Grazie all’infografica di Tommaso Scquizzato andiamo a vedere quale ricerca scientifica è stata la più interessante nel corso del 2022, rispetto al tema dell’arresto cardiaco.

Nel corso dell’ultimo biennio il numero di ricerche e di articoli scientifici pubblicati nel mondo è letteralmente esploso, soprattutto a causa delle numerosissime pubblicazioni a tema COVID-19. Questo problema è piuttosto grave, in verità. Quando ci sono troppe ricerche scientifiche pubblicate, automaticamente, la qualità delle ricerche stesse si abbassa. E’ quindi necessario trovare delle persone o degli enti che aiutino nella valutazione dei materiali.  Questa crisi di over-publishing ha creato molti rischi che andremo a indagare in altri articoli (uno di questi è la quasi totale scomparsa dei case-report: una metodica di pubblicazione che permette di evidenziare casi particolari e interessanti). Oggi ci vogliamo però affidare ad uno specialista che ha realizzato un importante “top10” delle ricerche di interesse nel campo dell’arresto cardiaco.

Le ricerche più interessanti del 2022 sull’arresto cardiaco

Fra i tantissimi articoli pubblicati nel corso del 2022, Tommaso Scquizzato (ricercatore presso l’unità di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano) ha selezionato i 10 migliori studi o trial pubblicati rispetto alla RCP e all’arresto cardiaco. In totale 5 articoli sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine, 2 sul Journal of American Medicine Association, 2 su JAMA Cardiology e 1 su Circulation. Ma quali sono nel dettaglio gli articoli che Tommaso Scquizzato ha selezionato? Vediamo i 5 più interessanti:

  • Trattamento degli EEG ritmici e periodici nei sopravvissuti all’arresto cardiaco rimasti in coma: Questa ricerca rivela che nei pazienti comatosi a seguito di arresto cardiaco, con attività di encefalogramma ritmica e periodica, trattamenti antiepilettici per almeno 48 ore non incrementano l’outcome neurologico a distanza di 3 mesi; LINK
  • Clinical trial sulle differenze fra trasporto intra-arresto rispetto a cure invasive iniziate sul posto nell’arresto cardiaco: Questa ricerca, svolta in Repubblica Ceca, ha messo a confronto l’erogazione di immediate procedure ACLS sull’arresto cardiaco, rispetto all’esecuzione di procedure ECPR a seguito dell’erogazione di compressioni meccaniche.  La ricerca – molto attesa – non ha dimostrato sostanziali differenze fra i trattamenti a 180 giorni. “Probabilmente il trial è stato poco adeguato per individuare rilevanti differenze cliniche” scrivono i ricercatori, e probabilmente lo studio sarà ripetuto in altre condizioni; LINK
  • Angiografia coronarica di emergenza vs ritardata nei sopravvissuti all’OHCA: Questo studio è in corso da diverso tempo e continua a portare risultati altalenanti. Già nel 2021 l’angiografia coronarica precoce assieme alla rivascolarizzazione nei pazienti rianimati sul territorio non aveva dato chiari segnali di efficacia. Oggi lo studio EMERGE – che arriva al suo secondo sviluppo su 279 pazienti – conferma che non ci sono grandi differenze fra una angio fatta a 48 ore ed una a 96 ore su pazienti sopravvissuti all’arresto cardiaco extra-ospedaliero. LINK
  • Effetti dell’ossigenazione ad alti flussi nel paziente con ROSC da arresto cardiaco: Dall’Australia arriva una nuova spallata alle certezze cliniche degli ultimi decenni. Non emergono infatti differenze sulla sopravvivenza a 180 giorni fra pazienti che hanno evidenziato una saturazione fra il 90-94% e quelli con saturazione fra 98-100% in Terapia Intensiva. L’uso intensivo dell’ossigeno dopo il ROSC nell’arresto cardiaco non è – di per sè – un fattore che rende migliore l’uscita dei pazienti dalle ICU. LINK
  • SAMBA, ovvero: il first responder attivato tramite smartphone incide sulla rapidità con cui si attiva la defibrillazione? In questo studio svedese piuttosto ricco (quasi 1.000 i pazienti ammessi) si è evidenziato come la differenza fra l’uso del defibrillatore quando sul posto arriva un soccorritore attivato tramite app, e l’uso del defibrillatore da parte di un astante non formato ma che ascolta le istruzioni della centrale operativa sia inifluente. Questo non significa che l’uso dell’app sia inutile, ma che – fortunatamente – avere anche le istruzioni pre-arrivo permette di ridurre i tempi di intervento sull’OHCA. Lo studio potrebbe essere ripetuto in zone dove la formazione sanitaria di base è inferiore: LINK

Tutti gli altri studi inseriti nella infografica di Scquizzato sono raggiungibili a questo link. Nonostante la crisi nelle pubblicazioni accademiche, quindi, ci sono stati degli studi e degli sviluppi estremamente interessanti nel trattamento dell’arresto cardiaco, la patologia primaria da affrontare quando si parla di soccorso pre-ospedaliero, insieme al trauma. Ma ci sono ancora diversi studi interessanti che potrebbero avere degli sviluppi, come la ricerca portata avanti sull’efficacia del massaggio cardiaco meccanizzato.

La RCP meccanica nello spazio: quali cambiamenti porterà?

Grazie ad un team composto anche da tre italiani (Alessandro Forti, Giacomo Strapazzon e lo stesso Tommaso Scquizzato), nel 2022 è stata pubblicata una ricerca legata all’uso del massaggio cardiaco in assenza di gravità (LINK QUI). Il team ha infatti simulato grazie al centro di addestramento aerospaziale ESA un volo parabolico a gravità zero, dove il massaggio cardiaco meccanizzato (con dispositivo LUCAS) è stato testato in tre condizioni: microgravità, zero gravità e ipergravità. L’idea di partenza è stata proprio del medico Alessandro Forti, che ha condotto la sperimentazione in volo sull’Airbus A300, nel centro studi di Marsiglia. Si tratta di uno studio importante sia per le potenziali implicazioni nel massaggio cardiaco “sulla terra” che per quelle legate al massaggio cardiaco nei futuri voli spaziali turistici, una realtà ormai vicinissima a realizzarsi e dove un arresto cardiaco potrebbe sempre verificarsi.  Anche questo articolo è stato pubblicato su una importante rivista come l’American Journal of Emergency Medicine.