Resusciation approfondisce il tema della formazione nell’uso del massaggiatore cardiopolmonare meccanico, grazie ad una lettera di ricercatori italiani. I dati sono chiari: con 10 minuti di training si migliora velocità di installazione e continuità del massaggio. Con una maggioranza di professionisti che individuano nel posizionamento il problema principale da risolvere.
ROMA – Il problema dell’utilizzo dei massaggiatori cardiaci automatici è ancora al centro dell’attenzione della comunità scientifica. Questi device sono ancora poco utilizzati nei primi momenti successivi ad un arresto cardiaco, perché non sempre sono studiati e utilizzati dai team sanitari avanzati che operano sul territorio in ALS. In molte regioni italiane purtroppo questi massaggiatori non sono in dotazione di tutte le automediche, ma solo di alcune di esse, o peggio soltanto sui velivoli HEMS.
Il massaggio cardiaco meccanico nelle pratiche ALS
Ma ormai è un dato assodato: durante la rianimazione cardiopolmonare le compressioni toraciche di alta qualità permettono di ristabilire il flusso sanguigno sistemico. I dispositivi meccanici per RCP possono essere un alternativa valida alle compressioni manuali in quanto sono in grado di erogare compressioni in modo costante, alla giusta profondità, e sul corretto punto di pressione. Tuttavia, sappiamo che se le interruzioni delle compressioni sono ridotte al minimo, l’outcome della CPR migliora. Se fosse possibile far intervenire solo equipe addestrate al meglio, ci potrebbero essere dei miglioramenti evidenti. Quanto sono utili, quindi, nei corsi ALS (Advanced Cardiac Life Support) moduli di formazione incentrati sull’uso del dispositivo meccanico nelle sue differenti tipologie?
Lo studio romano del Centro di Formazione Medica su 34 soccorritori
Il tema dell’uso dei massaggiatori da personale formato è al centro della lettera all’editor inviata da un gruppo di studio italiano a Resuscitation, uno dei maggiori giornali scientifici nel campo. Il gruppo condotto dal dottor Fausto D’Agostino e dai Prof. Felice Eugenio Agrò, Prof. Giuseppe Ristagno, Dott. Pierfrancesco Fusco, Dott. Claudio Ferris (con un gruppo di studio che ha incluso i dottori Pierluigi Ingrassia, Stefano Ianni, Angela Sinagoga, Emanuele Sammartini, Davide Sammartini, Paolo Petrosino e Silvia Fabris) ha voluto valutare l’impatto di una specifica e breve formazione (15 min) sull’utilizzo di uno specifico dispositivo meccanico per la RCP (Corpuls CPR®) durante i corsi ALS. Infine è stato valutato il grado di soddisfazione dei partecipanti. I 34 discenti (19 medici e 15 infermieri) sono stati divisi in 3 gruppi, equamente distribuiti per età, sesso e competenze: il primo gruppo non ha ricevuto nessuna formazione in merito all’utilizzo del dispositivo (n=12); il secondo ha eseguito un training teorico di soli 5 minuti (n=11), mentre al terzo gruppo è stata erogata una formazione teorica più una sessione pratica di 10 minuti (n=11).
Posizionamento del compressore meccanico: troppe interruzioni sono rischiose
L’82% dei discenti ha posizionato correttamente il compressore meccanico. Il tempo medio di attivazione è stato di 49 sec. I soggetti che si sono sottoposti ad una formazione sia teorica che pratica, quindi il terzo gruppo, hanno posizionato tutti correttamente il compressore e più rapidamente, ovvero in 31 sec, rispetto agli altri che necessitavano circa 1 minuto prima di installare correttamente il compressore. L’aspetto più critico emerso è stato il suo corretto posizionamento, come riportato dal 56% dei soggetti. L’82% dei discenti ha ritenuto utile una formazione specifica per l’utilizzo del massaggiatore cardiaco meccanico. Le interruzioni per raggiungere il corretto posizionamento del compressore meccanico sono state inferiori a 20 secondi, ma con un allenamento specifico tali pause possono essere più brevi, cioè 14 sec.
Si salvano più vite, se più persone sanno usare un massaggiatore?
“L’obiettivo di salvare più vite si basa anche su un’istruzione efficace e in effetti con una breve formazione, come quello che abbiamo riportato in questo studio, può portare effetti significativi sui tempi del corretto posizionamento del massaggiatore in una popolazione con esperienza minima o nulla nell’uso del device. Quindi, una formazione specifica sulla tecnica di applicazione ed utilizzo potrebbe essere considerata come una importante implementazione nei corsi, al fine di ottenere maggiore consapevolezza e competenza nel suo utilizzo” conclude nella sua lettera il pool di ricercatori italiani.

Tabella apparsa nell’articolo in press di Resuscitation: “Specific theorical and practical education on mechanical chest compression during Advanced Life Support training courses – results from a local experience”