La sfida del Soccorso Alpino è ridurre i rischi nel soccorso alle persone, migliorando i processi decisionali e la qualità della prestazione sanitaria fornita. Ecco perché le giornate di formazione della SNAMED e della SNATE sono sempre più partecipate. Ne abbiamo parlato con Simona Berteletti, direttrice scientifica del corso SAI2021 di Macugnaga.

Ci sono situazioni in cui applicare un protocollo è abbastanza agevole. L’interno di un’ambulanza, una strada cittadina, un appartamento. E situazioni in cui invece anche solo valutare il paziente è una sfida probante. Dalla cengia di una parete di roccia ad un bosco impervio e fangoso, fino alla riva scivolosa di un torrente in piena.

Il soccorso in montagna è espierenza, studio e lavoro certosino

I medici e gli infermieri del Soccorso Alpino lo sanno bene. Ecco perché la Scuola Nazionale Medica e la Scuola Tecnici del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico ha organizzato con passione la tre giorni del SAI2021, a Macugnaga, alle pendici del Monte Rosa. Lezioni frontali, workshop, e un lavoro certosino e attento su diverse tematiche come la valutazione dello scenario, l’approccio al paziente traumatizzato e a quello isotermico hanno caratterizzato un momento formativo che non è mai stato banale, né nella formazione erogata, né negli scenari organizzati per far vivere alle nuove leve che opereranno in ambiente cosa significa decidere in una situazione complessa.

Decidere non è un protocollo, è un processo più ampio

“Il progetto dei corsi SAI è stato fortemente innovato a livello di processi decisionali. Seguiamo le linee guida internazionali, ma insieme a nuovi collaboratori abbiamo arricchito i metodi che portano a certe scelte, grazie all’esperienza che viviamo ogni giorno” spiega la direttrice scientifica del SAI2021, la dottoressa Simona Berteletti. “Alcune decisioni devono variare in base all’ambiente impervio in cui ci si trova, in base alle condizioni meteo, al fatto che ci sia un trasporto lungo o ad altre condizioni. Può anche capitare che le stesse manovre che si possono fare in ambulanza non si possano fare in ambiente”.

Applicare le linee guida in situazioni complesse

Partendo da linee guida comuni, in ambiente ostile le decisioni cambiano radicalmente. E’ grazie al frutto dell’esperienza che si migliora l’approccio all’intervento. Anche per questo motivo, le giornate del #SAI2021 non sono state solo studio. Workshop operativi, scenari realistici su ambienti impervi hanno permesso di riflettere le condizioni in cui si trova a operare l’equipe sanitaria con l’equipe tecnica.

Imparare a gestire il paziente in contesto impervio

“Bisogna sperimentare le difficoltà, le problematiche nella gestione del paziente, nella immobilizzazione, nella stabilizzazione anche in ambienti limitatamente impervi – ha continuato Berteletti – perché gli allievi testano i problemi che si vivono quando si è scomodi, in una falesia, attaccati a una corda, in condizioni dove oltre alla difficoltà di valutare il paziente c’è la difficoltà di restare in piedi, stabili. E poi c’è tutta la preziosa capacità a imparare nel gestire il paziente in contesto impervio, di gestire chi è al suo fianco, di lavorare in team, e di lavorare -soprattutto- in sicurezza”.