L’INPS ha scritto in una circolare del 6 agosto che la quarantena da COVID non è più da considerare malattia, e quindi non sarà pagata per tutto il 2021. Che rischi si corrono a settembre? 

La notizia è passata sottotono, ma è di quelle che dovrebbero avere una grande eco in tutto il Paese per i rischi che comporta: con una circolare del 6 agosto INPS ha chiesto a tutte le sue direzioni territoriali di non considerare più la quarantena da COVID-19 come periodo di malattia, a carico dell’ente previdenziale. Niente più quarantena pagata come malattia in busta paga, quindi. L’effetto retroattivo per i lavoratori vale per tutto il 2021, per i lavoratori fragili a partire da giugno del 2021.

Cosa vuol dire “la quarantena non è malattia”?

I sindacati stanno chiedendo una risposta immediata al Governo, perché i problemi che si verrebbero a creare da questa decisione sono molteplici, e tutti con elevati fattori di rischio dal punto di vista sanitario. Prima di tutto la mancata equiparazione dei periodi trascorsi in quarantena – o nella cosiddetta sorveglianza fiduciaria – a periodi di malattia vedranno lavoratori e lavoratrici di tanti settori privi della tutela prevista nel corso del 2020, ovvero una copertura retributiva e una copertura contributiva.  Quelle persone che svolgono funzioni inconciliabili con lo smartworking (operai, dipendenti di supermercato, trasportatori, dipendenti di cooperative etc…) si troveranno meno soldi in busta paga, perché la quarantena non è più una situazione di malattia pagata dall’INPS. “Nel gioco dello scaricabarile – ha spiegato il consigliere nazionale di CISL Giovani Assi – chi ci rimette è l’impresa e il lavoratore”. Secondo la circolare dell’INPS dovranno essere le imprese a coprire il mancato riconoscimento delle prestazioni pagate durante le assenze per malattia riconosciute a chi era obbligato a restare al proprio domicilio (senza poter lavorare) dopo un contatto stretto con una persona contagiata da Covid”. 

Le aziende compenseranno con ferie e permessi?

Per il lavoratore la compensazione nei buchi delle retribuzioni potrebbe essere effettuata giocando fra ferie e permessi, ma quando ciò non fosse possibile, il rischio di uno stipendio più che dimezzato è reale: “in media i 10 giorni di assenza previsti dalla quarantena equivalgono a una cifra fra 600 e 700 euro in busta paga”. La situazione per il momento non tocca il dipendente sanitario. Per questo infatti non vale la condizione di quarantena fiduciaria, condizione da cui infermieri e medici sono stati esentati. I lavoratori di ospedali e servizi di emergenza sono sottoposti alla sorveglianza fiduciaria.

Il rischio quarta ondata: se la quarantena è a carico del dipendente, chi la farà?

Non pare essere quindi molto chiaro il rischio che si sta buttando sulle spalle del dipendente e del datore di lavoro, che a fronte di una ripresa economica e di attività lavorative a pieno ritmo si trova con una spada di Damocle davvero pesante sul capo: mettersi in ferie per tutelare il prossimo e fare una quarantena adeguata a ciò che richiedono le procedure anti-covid, oppure fare meno quarantena possibile per tornare a lavoro quanto prima e assicurare così l’introito necessario al mantenimento della propria famiglia? Il rischio di lavoratori che non rispettano la quarantena per evitare di incidere sul bilancio familiare è alto, anche se non giustificabile. Ma quale operaio in fabbrica potrà mai rispettare un periodo di quarantena per contatto con soggetto esposto dopo questa notizia? Prendiamo l’esempio di un lavoratore che nella prima parte del 2021 ha visto prendere il covid al coniuge. Con questa norma si vedrebbe annullare i 10 giorni di quarantena obbligatori. Se dopo le ferie di agosto del 2021 si trovasse in cantiere fianco a fianco con un lavoro positivo? Avrebbe un sostegno sufficiente per garantire a sé e alla sua famiglia un mese di sostentamento con l’annullamento delle indennità pagate precedentemente e 10 giorni di ulteriori ferie a debito?

Anche le quarantene dei soggetti fragili non saranno pagate dopo il 30 giugno 2021

Ad aggravare la situazione è la postilla dedicata alla quarantena dei lavoratori fragili. “Per l’anno 2021 solo per il primo semestre e limitatamente al codice evento MV7 ed MV6” si procederà alla valorizzazione dei periodi nell’estratto conto dell’assicurato. Tradotto: il lavoratore fragile con Covid-19 o in quarantena da Covid si troverà pagate le spettanze dovute fino al 30/06 ma non successivamente. Come si potranno controllare le più di 130.000 persone in isolamento domiciliare che oggi corrono il rischio di non vedersi pagata la malattia? 

Rischio conguagli onerosi entro la fine dell’anno

L’ultimo e non piccolo pericolo è che – se non saranno stanziati fondi adeguati – l’INPS provvederà a riprendersi i soldi “indebitamente” erogati entro la fine dell’anno. “l’Istituto provvede al recupero delle eventuali prestazioni di malattia indebitamente conguagliate e al conseguente aggiornamento degli estratti conto previdenziali del lavoratori interessati”. Insomma, il pasticcio sembra essere piuttosto grande e la mancanza di una soluzione legislativa nel breve termine potrebbe causare la riduzione della sicurezza per le persone che devono andare a lavorare e non possono usufruire dello smart working.