Caro lettore,
Poco più di un anno fa iniziava in Italia il periodo più buio della storia di questo pianeta dalla seconda guerra mondiale: la pandemia da coronavirus. Oggi possiamo definire senza paura questo periodo una guerra mondiale, dove si combatte contro un virus senza controllo ed estremamente pericoloso. A differenza delle guerre fra uomini, qui in prima linea non ci sono i soldati, ma i sanitari: medici, infermieri, OSS, soccorritori, tecnici. Tutti hanno dovuto dare il massimo per contrastare il nemico covid-19. Spesso anche molto di più: sono centinaia gli infermieri, i medici e i soccorritori che non vediamo più al nostro fianco.
Nello sforzo ovviamente ci sono state anche le forze dell’ordine, tanti lavoratori indispensabili, e i cittadini. Alla fine, il prezioso lavoro della ricerca scientifica ci ha dato la possibilità di vaccinare le persone, e di renderle immuni a questa malattia e – speriamo – a gran parte delle varianti. A questo punto manca un solo ingrediente per vincere definitivamente la battaglia del covid. L’unità degli intenti e delle strategie. Perché nell’emergenza si è visto che il sistema pre-ospedaliero è si capace di grandi slanci, ma è disarticolato, gestito senza unità, con visioni differenti e – cosa ancor più drammatica – senza alcun confronto e senza l’ascolto di chi è seriamente in prima linea: infermieri, medici, volontari, tecnici. Oggi più che mai è necessario che le politiche delle regioni siano unite nell’approntare strategie di soccorso veloci, efficaci e misurabili. Oggi più che mai è necessario uno sforzo per rendere uguali – dappertutto – i sacrifici che si chiedono ai privati cittadini per ottenere la cosa che più di tutte abbiamo agognato nel corso degli ultimi 14 mesi: la sicurezza della salute di tutti.
Purtroppo la politica non ha ancora deciso che ruolo vuole giocare in questa partita così complessa.
E’ proprio la politica che dovrebbe fare da capitano di questa missione contro il covid, ascoltando tutti i referenti delle realtà che concorrono a rendere il sistema 118 italiano un sistema efficace nonostante tante diversità e tanti approcci basati su esperienze uniche. Per questo è utile costruire un modello di confronto, invece di prendere decisioni che poi – puntualmente – le Regioni evitano di mettere in pratica perché troppo contrastanti con lo status-quo del servizio offerto. Ma la politica nicchia, attende, ritarda e non chiarisce. Così facendo, pone le basi per diventare il più grande alleato della pandemia. Generando incertezza, si da carburante a chi vuole minimizzare l’importanza del problema. Si da spazio a chi – invece di unire – pone tematiche che dividono.
Porre al primo posto la salute delle persone è sacrosanto, quindi, ma anche definire regole con cui poter portare avanti i sistemi sanitari è fondamentale. Ecco perché in questa estate sarebbe necessario un confronto serio insieme a tutto il settore sanitario extra-ospedaliero. Senza ripetere – possibilmente – gli errori del passato.
Mario Robusti