La Golden Hour, la guida dell’ambulanza, la morte: che ruolo ha il trasporto del paziente all’interno del codice rosso?

Non sai mai se una volta giunto all’incrocio le auto ti daranno realmente la precedenza. Le sirene martellano le orecchie, sia fuori che dentro l’abitacolo, eppure nonostante tutto sembrano sempre poco potenti e il dubbio ti assale: ci sentiranno lì fuori, avranno capito che stiamo arrivando?

Ci lasceranno passare?

Quanta responsabilità sulle nostre spalle, tutto l’equipaggio ne è consapevole ma nessuno mai pensa che l’irreparabile possa accadere o accadergli proprio quel giorno. A volte è veramente questione di pochi centimetri. Una portiera aperta all’improvviso da un’auto parcheggiata, una bicicletta che ti gira davanti senza nessun preavviso, un monopattino che ti sbuca sulla strada dopo essere sceso dal marciapiede, un pedone distratto che si incammina attraversandoti quasi davanti al cofano, autoveicoli che ti frenano davanti di colpo o peggio ancora fanno inversione di marcia in luoghi impossibili.

Non parliamo poi delle condizioni delle strade…

Buche, tombini, le radici degli alberi che sollevano l’asfalto, semafori spenti, illuminazione pubblica quasi inesistente o assai scarsa, cordoli stradali resi invisibili dall’incuria nelle manutenzioni o dalla vegetazione mai ripulita, senza calcolare che talvolta il manto stradale, finisce spiovente in un canale di scolo laterale talmente profondo e senza barriere che se ci finisci dentro

Ma tu sei lì, a bordo, e il tempo è assai prezioso.

La chiamano infatti Golden Hour e se non sapete cos’è non potete capire quanto talvolta siano ristretti i tempi di intervento in Emergenza. Fu il dottor R. Adams Cowley a promuovere questo termine o concetto. Egli asseriva quanto segue:

Nel caso di un trauma fisico severo, specialmente se vi è emorragia interna, è richiesto l’intervento di un chirurgo. Complicazioni quali lo shock si possono verificare se il paziente non è gestito in modo appropriato e con rapidità.  Perciò il trasporto di un paziente traumatizzato verso un centro specialistico nel più breve tempo possibile è una priorità, e l’invio verso un ospedale dotato di trauma center, per il trattamento definitivo, è assai spesso risolutivo.

Poiché alcune lesioni possono portare il paziente traumatizzato ad un rapido deterioramento delle funzioni vitali, l’intervallo di tempo tra la lesione ed il trattamento dovrebbe essere idealmente ridotto al minimo indispensabile; con il miglioramento delle conoscenze mediche questo intervallo di tempo è stato stabilito in non più di 60 minuti, trascorso il quale si presume che il tasso di sopravvivenza per i pazienti traumatici diminuisca drammaticamente.

Ma attenzione!

Il tempo di 60 minuti è totale: dalla chiamata di soccorso all’invio del mezzo in emergenza, all’arrivo sul posto dell’evento e trattamento primario del paziente, alla ripartenza dal luogo fino all’arrivo in ospedale e susseguente presa in carico del trasportato da parte dall’equipe medica. Capite benissimo che gran parte del tempo è già volato via quando si arriva in sala operatoria.

Ecco perché bisogna agire subito

Solitamente (ma questi dati possono variare per un’infinità di fattori) l’ambulanza dalla sua attivazione in codice rosso all’arrivo sul posto, a sua disposizione ha circa 8/10 minuti per percorrere il tragitto. Quindi tutto avviene in tempi realmente così ristretti all’interno del mezzo di soccorso, che quasi non si ha la possibilità di rendersene conto. L’autista cerca di prevedere cosa può accadergli davanti in ogni momento. Chi gli sta a fianco vive con trepidazione e quasi angoscia quelle “gincane” obbligate nel traffico cittadino. Il collega nel vano sanitario, oltre ad allacciarsi le cinture di sicurezza e puntarsi con i piedi, è impegnato o impegnata a sperare che vada tutto bene, ma soprattutto gran parte delle volte sopporta per non vomitare. All’andata, dietro si viene shakerati come un drink solo che lo stomaco prende il posto dello shaker.

Ma non sempre tutto va bene durante gli interventi…

E’ in quei momenti che senti “l’oscura signora” passarti accanto, ti osserva silenziosa per capire se è giunta la tua ora. Fortunatamente quasi sempre il nostro Angelo Custode è al nostro fianco e la allontana poiché il tempo per molti di noi non è giunto ancora. Certo che conosciamo la morte. Abbiamo imparato a rispettarla e spesso capita che viene a cercare proprio noi. Ecco perché bisogna esorcizzarla ridendoci su, se le dai troppa corda se ne accorge, e allora sì che diventano problemi seri.