesa come l’acquisto di un’auto) rischia di non poter più sostenere se stesso con i soldi che guadagna.
Pensiamo a una famiglia con due genitori e due bambini che fanno le elementari: in questo caso la soglia di povertà assoluta sale a 1.400 euro al mese. Questo perché i bisogni elementari per continuare a poter lavorare aumentano. E’ quindi evidente che la povertà assoluta non ha nulla a che vedere con le immagini dei profughi che vediamo ogni giorno nel deserto, ma che c’è una soglia di povertà relativa a cui fare riferimento, per la quale anche una persona con uno stipendio normale si può trovare in assoluta difficoltà in una vita che non temiamo di definire “normale”.
Un professionista sanitario deve considerarsi povero?
I dati sono tutti molto precisi e li potete ritrovare – oltre che nelle tabelle successive – anche in questa pagina dell’ISTAT. Ci interessa però fare una valutazione più stringente legata al mondo sanitario. Quali sono oggi quelle figure che possono considerarsi “povere” nel mondo del soccorso sanitario? Quali categorie hanno uno sbilanciamento nella valorizzazione delle competenze?


La povertà fra i soccorritori
Non è una immagine piacevole, ma è necessario parlare del fatto che una buona percentuale di professionisti oggi impegnati nel mondo del soccorso pre-ospedaliero non porta a casa abbastanza soldi per mantenere la propria famiglia ad un livello di media qualità. La media qualità significa potersi permettere delle vacanze, alcuni piccoli lussi, l’accumulo costante di risparmi o l’acquisto di una casa.
Le retribuzioni nell’ambito sanitario del soccorso vengono fornite da studi di AlmaLaurea e di altri istituti,ma si parla in media di 1.300 euro netti per chi ha una laurea triennale. Sono in particolare gli infermieri a ottenere questa cifra, oltre ai tecnici di radiologia. Gli assistenti sanitari invece, che hanno un percorso di studi più breve e meno impegnativo, hanno un profilo di salario medio che si colloca attorno ai 1.100 euro, così come i tecnici non specializzati.
Molto peggio va per quelle figure sanitarie tecniche e non specializzate a livello sanitario. Un soccorritore BLSD stipendiato può avere uno stipendio che va dai 1.000 ai 1.600 euro al mese, a seconda dell’impegno profuso e del livello di anzianità raggiunto. Attenzione però che in questa situazione c’è molto “nero” e molta marginalità dovuta a contratti poco cristallini (affronteremo il tema in un articolo ad hoc, più avanti).
L’autista soccorritore invece ha un dato che varia dai 1.200 ai 1.800 euro al mese, a seconda della Regione in cui è stato assunta, della tipologia di contratto e delle reali attività svolte. In ambito privato, anche per questa professione, le oscillazioni sono molto evidenti e si può scendere facilmente sotto i 1.000 euro di stipendio mensile.
L’infermiere di area critica? Competenze da riconoscere
Tornando al settore infermieristico, il riconoscimento della competenza in busta paga è ancora molto complesso e molto lontano dall’essere standardizzato. Mentre nel pubblico impiego l’infermiere con competenze di area critica e mansioni organizzative può raggiungere e superare i 2.000 euro di stipendio mensile, nel privato è molto più difficile che ciò avvenga. Quando l’inquadramento rispetto i valori nazionali previsti, l’infermiere può avere uno stipendio di base fra i 1.100 ed i 1.900 euro al mese.
Cosa fare, adesso che conosci meglio come si calcola la povertà?
Ora che abbiamo fatto un po’ di chiarezza su cosa è e come si calcola il tasso di povertà assoluta in Italia, è il momento di provare a capire se ci sono delle soluzioni a questa situazione. E’ accettabile che un professionista del settore sanitario – un ambito iper specializzato dove la competenza ha un valore importantissimo – possa avere uno stipendio medio che sta al di sotto della soglia di povertà assoluta? A breve la contrattazione centrale con ARAN dovrebbe portare ad un aumento degli stipendi per alcune professioni sanitarie. Ma non è detto che questo aumento arrivi rapidamente e sia per tutti. Per esempio, i lavoratori con contratto a chiamata o con partita IVA potrebbero continuare ad avere problemi su questo tema.