La storia di Michele Guzzo, chef morto a 28 anni per aver scavalcato un cancello, fa riflettere sulla necessità di aiuto tempestivo in caso di emorragia massiva. Cosa sono i corsi “Stop the bleed” e perché è fondamentale insegnarli a sanitari e civili, a partire dalle scuole, per sapere cosa fare in caso di dissanguamento.
Parma piange un ragazzo di 28 anni con un futuro luminoso, spento da un drammatico errore di valutazione. Un errore che avrebbe potuto non causare la morte in pochi minuti, se trattato tempestivamente e nel modo giusto: l’emorragia massiva. La storia di Michele Guzzo sta girando sui social con grande enfasi. Il giovane chef che viveva fra Forlì e Parma è morto dissanguato nel giardino di un condominio nel centro della città, su viale Partigiani d’Italia. Michele aveva forti legami con Parma, dove aveva studiato presso la scuola di alta cucina ALMA, ed era tornato in città per vedere un amico. Non ricevendo risposta al citofono, ha deciso di scavalcare la cancellata. Un gesto banale per un ragazzo atletico, che però gli è costato la vita. Per cause ancora al vaglio degli inquirenti Michele si è reciso l’arteria femorale ed è caduto nel giardino sottostante. Nonostante il viale sia nel cuore della città, nessuno lo ha visto o sentito e la sua vita si è spenta.
L’emorragia massiva: cosa fare in caso di dissanguamento per ridurre i rischi di morte
Oggi sappiamo che l’emorragia è il primissimo punto da valutare quando si approccia un paziente. I protocolli sanitari parlano ancora di ABCDE (airway-breathing-circulation-disability-exposure) ma grazie al lavoro prezioso dei soccorritori si è arrivati nel tempo al modello xABCDE e cABCDE. Controllare prima di tutto che il paziente non stia sanguinando copiosamente è una regola che deriva dall’ambiente tattico. L’ambiente militare ha da decenni un protocollo di controllo del paziente chiamato MARCH (massive hemorrhage, airway, respirations, circulation, head injury/hypothermia). Con questo modello, ci si assicura che il paziente possa avere chances di sopravvivenza in una situazione complessa e pericolosa come quella militare. Nel tempo queste regole hanno contaminato l’ambiente civile, sempre più protagonista di eventi critici come sparatorie, accoltellamenti, attentati terroristici.
Quanto tempo ho per salvare una persona con emorragia massiva?
Tutti i modelli prevedono di controllare prima di tutto la presenza di ferite sanguinanti gravi che possono portare a morte rapidissima. La recisione di una femorale infatti può rendere inutile ogni tipo di soccorso in pochissimi minuti (meno di 3 minuti per la femorale). Le statistiche europee sul trauma dicono che il 95% delle emorragie pericolose può essere però risolto con due sistemi l’uso di un tourniquet o la compressione (packing, detto anche zaffaggio). In caso di necessità qualsiasi sistema può funzionare, se applicato correttamente: una cravatta, una benda, una sciarpa, un pezzo di maglietta possono fungere da tourniquet d’emergenza, non definitivi. Usare una cintura come tourniquet può ridurre (non fermare) il sanguinamento di un arto, garantendo di guadagnare tempo (ma non è la soluzione definitiva: bisogna sempre allertare rapidamente il 118 per un intervento sanitario avanzato). Anche la compressione e lo zaffaggio, nei casi di emorragia femorale, deve essere estremamente energica e rapida. Riempire una ferita con materiale assorbente e poi applicare una forte compressione è utile, ma non definitivo. In queste situazioni è possibile operare con diversi strumenti utilizzabili dai soccorritori, come i packing uniti ai tourniquet giunzionali (dedicati nei punti complessi come la radice degli arti). Averne a disposizione uno rapidamente in questi casi è però rarissimo.
La preparazione dei civili e dei sanitari è indispensabile: cosa fare in caso di dissanguamento?
“Oggi in Italia manca una cultura forte della gestione emorragica, una cultura che negli Stati Uniti è presente da molto tempo” spiega Alberto Adduci, presidente di NAEMT Italia. “Ci sono diversi progetti per diffondere la cultura del trattamento delle emorragie massive. Stop The Bleed è il più importante, dell’American College of Surgeons. Situazioni di questo tipo sono tragiche. Ma sapere cosa fare, per esempio quando si stanno affrontando sport in ambiente isolato, è fondamentale. Gli sportivi che praticano in ambiti impervi conoscendo Stop The Bleed potrebbero gestire temporaneamente una situazione, con tempestività, permettendo ai soccorsi di raggiungere lo scenario e operare al meglio”.
Stop The Bleed, una campagna ancora poco conosciuta in Italia
I promotori della campagna Stop the Bleed (oggi uniti nell’associazione Italian Trauma League) sono tutti sanitari con grande esperienza in diversi settori, e una grande attenzione ai temi della gestione del trauma. Ad oggi purtroppo Stop the Bleed- nonostante il grande apprezzamento fra i civili e i sanitari – è ancora una campagna poco recepita. “Il controllo delle emorragie è uno skill fondamentale come la rianimazione cardiopolmonare per qualsiasi astante” spiega Lorenzo Tiraboschi, infermiere di area critica ed esperto di combat casualty care, nonché membro della SIMAE (Società Italiana di Medicina degli Ambienti Estremi). “Le emorragie dovrebbero essere ben padroneggiate da qualsiasi professionista nel settore emergenza, che a sua volta dovrebbe avere gli equipaggiamenti adeguati per trattare i pazienti. Le morti per emorragia massiva sono facilmente evitabili, ma tristemente ancora assistiamo ad eventi di questo genere”.
Diffondere i principi stop the bleed: perché è un imperativo morale
La campagna stop the bleed quindi è un imperativo morale. Insegnare ad un gruppo di persone che vanno in giro in mountain bike insieme a trattare correttamente un’emorragia massiva potrebbe salvare la vita di un amico. Distribuire questi corsi di sole 4 ore fra le associazioni sportive che vivono di più l’ambiente natura può fare la differenza. E i primi che potrebbero beneficiarne sono proprio i 118 e le associazioni di soccorso italiane, che sviluppando competenze avanzate sul tema, potrebbero diventare punti di re-training forti sul territorio, aumentando anche la capacità di risposta dell’ambulanza di base sul territorio. E’ infatti inutile parlare di stop the bleed fra i civili se, poi, durante la gara di Trail running in montagna lungo i punti di soccorso non sono presenti mini kit per la gestione delle emorragie. Kit che si useranno molto meno rispetto ai defibrillatori, ma che hanno la stessa importanza nel salvare vite umane.
Le regole di base in caso di emorragia massiva
- Chiama subito il 118 e allerta i soccorsi
- Controlla il corpo del paziente e verifica la presenza di emorragia e la fonte di sanguinamento
- Cerca di fermare o ridurre il sanguinamento: se la ferita è su un arto, usa un tourniquet (se lo hai) oppure un tourniquet improvvisato. Applicalo a monte della ferita stringendo energicamente
- Se non hai un tourniquet e la ferita continua a sanguinare cerca di tamponare la ferita facendo un packing con tessuti o garze pulite. Fatti dare indicazioni per migliorare il blocco dell’emorragia dalla centrale operativa 118
- Se la ferita è in un punto sopra al quale non puoi applicare un tourniquet, applica un packing con bende e garze, facendo una forte pressione sul punto di sanguinamento. Fatti dare indicazioni per migliorare il blocco dell’emorragia dalla centrale operativa 118
- Cercate di mantenere vigile, calma e rilassata la persona ferita, in attesa dell’intervento del 118