La situazione è critica per molte realtà produttive: mancano furgoni per allestire i mezzi di soccorso. Il rischio è di dover svolgere i servizi con mezzi vecchi, senza rispettare i migliori standard imposti da ALS e dalle normative. Rischi anche per la catena dei fornitori.


Il blocco della produzione dei veicoli commerciali nel centro SEVEL di Atessa ha messo in fibrillazione gli allestitori di veicoli commerciali. La mancanza di componenti elettronici ha spezzato la catena di produzione di Fiat, Citroen, Peugeot, che è rimasta ferma per qualche giorno. Le società confermano che la produzione è ripresa, ma sembra estremamente difficile riuscire a soddisfare le richieste degli allestitori di veicoli d’emergenza, che ogni anno realizzano più di 1.500 fra ambulanze e automediche. 

Con una riunione online è stato lanciato l’allarme sulla produzione di ambulanze da parte degli allestitori dei veicoli di soccorso. Da mesi ormai, le aziende ricevono in maniera irregolare i furgoni necessari per le trasformazioni in ambulanze. La carenza di microchip, dovuta alla crisi dei semiconduttori, rischia di riversare i suoi problemi anche sul delicato settore dell’emergenza pre-ospedaliera. Alla riunione erano presenti alcuni dei più importanti allestitori di mezzi per l’emergenza, e alcuni dei principali fornitori di materiali per l’allestimento. “Il disservizio mette a rischio il trasporto dei pazienti e la sicurezza degli operatori sanitari” è il messaggio che viene lanciato dalle realtà coinvolte in questa riunione. Sono stati 12 gli allestitori di ambulanze presenti e firmatari del comunicato, insieme a diversi fornitori di presidi, che sono un indotto di primaria importanza nell’economia italiana.

Che rischi si corrono, in pratica, nel 118?

Se dovesse fermarsi la produzione di nuove ambulanze in Italia – dove vengono realizzate circa 1.500 ambulanze ogni anno – si rischierebbe di non poter rispettare appieno le direttive delle ASL e delle aziende regionali per il trasporto sanitario. Tali direttive prevedono che i mezzi in servizio debbano avere – generalmente – un chilometraggio limitato a massimo 300.000km o una anzianità di servizio di massimo 7 anni. I veicoli per il trasporto sanitario infatti subiscono enormi stress meccanici e chimico-fisici. Non solo le condizioni di guida (che sono estreme per questo tipo di veicolo) ma anche la sanificazione con agenti chimici rende le strutture interne delle ambulanze più fragili e usurate. “Per garantire l’efficienza e la sicurezza del trasporto sanitario, si ha la necessità di sostituire tali mezzi con una frequenza maggiore rispetto ad un normale veicolo” si legge ancora nel comunicato. A questo si aggiunge che la tecnologia in ambito sanitario (sanificazione del mezzo, monitoraggio, gps, ecc) è in continua evoluzione, così come gli standard automotive di sicurezza, che regolano la costruzione dei veicoli speciali.

L’impossibilità di rispettare i bandi: cosa potrebbe significare?

L’ammodernamento delle ambulanze inoltre è imposto dai bandi di fornitura dei servizi delle ASL di tutta Italia. Secondo regole e norme differenti, le Regioni chiedono a chi si occupa del servizio 118 di fornire ambulanze nuove con requisiti tecnici particolari. Per questo motivo si richiede un continuo aggiornamenti dei mezzi che vengono impiegati su strada per lo svolgimento dei servizi sanitari, sia ordinari che di emergenza. “Le aziende sanitarie stabiliscono una durata temporale ed un massimale chilometrico, superati i quali i mezzi dedicati al soccorso e trasporto sanitario devono essere sostituiti” e se non ci sono più mezzi a disposizione per sostituirli, diventa un grosso problema. Un mancato turnover dei veicoli costringe gli enti preposti al servizio a circolare in deroga, o a dover interrompere le convenzioni delle quali sono titolari.

Blocco delle forniture: è una possibilità realistica?

Il rischio reale di un blocco delle forniture di ambulanze è ad oggi un’eventualità remota. Gli approvvigionamenti a singhiozzo rallentano la fornitura, ma non la disponibilità di veicoli per i trasporti e i servizi di emergenza. Se però dovesse continuare questa situazione il rischio aumenterebbe e si potrebbe arrivare ad un’estate senza nuove ambulanze. Gli ordini in arrivo infatti avranno tempi di evasione superiori ai 6 mesi, come minimo. Le consegne su alcuni tipi di veicoli commerciali sono già state rimandate al 2023. Quello che preoccupa oggi – soprattutto – è il reale rischio di dover attivare la cassa integrazione per i lavoratori. La mancanza di materia prima a fronte di una grande richiesta di veicoli costringe comunque i produttori di ambulanze e i soggetti della filiera a considerare la situazione economica con molta attenzione: “Il problema sta avendo anche una ricaduta occupazionale, perché alcune aziende hanno chiesto di accedere all’istituto della cassa integrazione trovandosi nell’impossibilità di proseguire nella loro normale attività produttiva” conclude la nota dei produttori di veicoli.