Una maxi operazione dei NAS ha visto i Carabinieri entrare in quasi 2.000 centri di emergenza-urgenza. 205 denunce, personale senza qualifiche nei PS e centinaia di irregolarità. Ecco cosa sta succedendo.

ROMA – E’ iniziata pochi giorni fa e non sembra dover finire a breve l’indagine dei NAS all’interno dei Pronto Soccorso e dei 118 italiani. Come denunciato in anteprima dal Corriere della Sera, il nucleo anti sofisticazioni dei Carabinieri ha effettuato 1.934 controlli nelle strutture sanitarie italiane che si occupano di emergenza. Sono state messe sotto la lente di ingrandimento le attività di 637 cooperative, che forniscono ai sistemi sanitari quasi 11.600 fra medici e infermieri. 

Medici a gettone: il vaso di Pandora è aperto

L’iniziativa che prende spunto dalla denuncia del sistema dei gettonisti toglie il velo sulle reali problematiche che stanno nascendo nei sistemi di assistenza pre-ospedaliera e di primo contatto. L’iniziativa nasce grazie alle segnalazioni di alcune società scientifiche, prima fra tutte la SIMEU, che hanno svolto ricerche e dato numeri chiari sulla situazione catastrofica in cui versa il sistema sanitario nazionale. I primi controlli sono scattati a metà novembre e portato alla luce centinaia di irregolarità. 

Fuori quota e fuori dai termini di contratto: chi finisce nei Pronto Soccorso?

A farne le spese e ad essere segnalati, oltre a diversi sanitari, sono stati soprattutto i titolari delle cooperative e delle strutture private, accusati a vario titolo secondo i NAS di frode e inadempimento nelle pubbliche forniture. Le cooperative infatti, nonostante accordi precisi da rispettare, hanno fornito medici con età anagrafica superiore a quella stabilita (anche sopra i 70 anni), utilizzato personale non adatto alle esigenze specifiche dei reparti ospedalieri, o personale non specializzato nelle branche mediche specifiche del ruolo. Gli esempi riguardano medici di medicina generale inviati a supporto nei reparti di maternità, o nei reparti di emergenza-urgenza. 

Fra i cooperanti anche persone con lauree non riconosciute

All’interno del sistema i NAS hanno però evidenziato cose anche peggiori, come molteplici casi di esercizio abusivo della professione, con 43 operatori denunciati ma non iscritti all’albo di appartenenza. Inoltre sono stati individuati anche infermieri che operavano con titoli esteri non rinosciuti in Italia. Di base è emersa una mancata verifica da parte delle cooperative delle competenze e delle attitudini dei medici e degli infermieri presi a ruolo. 

5 strutture chiuse, ma l’inchiesta andrà avanti

Il caso più eclatante ha riguardato una cooperativa di Latina che ha messo in turno di guardia, in un ospedale territoriale, un medico che già aveva un vincolo di esclusività in un altro ospedale pubblico. Cinque reparti socio-sanitari sono stati chiusi per carenze autorizzati, funzionali e strutturali, o per l’avvenuta mancanza di figure sanitarie adeguatamente formate per mantenere in esercizio i reparti. Tutto nasce dall’emersione del fenomeno dei gettonisti, fino a pochi anni fa relegato nella rete di emergenza extra-ospedaliera ma da mesi entrati prepotentemente nella gestione sanitaria del Pronto Soccorso. Da domani i gettonisti dovranno essere medici e infermieri specializzati e formati per i settori in cui dovranno andare a operare? Oppure arriverà una sanatoria? Sarà da capire, ora, come funzionerà il sistema di pronto soccorso ed emergenza 118, a fronte di questa indagine: renderlo un luogo dove medici e infermieri aspirano ad arrivare come massimo livello professionale è ancora possibile.