La Società scientifica HEMS Association proporrà le linee guida nazionali per tutti i servizi di elisoccorso, con la collaborazione di SIAART, AROI EMAC e SIMEU. Ecco quale direzione si vuole prendere.

E’ un anno di rinnovamento per la sanità italiana. Così come avvenuto a Riva, anche al convegno annuale della HEMS Association a Genova c’è stato un confronto schietto e preciso sui nodi fondamentali per mantenere ai massimi livelli il sistema di elisoccorso italiano, e tentare la strada di una standardizzazione a livello nazionale dei livelli di assistenza e di qualità offerta.

Grande dibattito e confronto sul tipo di medico che deve salire a bordo

Il presidente di HEMS Association Angelo Giupponi

Il nodo fondamentale della presenza e delle skills sanitarie a bordo degli elicotteri che prestano il servizio sanitario avanzato è stato preso di petto da molte delle relazioni portate nella sala convegni dell’Ospedale San Martino di Genova. “Deve nascere un documento di riferimento per la conferenza Stato-Regioni” ha spiegato il presidente della HEMS Association, Angelo Giupponi. “Ognuno di noi – che viviamo in questo settore – si deve prendere una piccola parte di questo grande libro. Perché dobbiamo scrivere un documento che sia condiviso da tutti anche se non sarà omnicomprensivo di tutto. Dobbiamo costruire il modello italiano dell’elisoccorso, perché abbiamo tante eccellenze che non possiamo continuare a raccontarci solo fra di noi, ma dobbiamo rendere punto di riferimento. Non possiamo lasciare che la deriva vada avanti”. Una deriva che non piace, soprattutto nella proposta di SIS118 di mettere i medici di medicina generale a bordo degli elicotteri per sopperire i buchi. “Come paziente – continua Giupponi – io non mi aspetto che dall’elisoccorso scenda una guardia medica. Mi aspetto che scenda un professionista ultra-specializzato. E non mi aspetto neppure che scenda un medico di emergenza territoriale con 100 ore di formazione teorica”.

Percorsi universitari più attenti all’elisoccorso e al 118

Il punto di partenza è stato condiviso dai rappresentanti di SIAARTI (Elena Bignami), SIMEU (Mario Rugna) e AAROI EMAC (Gilberto Fiore). “Il medico, durante i primari, deve garantire un servizio di rianimazione sull’elicottero” ha spigato la Dottoressa Elena Bignami, Direttore della struttura complessa di 2° Anestesia e rianimazione presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. “Certo, possiamo avere differenze di visione sulla manovra, ma se abbiamo definito l’obiettivo, ci serve solo un aspetto metodologico. Alla fine non conta solo l’obiettivo, ma l’obiettivo raggiunto nell’unità di tempo. Per avere i risultati che cerchiamo ci vogliono skills, e le skills si ottengono con la formazione, e la formazione si garantisce solo con un percorso. A mio parere, queste cose si imparano da piccoli, all’Università, nelle scuole di specializzazione”. Concorde anche la visione del medico di emergenza-urgenza Mario Rugna, rappresentante di SIMEU: “Siamo d’accordo sulla logica, anche se personalmente non farei una distinzione fra elisoccorso e automedica. Che l’unico accesso debba essere l’università è corretto, ma ragioniamo anche sulla contingenza: oggi la situazione è critica ovunque. A Firenze dovremmo essere 90 medici e siamo 60”. Un problema, quello della desertificazione, sottolineato anche da Gilberto Fiore, presidente AROOI-EMAC del Piemonte: “Non puoi prendere uno specializzando e metterlo sul territorio dove deve operare da solo. Ci vuole formazione. Il percorso può essere seguito solo dalle aziende ospedaliere, per questo chiediamo che il medico di 118 sia fra le dipendenze ospedaliere, che sia inquadrato nel CCNL, per tutela di chi lavora. Che poi sia un medico AR o MEU non è al primo posto delle problematiche: i serbatoi sono quelli e i numeri sono molto bassi. Per questo i MET possono diventare una risorsa: devono poter rientrare nei percorsi di specializzazione, affrontarli ottenendo dignità di riconoscimento economico e professionale”.

Tempi di volo per i piloti, ENAC apre le porte al confronto

Un momento del confronto sul tema aeronautico con ENAC

Dopo il difficile tema delle professioni sanitarie a bordo, la HEMS Association ha affrontato a viso aperto anche il tema del costo economico del servizio e del numero di piloti necessari per garantirlo. Responsabili delle Regioni, operatori aeronautici, piloti ed ENAC hanno avuto nel pomeriggio un meeting diretto sulla problematica del monte ore di volo che i piloti possono sostenere. Il tema delle FTL (Flight Time Limitation) è davvero importante, perché se dovessero andare in porto le modifiche viste nelle prime bozze, si rischia un pesante aumento dei costi per gli operatori italiani, a fronte di regole variegate fra le compagnie europee. Se in Francia si può volare 9 ore al giorno, in Germania 10 ore e in Svizzera 7 ore, in Italia siamo già a un blocco di 5 ore per gli equipaggi single-pilot e 8 ore per gli equipaggi dual-pilot. ENAC però ha discusso apertamente sulla logica delle nuove regole, aprendo il confronto verso tutti gli operatori: “Oggi l’elisoccorso è uno dei servizi più importanti in Italia per gli operatori dell’aviazione civile, che sta facendo volare un gran numero di elicotteri” ha spiegato il direttore regolazione operazioni di volo e personale di volo, Ing. Mario Tortorici. “Stiamo facendo una revisione delle regole approvate nel 2009, in vista dei cambi regolamentari previsti nel 2026. Ci stiamo battendo perché in Europa ci siano regole comuni, perché è inaccettabile che si abbiano orari di volo così differenti”. Al suo fianco l’ispettore di volo Massimo Di Graci, che ha chiosato: “Semplifichiamo le regole, ma non chiudiamo al confronto, anzi. Era però necessario cancellare riferimenti normativi non più applicabili e staccare la parte delle operazioni di volo dedicata all’Oil&Gas”.

Un regolamento da scrivere nel 2022, con parametri chiari e realistici

Alla fine, si esce dal meeting della HEMS Association con la possibilità di avere un tavolo di confronto con tutti gli attori normativi, sia per il livello sanitario che per il livello aeronautico. Con un punto di partenza scientifico. “Facciamo da subito una ricerca – propone il direttore generale di AREU Alberto Zoli – sulla valutazione del grado di fatica operazionale sostenibile dal pilota. Siamo aperti e disponibili a fare questa ricerca, da subito, partendo dai dati raccolti da Alberto Baratta”. Non bisogna dimenticare che a tutti sta a cuore la sicurezza dei voli HEMS, e forse il parametro unico da utilizzare per valutare questa sicurezza non può essere un orario di volo. Ma come per il lato sanitario, una tempistica e una serie di skills. Appuntamento quindi alla metà del 2022 per capire a che punto è arrivato lo sviluppo di questo tema fondamentale.

Si ringrazia per il contributo giornalistico Luca Granella e per le foto Ugo Marengo