Due giorni prima di capodanno la comunicazione a 100 collaboratori che hanno lavorato nella sanità durante la pandemia: l’augurio di un “futuro ricco di soddisfazioni” suona come una beffa, soprattutto per le casse dello Stato.
Fra medici in convenzione che mollano la professione per scarsa attenzione ai diritti del lavoratore, cooperative che stanno facendo vagonate di soldi per l’incapacità di programmare delle sanità regionali, ed aziende del settore medicale che progettano fughe dall’Italia per colpa del payback, ci si è messo anche il Ministero della Salute a dare un colpo definitivo alle speranze di avere una buona sanità dei cittadini.
Due giorni per apprendere che, dopo aver rischiato la vita, non sono più necessari.
Mentre – per esempio – la Calabria assume centinaia di medici cubani (che ancora oggi non sono in servizio a causa delle problematiche differenze linguistiche ndr) il Ministero della Salute non rinnova il contratto ad oltre 100 giovani medici italiani. Questi professionisti – assunti sin dalle prime fasi del Covid19 – sono cresciuti fino ad arrivare ad alcune centinaia di unità. Tutte confermate dai decreti che hanno regolato l’emergenza sanitaria. Con gli ultimi aggiornamenti erano rimasti in servizio Covid-19 solo 100 professionisti che, il 29 dicembre 2022, hanno ricevuto dalla direzione del personale del Ministero della Salute una mail nella quale venivano informati che sarebbero stati licenziati in data 31 dicembre 2022. “In vista dell’approssimarsi della cessazione degli effetti dell’Ordinanza del Dipartimento della Protezione Civile n.931 del 13 ottobre 2022, il contratto in essere stipulato con questa Amministrazione (Min. Della Salute – ndr), scadrà il prossimo 31 dicembre”.
Un patrimonio di competenze che sarà disperso
In un comunicato il dottor Fausto D’Agostino scrive che “Tutte le competenze acquisite durante lo stato emergenziale, che tanto sarebbe stato utile mettere a sistema, evaporano insieme alla mail”.
Una lettera dove sono presenti i consueti ringraziamenti per “l’encomiabile attività prestata per tutto il delicato e complesso periodo dell’emergenza sanitaria da Covid-19 dimostrando grande professionalità e senso del dovere” e gli auguri “per un futuro ricco di soddisfazioni professionali”. Parole che, alla luce della perdita del lavoro, risuonano come una beffa. La scelta di revocare il contratto ai medici, non dipende solo dal Ministero della Salute che altro non ha fatto che dare seguito formale e amministrativo a un contratto scaduto, ma anche dal dicastero dell’Economia che dovrebbe ricollocare e approvare le risorse necessarie, dunque una scelta in primo luogo politica. Il dr. Fausto D’Agostino e il dr. Raffaele Quarta, coordinatori del gruppo dei 100 medici che hanno ricevuto la lettera di cessazione della collaborazione, dichiarano: “siamo fiduciosi che il Ministero della Salute non intenda disperdere il patrimonio di esperienza acquisito da chi come noi ha lavorato in prima linea durante la pandemia. Auspichiamo che si possa arrivare in tempi brevi a un ricollocamento di questi medici che potrebbero in questo modo continuare a dare il proprio contributo alla collettività e al sistema sanitario nazionale”.