Esiste il vano sanitario perfetto, oppure fa parte di un’ambulanza che ancora deve essere inventata? Ecco alcuni punti che sono stati studiati e seguiti negli ultimi anni nel mondo.
E’ vero: l’ambulanza è il luogo in cui il paziente è al centro del servizio, del sistema. Il paziente e la sua condizione fisica devono essere preservati durante il viaggio. Tutto deve essere organizzato a questo scopo. Il paziente deve poter arrivare in Pronto Soccorso con la massima sicurezza. Ma la stessa sicurezza deve essere garantita a chi – generalmente per turni di 12 ore – su quell’ambulanza deve lavorare e viverci: il soccorritore, sia esso tecnico, medico, infermiere o volontario.
Come progettare l’ambulanza perché sia luogo di lavoro?
L’esperienza, in Europa, porta ad avere spazi di lavoro sanitari diversi, che cambiano da realtà a realtà. Ci sono Paesi che vedono il vano dell’ambulanza esattamente come una sala operatoria. Questo impone spazi e disposizioni estremamente asettiche, sanificabili e “spoglie”. Ci sono paesi invece – come l’Italia – che vedono il vano dell’ambulanza come un primo punto di accesso omnicomprensivo ai servizi di primo soccorso. Ci sono poi zone deve l’ambulanza deve arrivare in luoghi remoti rapidamente. Quindi i materiali trasportati cambiano, perché i soccorsi sono più elaborati.
Arrivare prima o ripartire meglio?
Quando si pensa all’ambulanza il primo punto e la prima necessità è quella di avere spazio attorno al paziente, per operare correttamente quando questi è in ambulanza. Qui c’è un aspetto da non dimenticare: il paziente viene trasportato verso l’ospedale di riferimento. E’ in questa condizione che il soccorritore (ma anche il paziente) deve sentirsi a suo agio. E’ in questa condizione che il lavoro – sia sanitario, invasivo, che di base – deve poter essere espresso al meglio, con il minor sforzo possibile, e ipoteticamente con zero rischi per la sicurezza. Il progetto degli interni dell’ambulanza deve quindi partire dalla risposta sanitaria a bordo, prima che sulla capacità di scaricare o stivare il maggior numero di materiale possibile. I concetti di “visibilità” dei materiali non dovrebbero distrarre dalla “usabilità” dei presidi a bordo.
Studio ergonomico: cosa hanno fatto all’estero?
Nel 2011 il Dipartimento per la sicurezza e la tecnologia ha sviluppato un sondaggio per migliorare il design dell’ambulanza. Un lavoro sviluppato prima dal punto di vista della sicurezza, con diversi crash test andati a finire, all’epoca, piuttosto male. E poi dal punto di vista del lavoro quotidiano e delle routine ad esso correlate. Sono stati studiate le preferenze di seduta, le tipologie di lavoratori, l’uso delle cinture di sicurezza, le performance, i materiali usati. Gli esperti americani non hanno avuto paura di recarsi in Olanda, in Germania, in Australia, in Danimarca per vedere cosa fanno sulle ambulanze in ambienti diversi dai loro. E grazie al lavoro di alcuni tecnici, gli studi si sono moltiplicati.
Come fare un’ambulanza su misura del soccorso?
Le raccomandazioni di vari paper americani sono – oggi – molto apprezzate in tutto l’ambiente preospedaliero. Tanto che diversi allestitori hanno studiato questi documenti per allineare i principi di sicurezza e di lavoro tendendo alla massima qualità. Ne sarà un esempio il nuovo sviluppo progettuale della ambulanza di Focaccia Group, che sarà presentato al REAS 2023. Andando nel dettaglio, vediamo insieme i punti focali dello studio:
8 cose che migliorano la qualità delle ambulanze
- Le sedute: i sedili devono essere di tipo automotive, facili da usare e con un movimento che permetta di arrivare sul paziente senza problemi. Deve permettere inoltre l’aggancio di un seggiolino in caso di parto precipitoso per il corretto trasporto.
- Lo spazio di lavoro: l’ergonomia deve permettere di arrivare al paziente senza sforzare la schiena o sganciare le cinture di sicurezza. Il piano barella deve poter essere installato per rialzare il paziente quando necessario.
- Gli ingressi sull’ambulanza: le porte devono essere gestibili e controllate anche dall’autista-soccorritore (in caso di discesa), e l’ambiente deve poter essere chiuso dall’interno. Luci di sicurezza che si accendono in automatico quando una porta è aperta sono raccomandabili.
- La privacy: i materiali personali dei soccorritori devono poter essere raccolti in scompartimenti a parte, nel vano guida o nel vano sanitario poco importa. Ma la privacy e gli oggetti personali come portafogli e cellulare personale non dovrebbero essere a disposizione, in caso di abbandono del mezzo vicino al target.
- L’insonorizzazione: il rumore deve essere attutito per ridurre gli stress correlati al suono della sirena e ai rumori di trasporto.
- Le vibrazioni: il lavoro sui veicoli è importante perché uno dei fattori di stress e di errore potenziale è dovuto anche alla quantità di vibrazioni che il mezzo produce, e si riverberano sul paziente e sui soccorritori.
- La disposizione dei medicali: ciò che serve per un servizio (sia esso BLS o ALS) deve essere gestito in base all’altezza e all’ergonomia dei soccorritori, avvicinandoli o allontanandoli quando necessario.
- L’intescambio: zaini, sistema di ossigeno, medicazioni, defibrillatore monitor e suction unit (ma in generale tutto ciò che è in ambulanza) dovrebbero essere standardizzati per garantire ai soccorritori di sapere sempre dove sono, e quando sono utilizzabili, i device più importanti. Prevenire la confusione e la parcellizzazione è una priorità.
I soccorritori degli Stati Uniti nel 2011 hanno evidenziato queste necessità, per avere a disposizione un vano sanitario perfetto. Ridurre i rischi, le problematiche e la fatica permette inoltre di rendere il vano sanitario più sicuro, magari non proprio un luogo di lavoro a norma rispetto alla 81/08. Ma qualcosa di più facile da vivere e da utilizzare per i propri scopi. Un aspetto non da poco per chi deve passare ore ed ore all’interno del vano sanitario. E ancora più importante per chi deve passarci pochi minuti, curato da personale che – con meno stress – è meno sotto pressione e può lavorare per curare il paziente con maggiore serenità.
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Creare nuovi modelli di ambulanze da zero è un processo difficile. Sono necessarie tante componenti, che di certo in Focaccia Group non mancano. L’azienda cervese che da 70 anni produce automobili, veicoli per disabili, mezzi per le forze dell’ordine e flotte speciali ha l’esperienza e il coraggio per puntare molto in alto. Ecco perché c’è molto fermento attorno alla presentazione del nuovo mezzo sanitario, che sarà a disposizione del pubblico a partire dal 6 ottobre, giornata inaugurale del REAS 2023.
La storia di Focaccia Group parla continuamente di innovazione e coraggio. Una vision che risponde appieno alle esigenze delle persone e dei servizi. I modelli produttivi sono flessibili, finalizzati a dare sempre alta qualità, controllata nei minimi dettagli, per qualsiasi tipo di allestimento realizzato. Sarà così anche il nuovo polo produttivo da 20.000 metri quadrati di Chivasso, che si affiancherà allo stabilimento Focaccia Group di Cervia, incrementando la forza produttiva, che supera già i 200 dipendenti.