Un medico chirurgo (odontoiatra) spara a zero contro il Green Pass cercando di convincere i cittadini che per entrare in Pronto Soccorso sia obbligatorio aver fatto il vaccino. Ma non è così.
Con l’avvento del Green Pass obbligatorio per accedere ai locali pubblici, è iniziata una crociata degli anti-vaccinisti e di un certo tipo di politica contro una supposta limitazione delle libertà personale. A farla da padrone in questi giorni è il video di “BuffonateDiStato” e del dottor Flaviano Poltrone, già medico di bordo e odontoiatra. Poltrone ha una discreta serie di video virali pubblicati contro il coronavirus, per “sbugiardare” le supposte falsità propinate dai media. Ci dispiace perdere tempo per questo fact-checking (alla fine vi spieghiamo il perché) ma è fondamentale non far passare il concetto che “ci stanno rubando la sanità pubblica”.
Il Pronto Soccorso solo per chi ha il Green Pass?
Secondo questo medico dopo l’introduzione del Green Pass obbligatorio, nel triage dei Pronto Soccorso verrebbe chiesto tale documento per permettere l’accesso dei pazienti alle cure primarie che – lo ricordiamo – la Costituzione dello Stato Italiano garantisce a tutti i cittadini. L’informazione che passa in modo sottile e con l’impeto dell’indignazione che caratterizza questi video, è molto semplice: stanno curando solo le persone che hanno il Green Pass. Ma non è affatto così.
Allora cosa serve il Green Pass in ospedale?
Oggi tutti i triage ospedalieri del pianeta chiedono al paziente delle informazioni riguardo al Coronavirus. Sono informazioni chiave per evitare che il coronavirus si diffonda nei reparti non-covid, dove ci sono spesso in degenza malati fragili con diverse patologie. A volte, malati che non possono essere vaccinati e che quindi in caso di contrazione della malattia, corrono rischi di decesso più elevati. Quindi i sanitari chiedono il Green Pass o lo stato di salute del paziente per capire che percorso questo deve seguire. Negli ospedali italiani (e non solo) esiste il doppio binario. Da un lato vengono curati per tutte le patologie possibili i pazienti covid, dall’altro vengono curati i pazienti non covid.
Il discorso non vale solo per il Pronto Soccorso, ma anche per le operazioni normali. Un paziente non vaccinato che deve fare un’operazione programmata viene sottoposto a tampone, viene vestito con DPI adeguati a proteggersi dal covid, e poi viene operato normalmente. Se – infine – il paziente è in ospedale per una patologia o con sintomi correlati al COVID, ma ha già fatto il vaccino, gli viene fatto comunque per sicurezza un tampone, per decidere in che percorso di cura farlo transitare.
Ma se io sono un visitatore, devo restare fuori senza Green Pass?
Quindi le dichiarazioni del dottor Poltrone sono false, almeno per il discorso cura del paziente. Negli ospedali italiani infatti sono i visitatori che in ottemperanza al decreto legge del 23 luglio, devono avere il green pass per accedere ai reparti di degenza. L’accesso dei visitatori ai reparti è concesso ai non vaccinati solo in caso di:
- paziente accompagnato disabile con connotazione di non autosufficienza o gravità;
- paziente pediatrico fino ai 12 anni, o non autosufficiente, o disabile e minore;
Inoltre per preservare le zone ristoro che servono i sanitari, tutti i visitatori e i caregiver dei pazienti ricoverati possono accedere alle aree ristorante solo con il green pass. Per sostare nelle sale d’attesa dei pazienti in reparti non-covid, è necessario avere il green pass. Anche in sala parto, se la partoriente lo richiede, una persona senza green pass può accedere e assistere al parto, solo dopo valutazione da parte della Direzione Sanitaria.
Quando non serve il Green Pass per gli accompagnatori?
Quindi, se siamo visitatori, accompagnatori o caregiver, abbiamo l’obbligo di indossare i dispositivi di prevenzione delle vie respiratorie. Sono ovviamente esclusi i bambini al di sotto dei 6 anni di età e le persone con patologie incompatibili all’uso della mascherina. Ci viene sempre richiesto di mantenere le distanze e di effettuare una corretta igiene delle mani, oltre a produrre una autodichiarazione in cui confermiamo di non aver avuto nei 7 giorni precedenti sintomi compatibili con il il coronavirus.
Non è necessario il green pass se siamo accompagnatori di minori, accompagnatori di disabili non autosufficienti, accompagnatori di persone con necessità di mediazione culturale, ai sensi del decreto legge del luglio 2021. Ai fini del tracciamento, a tutti viene richiesta la compilazione di una autodichiarazione.
Alcuni ospedali inoltre hanno creato dei percorsi nascita per l’accesso ai reparti maternità. Insomma, il decreto legge del 23 luglio 2021 n. 105
Con le “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche” non dice affatto che per entrare in ospedale, da paziente o da visitatore, è obbligatorio il green pass per tutti. Solo il visitatore/accompagnatore di un certo tipo di paziente dovrà averlo, o in alternativa dimostrare di essere in possesso dei requisiti per accedere, ovvero:
- avere completato la vaccinazione da non oltre 9 mesi;
- avere ricevuto la prima dose da almeno 15 giorni;
- essere guarito dal COVID-19 da non più di 6 mesi;
- avere un test molecolare o antigienico NEGATIVO sulle 48 ore precedenti l’accesso;
Eh, ma prima del COVID-19 potevamo andare dappertutto!
Sicuramente ci sarà chi obietterà come prima del coronavirus le restrizioni fossero inesistenti. In realtà neanche prima del COVID-19 era possibile entrare in ospedale senza motivo, senza autorizzazione, o al di fuori di orari specifici e ben limitati. Basta fare una ricerca su Google con filtri temporali per trovare i regolamenti ospedalieri in vigore al 2019. In particolare, da sempre negli ospedali è obbligo dei visitatori mantenere principi igenico-sanitari ferrei (lavaggio mani in primis) e norme anti-assembramento, in qualsiasi reparto. Sia per il rispetto della salute dei ricoverati, che per il rispetto della privacy delle persone in cura.