Le società scientifiche SIEMS e SIIET hanno tracciato una mappa del 118 nelle varie provincie italiane, che hanno sistemi diametralmente opposti. I risultati nel documento che pubblichiamo in questo articolo
Si è conclusa, ed è stata inviata al Ministro della salute Roberto Speranza e ai vertici delle Istituzioni sanitarie italiane, la prima edizione dell’indagine SIEMS (Società Italiana Emergenza Sanitaria) e SIIET (Società Italiana Infermieri Emergenza Territoriale) sul sistema di Emergenza Sanitaria pre-ospedaliera. Il documento conferma la necessità di una riforma che uniformi il 112/118 e la sua efficacia in ogni angolo d’Italia.
Cosa dicono i dati raccolti nella survey sul 118
L’analisi di tutti i dati raccolti a livello provinciale rileva infatti le significative difformità di tipo organizzativo, gestionale e operativo tra le diverse realtà, anche tra province della stessa regione, a partire dalla diversità dei mezzi di soccorso utilizzati fino ai protocolli applicati in emergenza.

Quali realtà utilizzano i protocolli infermieristici nel 118? La fotografia è chiara.
Infermieri senza protocolli in più della metà delle provincie italiane
Viene evidenziato che in ben 74 province non esistono protocolli che prevedono la somministrazione di farmaci o procedure salvavita. La survey fa inoltre emergere con ancora più chiarezza quanto sia difforme il sistema da zona a zona. Gli infermieri e i medici impiegati differiscono per estrazione, formazione ed esperienza operativa nel sistema di soccorso pre-ospedaliero.

Che esperienza e che formazione serve per lavorare nel 118?
Lavorare nel 118? Non serve né formazione, né esperienza in quasi la metà delle provincie
Solo il 53,6% delle realtà intervistate, ad esempio, prevede requisiti di ingresso in cui è richiesta sia l’esperienza in area critica che un percorso formativo per la gestione delle emergenze. In molte altre realtà sono richiesti solo requisiti formativi (19%), oppure di esperienze pregresse (13,6%). Nel 12% dei casi non è richiesto alcun requisito specifico, per accedere al servizio sui mezzi di soccorso avanzato.

Nella foto sono rappresentate le varie organizzazioni delle centrali operative 112/118 in Italia. Al nord prevale la composizione mista medico-infermiere-tecnico. Al sud prevale la configurazione con soli infermieri e medici.
Si può lavorare in automedica senza alcuna esperienza di area critica?
Parlando di mezzi di soccorso avanzato, che devono effettuare interventi su codici gialli e rossi, la formazione è fondamentale. In alcune realtà del 118 italiano si ritiene adeguato che la formazione possa essere effettuata in itinere e l’esperienza acquisita “sul campo”, senza considerare che ciò espone a gravi rischi le persone soccorse, ma anche gli operatori e le organizzazioni stesse.
Nessun inquadramento chiaro per soccorritori e autisti soccorritori
La formazione dovrebbe essere il punto di partenza per tutti gli operatori del 118. E dovrebbe procedere di pari passo con un inquadramento della figura di soccorritore e di autista soccorritore. Sui mezzi di base e sulla quasi totalità dei mezzi di soccorso avanzato sono presenti soccorritori e autisti soccorritori ma la loro figura, così ampiamente rappresentata nel sistema di soccorso pre ospedaliero su tutto in territorio nazionale, attende ancora di essere riconosciuta a livello normativo attraverso un atto che ne definisca ruolo, competenze e percorsi formativi omogenei e validi sull’intero territorio italiano.

Il numero dei mezzi di soccorso in Italia, divisi per tipologia e macro-area
Rilanciare la carta di Riva, il prima possibile
“La ricerca mostra chiaramente –affermano Mario Costa e Roberto Romano, rispettivamente presidenti SIEMS e SIIET – come non siano più differibili una riorganizzazione omogenea delle risorse e un coordinamento centrale, ad oggi totalmente assente, di un sistema che è riuscito a reggere l’onda d’urto dell’emergenza Covid-19 grazie al fortissimo senso di responsabilità di tutto il personale coinvolto ma che ha mostrato la sua debolezza proprio nell’assenza di una regia” E sulla survey “Lavoreremo per poter rilanciare l’indagine con il focus sui costi del sistema, sui tempi di intervento e soprattutto sull’esito delle cure prestate ai cittadini”.

Dove sono più usati i medici anestesisti rianimatori? Dove i medici MEU? Dove i MET?