Esiste un dato reale a cui appellarsi per definire con certezza le parole “prudenza e diligenza”? Proviamo a fare una disamina delle ultime questioni penali che hanno riguardato gli autisti soccorritori, e vediamo se è possibile trovare un numero di riferimento.

Il secondo comma dell’articolo 177 del Codice della Strada si chiude con una frase che apre a un universo di interpretazioni: “Nel rispetto comunque delle regole di comune prudenza e diligenza”.

Le comuni regole di prudenza e diligenza fanno discutere da decenni gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, gli autisti soccorritori, gli avvocati e i giudici di tutti i gradi ed i livelli di giudizio possibili. La guida in emergenza è per definizione una guida celere, dove bisogna “correre” senza mettere a rischio l’incolumità altrui, ma per salvare la vita ad un essere umano che si trova in codice rosso. Ricordiamo, se ancora servisse, che solo in codice rosso è possibile derogare alle norme del codice della strada. L’ultima sentenza pubblicata dalla Corte di Cassazione che ribalta l’assoluzione di un autista soccorritore dei Vigili del Fuoco è stata letta e interpretata in decine di modalità differenti.

Quale è la regola, il valore giusto, per stabilire che l’autista soccorritore ha interpretato con prudenza e diligenza la situazione in cui stava viaggiando?

Per aiutarci in questa difficile situazione ci viene – purtroppo – in aiuto una vicenda accaduto a Ferrara nel corso del 2017. Parliamo dell’incidente fra Corso Giovecca e via Ugo Bassi, nel quale una ragazzina di 13 anni, sulla sua bicicletta, perse la vita per lo schianto contro l’ambulanza della Croce Rossa di Ferrara. L’ambulanza era in codice rosso, si stava dirigendo verso una paziente grave a sirene spiegate e lampeggianti accesi. Il semaforo pedonale era verde, dalla destra della giovane arriva l’ambulanza, e l’impatto risulta gravissimo fin da subito, per poi essere fatale dopo poche ore. La morte di Anna Fabbri creò diverse discussioni, anche perché quella fu una settimana nefasta per gli autisti soccorritori. Un caso simile avvenne infatti nella periferia di Milano pochi giorni dopo, e altri eventi nefasti per gli autisti soccorritori toccarono il trasporto in emergenza anche a Parma, dove il colpo di sonno di un autista di automedica portò all’incidente in cui perse la vita Angela Bozzia.

La conoscenza dello stato dei luoghi è un’aggravante?

Tornando però a Ferrara, possiamo parlare del primo caso in cui per accertare le responsabilità di un autista soccorritore sono state messe in campo le rilevazioni GPS dell’ambulanza. E’ stato accertato che il mezzo ha attraversato l’incrocio di via Ugo Bassi ad una velocità vicina ai 46 km/h. Grazie alle ricostruzioni effettuate durante gli incidenti probatori, le testimonianze e le rilevazioni del luogo dell’incidente, è stato stabilito quale fosse lo “stato dei luoghi” dello scenario. Erano le 12.30 circa di una giornata soleggiata, in una zona centrale di Ferrara dove circolano tantissimi pedoni e ciclisti, all’incirca nell’orario in cui le scuole medie fanno terminare le lezioni. Questo non è un fattore secondario: la conoscenza dello stato dei luoghi in cui si circola è uno degli obblighi dell’autista soccorritore, che deve saper prevedere cosa può succedere in una determinata strada. Non si tratta di preveggenza, ma di considerazione dello stato di fatto del luogo che si attraversa. Riconoscere le differenze fra una zona residenziale, una zona industriale, un centro storico, un’area balneare o una strada a grande percorrenza sono fondamentali per adeguare la velocità al contesto. A Ferrara, la considerazione dello stato di fatto dei luoghi è stata considerata un’aggravante in capo all’autista, che ha compensato l’attenuante dovuta alla improvvida condotta della vittima, che ha attraversato senza scendere dalla bicicletta.

Il caso Ferrara, un esempio da conoscere

D’altro canto bisogna inserire l’ambulanza oltre che nel contesto dell’incidente, anche in una serie temporale di eventi. Il codice rosso su cui stava intervenendo il mezzo della Croce Rossa in convenzione con il 118 ferrarese si trovava a 3 chilometri di distanza dalla postazione di partenza. Lungo il percorso, l’autista soccorritore avrebbe dovuto attraversare 8 incroci semaforici, molti dei quali con visibilità limitata. Quale sarebbe stato il tempo di intervento in caso di una riduzione di velocità adeguata ad impedire gli impatti su tutti gli 8 incroci? La velocità su un incrocio, per evitare un impatto con un pedone o un ciclista che – con imprudenza, è bene sottolinearlo – attraversa la strada senza guardare è attorno ai 15 chilometri orari. Il cosiddetto “passo d’uomo” nel quale un colpo di freni arresta in uno o due metri il mezzo. Contando il tempo di reazione di un paio di decimi di secondo, lo spazio d’arresto complessivo sarebbe di circa 4 metri. Attraversando invece l’incrocio con una velocità di 46 km/h si percorrono 13 metri in un secondo. Lo specchio di un incrocio è di circa 30 metri, e lo si attraverserebbe in 2 secondi. Con un tempo di reazione standard si percorrono già 5 metri solo per capire che bisogna frenare.

Evita “cattivi secondi” e recupera “buoni secondi”

Per capire meglio che recuperare secondi con una guida aggressiva non è una buona tattica, dobbiamo tornare all’esempio di Ferrara. A 46 km si percorrono poco meno di 13 metri al secondo, quindi lo specchio di un incrocio (circa 30 metri)  lo si attraversa in poco più di 2 secondi. Lo stesso incrocio se lo attraversiamo ai 15 km/h , ovvero circa 4 metri al secondo, lo attraversiamo in 7 secondi. Perdiamo 5 secondi a incrocio. 35 secondi in tutto. Ecco che, a questo punto, ci appare chiaro che 35 secondi non valgono la pena di rischiare un incidente, nemmeno in codice rosso. Ci sono molti più frangenti in cui è possibile per l’autista soccorritore recuperare tempo. Per esempio lo start del veicolo. Nel momento in cui avviene la richiesta di intervento, il soccorritore non è quasi mai pronto per la partenza, e il mezzo non è mai con la centralina e il GPS attaccato. Un sistema di comunicazione immediato fra frontalino e centrale, che pre-carica le istruzioni di arrivo sul target, fa risparmiare tempo nello start del soccorso. Il parcheggio del veicolo in una postazione “pronta partenza” potrebbe aiutare molto, così come l’orientare i parcheggi verso l’uscita dalla sede o dalla postazione. Infine, la possibilità di agevolazioni su determinati passaggi semaforici aiuterebbe. Attraversare un semaforo rosso ai 15 all’ora o attraversarlo con il verde, impostato dall’ambulanza con un telecomando?

Attenzione ai rischi, soccorrere è un mestiere pericoloso

Anche perché non bisogna dimenticare cosa si rischia e che danni si possono fare. Dalle storie di incidenti che hanno coinvolto gli autisti soccorritori sono sempre uscite delle condanne per omicidio stradale o per lesioni colpose. L’autista di Ferrara, per esempio, è stato condannato a un anno di reclusione con pena sospesa, un anno di sospensione della patente (pensate se quell’autista fosse un volontario soccorritore, che con la patente ci lavora durante la settimana). Infine, la cosa più importante, è che bisogna fare i conti tutti i giorni con la scomparsa di una giovane vita.