La nuova presidente dell’Italian Resuscitation Council traccia le linee su cui lavorerà la società scientifica: “Diffondere le pratiche RCP ancora di più è possibile”

Per la prima volta la presidente della Italian Resuscitation Council è una specialista infermieristica. Dirigente delle professioni sanitari presso l’Istituto Pediatrico Gaslini di Genova, Scelsi è già Presidente della ASIQUAS (Associazione Italiana per la Qualità della Assistenza Sanitaria e Sociale) e soprattutto presidente della ANIARTI, la società scientifica degli infermieri di area critica. Proprio per questo motivo l’attenzione sull’operatività e sulla pratica del BLSD è al centro del pensiero di Scelsi: “Lavoro pensando che le cose possano cambiare in meglio, e questa nuova sfida è davvero importante”.

Formazione, applicazione, miglioramento: le regole del BLSD

Scelsi, romana che da sei anni è a Genova, presso il policlinico Gaslini (uno dei centri pediatrici più grandi d’Europa) ha ben chiara la situazione operativa che bisogna affrontare quando avviene un arresto cardiaco: “Come IRC abbiamo sempre perseguito due linee direttive: l’informazione e la formazione sul cittadino, il cosiddetto laico. Abbiamo sempre avuto particolare cura per questo mondo. Abbiamo creato manuali per la BLSD su adulti e pazienti pediatrici. Ma soprattutto abbiamo trasformato ciò che dice la medicina in progetti di legge. Abbiamo seguito l’articolazione del percorso legislativo sulla formazione degli studenti, la legge sull’insegnamento RCP nelle scuole, e stiamo lavorando sull’educazione nelle attività pre-scolari, sia con i bambini più piccoli che con bambini delle elementari, delle medie e delle superiori.

Più istruzione nelle scuole e reti DAE più connesse

“Per quanto riguarda il mondo laico – spiega Scelsi –  abbiamo sostenuto e contribuito con forza alla legge 106 sulla presenza dei defibrillatori e sulla necessità di intervento anche da parte di chi non ha un certificato BLSD. Chiunque può fare un massaggio cardiaco e applicare un DAE, questo aumenta la disponibilità di trattamento, con una tutela verso chi è sul posto. Non esistono più remore per problemi di carattere penale per chi non sa fare la rianimazione. Perché la rianimazione deve essere fatta, ma le persone devono sentirsi tranquille nel seguire liberamente le indicazioni degli operatori di centrale. Una dei progetti più importanti è creare un sistema che salvi le vite, collegato con il 118, e che garantisca di dare aiuto con le istruzioni pre arrivo, qualsiasi cittadino sia sul posto. In questo ci aiuta la tecnologia. App, videochiamate, connessioni e innovazioni consentono alla centrale di vedere cosa accade. Diffondendo questa tecnologia confidiamo di creare un sistema che salvi le vite e aiuti migliorare la sopravvivenza. Sono già in atto sperimentazioni che aiutano a incrementare la sopravvivenza nell’arresto cardiaco extra ospedaliero. Inoltre stiamo lavorando molto sul problema Covid-19. Abbiamo modificato il protocollo per il personale laico e sanitario, facendo in modo che si possa intervenire anche in casi in cui la vittima sia sconosciuta. Abbiamo messo tutto il sapere a disposizione della comunità, per lavorare con enti e istituzioni, promulgare leggi che aiutino a diffondere la cultura della rianimazione cardio polmonare. Ci crediamo con forza: salvare vite non è una questione di competenze del singolo, è un sistema culturale, un approccio dove si fa qualcosa e non si sta a guardare”. 

Tecnologia e nuove skills per un ACLS di alto livello, dappertutto

“Per i sanitari invece – conclude la neo presidente IRC – lavoriamo su quei settori dove c’è avanzamento tecnologico. Vogliamo mettere in condizione il personale sanitario di lavorare meglio, sia negli hub che negli spoke. Oggi possiamo osservare la scena, geolocalizzare, istruire le persone, attivarci prima sul paziente. Ma dobbiamo garantire anche protocolli di rianimazione sempre più avanzati e tecnologici. Deve essere possibile una ecografia sul target, la ECMO extra-ospedaliera, il REBOA.  Da questo punto di vista lavoriamo su protocolli sanitari a ricerche scientifiche che ci aiutino a lavorare con tempestività ed equipe specializzate, cercando di garantire le migliori azioni nella rianimazione, il prima possibile. Siamo il Council che ha lavorato di più per incentivare i sistemi ALS ed ECLS/ECMO. Stiamo facendo partire nuovi corsi, su nuovi protocolli. Abbiamo lavorato nella rianimazione sul trauma, con il REBOA. Sono tutte tecniche particolari, che richiedono formazione avanzata. Pensando al REBOA, averlo sul territorio è sicuramente difficilissimo, ma non impossibile. Lo implementiamo sicuramente in PS, studiando protocolli per tutti i centri, affinché anche quando non c’è una centralizzazione hub, ma su ospedale periferico, sia possibile avere anche in loco personale con formazione specifica e skills adeguate. E abbiamo scelto una strada che applica la simulazione di medio livello, proprio perché vogliamo che tutto il personale possa esercitarsi e fare formazione adatta alla propria realtà. Non c’è solo il protocollo clinico formalizzato, che è oggetto di studi internazionali. C’è soprattutto il personale da formare, che deve essere in grado di poter affrontare arresti complessi, lavorando con un team che conosce il problema e lo affrontare per risolverlo. I nostri percorsi di simulazione a media fedeltà sono creati proprio con questo obiettivo.

Un futuro che batte forte

L’Italian Resuscitation Council quindi guarda al futuro con entusiasmo, voglia di crescere e impegno nel campo della cardioprotezione e della lotta agli arresti cardiocircolatori sul territorio. Il cambiamento che è iniziato con tanto impegno e sacrificio, grazie ad una legge proposta al parlamento nel 2019 e giunta ad approvazione nel 2021, segna il punto fondamentale di un nuovo sistema per salvare vite. Su questo sistema si incerniera un lavoro forte per diffondere le competenze ALS per i sanitari, affinché tutti, centrali operative, sistemi di emergenza e 118, possano operare all’interno di una catena estremamente compatta. Il nostro augurio? Che si possa parlare presto con IRC all’interno dei webinar di Rescue Press di case reali, di situazioni risolte e di gestione del paziente in arresto. Perché diffondendo le esperienze, si attiva la curiosità e la voglia di migliorarsi dei professionisti del soccorso.