Una investigazione approfondita ha portato gli inquirenti ad imputare l’innesco del rogo alla bombola portatile dell’ossigeno. Nell’incendio è morto il paziente ed è rimasto gravemente ustionato un soccorritore.
L’indagine preliminare sull’incendio di un’ambulanza ha confermato che il rogo è nato a causa di una bombola di ossigeno con un impianto di regolazione difettoso. L’incendio – avvenuto ad agosto – ha ferito in maniera grave un soccorritore di 36 anni, Jeff Wilkinson, che è ancora ricoverato nel reparto grandi ustionati di Kailua. Il paziente trasportato è invece morto nel rogo: si trattava di un anziano di 91 anni che doveva essere trasportato verso casa dall’ospedale dove era stato ricoverato per accertamenti.
Ambulanza a fuoco: cosa è successo?
Il rogo si è innescato nel parcheggio dell’ospedale Adventis Health Castle Hospital di Kaneohe, alle isole Hawaii. L’ambulanza aveva appena iniziato il viaggio verso il Pronto Soccorso. Al momento dell’incidente sull’ambulanza erano presenti il paziente, il trentaseienne ed un altro paramedico di 22 anni che si trovava al posto di guida. La notizia della conclusione delle indagini preliminari è stata data dall’Honolulu Star-Advertiser. Il Fire Department ha rilasciato i primi risultati dell’indagine il 15 settembre. L’incendio – classificato come accidentale – è partito dal sistema portatile di regolazione dell’ossigeno, assemblato in maniera non corretta. “Non ci sono al momento indizi che il comportamento del personale sanitario durante il trattamento e il trasporto del paziente, basati su protocolli e standard routinari in questo tipo di servizi, abbia contribuito all’innesco dell’incendio” ha detto il direttore del servizio EMS dell’isola, il dottor Jim Ireland. “In questo momento le cause dell’incendio non sono ancora chiari, come i meccanismi dell’innesco”.

Dr. Jim Ireland, direttore dell’Honolulu EMS Service
La dinamica dell’intervento: impianti non compatibili?
L’intervento da cui è scaturito l’incendio è nato a dopo l’attivazione del servizio EMS per riportare a casa un paziente che stava usando un dispositivo CPAP per la ventilazione continua in pressione positiva. Il paziente – nel momento in cui è stato trasportato – ha mantenuto indosso il proprio dispositivo CPAP, che è stato scollegato dall’impianto ospedaliero e collegato ad un impianto portatile in dotazione dell’ambulanza. Questa è la procedura standard per continuare a fornire ai pazienti una ventilazione CPAP con ossigeno medicale.
Secondo la ricostruzione quindi, l’impianto del paziente è stato sconnesso da quello ospedaliero, connesso a quello portatile per il trasporto sull’ambulanza, e poi all’interno dell’ambulanza è stato sconnesso dalla bombola e connesso all’impianto dell’ambulanza stessa. Quando la capo è stata connessa l’unica testimonianza disponibile ha raccontato che “si è udito un pop seguito da un lampo di luce”. L’ambulanza si è immediatamente riempita di fumo e fuoco.

Le 3 ambulanze messe fuori servizio
Una disgrazia durante la routine: “revisione dei protocolli necessaria”
Secondo Ireland – generalmente nei servizi EMS le macchine CPAP hanno una vita di circa 5 anni, ma non si conosce l’età dell’impianto utilizzato nell’incidente. Ha aggiunto che inoltre c’era un estintore a bordo, ma che probabilmente il fuoco era troppo grande per usarlo come una valida opzione. “Stiamo riguardando tutte le nostre procedure di sicurezza per vedere se qualcosa si può fare differentemente ed evitare che una cosa simile accada, anche se già oggi non dovrebbe accadere mai”. Subito dopo l’incendio altre 3 ambulanze sono state messe fuori servizio per verificare lo stato degli impianti. Sul rogo stanno indagando sia la Honolulu Fire Station che l’Emergency Care Research Institute. I due enti giungeranno ad una relazione conclusiva che non è attesa a breve periodo.