1.832 contratti di specializzazione non assegnati o abbandonati fra ARTID e MEU. Un terzo dei medici che mollano erano destinati a vivere fra 118 e Pronto Soccorso. Che domande stanno facendo i nuovi medici al servizio sanitario? C’è qualcuno che risponde?
A freddo. I numeri che ANAAO-ASSOMED ha pubblicato il 23 febbraio devono essere analizzati a freddo. E’ l’unica soluzione, dato che la crisi delle “vocazioni” per la medicina di emergenza-urgenza e per l’anestesia-rianimazione sta colpendo durissimo, ribadendo che il sistema non può funzionare così come è impostato oggi. Nè a livello operativo e, probabilmente, neppure a livello formativo.
Come scorre la calda sabbia lieve: il meglio se ne è andato
I numeri che impressionano sono tanti, e mettersi ad analizzarli uno per uno è impossibile. Ma dall’analisi c’è un numero non evidente che può essere estratto, e dare una fotografia serissima del problema. Un terzo dei contratti totali non assegnati o abbandonati provengono da MEU e ARTID. 1832 posti si 5724. Quando il 32% degli studenti ti dice che quello che stai portando avanti non lo vuole fare, chi è il problema?
Per entro il cavo della mano in ozio: vite diverse?
La battaglia per garantire ai cittadini un sistema di emergenza extra ed intra-ospedaliero di alto livello va combattuta insieme, perché è dall’insieme che si evincono le problematiche maggiori. E il dato che bisogna sottolineare è questo: i nuovi medici, i nuovi infermieri, i nuovi tecnici e i nuovi volontari non vogliono più affrontare i servizi di emergenza come si è fatto fino a oggi. Non sono più disposti a fare enormi sacrifici a fronte di una remunerazione economica adeguata. Preferiscono altre strade. E questo discorso dovrebbero ascoltarlo soprattutto i grandi burocrati che ancora possono decidere di cambiare la via: non ci sono posizioni arroccate da difendere, perché non ci sono più futuri sodali da portare verso la propria specializzazione.
Il cor sentì che il giorno era più breve: sarà il momento degli accordi?
Il segretario nazionale di ANAAO-Assomed ha sottolineato come il segnale sia arrivato forte e chiaro: “La medicina sta diventando un affare selettivo – ha scritto Pierino Di Silverio – in cui le specialità più colpite da oneri maggiori e minori onori sono in caduta libera e non hanno più appeal. Occorre un cambiamento immediato di passo e di paradigma”. Per cambiare il paradigma però serve mettersi insieme, con diritti, doveri, spazi e opportunità precise. Tutti devono potersi permettere una formazione e una prospettiva professionale realistica.
E un’ansia repentina il Cor m’assale… il sistema che non collassa quanti danni potrà fare?
Ecco perché davanti ai numeri impietosi è necessario fare fronte comune. La perdita di appeal dell’emergenza è trasversale. Gli infermieri hanno enormi richieste da reparti tranquilli e da cliniche private. I volontari stanno deviando i propri interessi verso l’assistenza sociale o verso servizi di welfare dove c’è lo stesso disperato bisogno di mani. Che strada bisogna prendere nessuno ancora lo sa. Ma siamo “all’appressar dell’umido equinozio”: Il Congresso di Firenze è l’ultima occasione per evitare il collasso. Per restare con Gabriele d’Annunzio, non è il caso che il 118 debba avere il privilegio dei morti: non morire più.