Chi è il soccorritore in Italia?
Questa è la prima domanda che viene fatta dai soccorritori esteri quando arrivano in Italia. Il mondo del 118 in Italia infatti è costituito da un vero e proprio universo fra cui è difficile districarsi.
L’unica risposta che si potrebbe dare è: il soccorritore in Italia ha tante qualifiche, ma nessuna catalogazione universale. Possiamo dire che il soccorritore è quella persona che opera in ambiente pre-ospedaliero, principalmente sulle ambulanze o su mezzi di soccorso che hanno il compito di portare un ferito dal luogo in cui si trova all’ospedale di riferimento.
Nel mondo inglese esiste un termine, First Responder, al quale non corrisponde una reale figura italiana. Il First responder infatti è quella persona che – in caso di necessità – presta soccorso per primo ad una persona in pericolo. Ma in Italia non è proprio così. Vediamo come mai.
Cerchiamo di parlare solo del personale che non ha acquisito una laurea come medico o come infermiere. In questo post parleremo solo di quel personale che sale in ambulanza per una attività di soccorso senza avere titoli sanitari avanzati. Ecco perché troviamo tanta confusione: il ruolo del soccorritore e la sua formazione, in Italia, non è normato in modo equanime.
Chi sale in ambulanza?
L’unica risposta possibile da dare è: dipende da zona a zona. Ci sono Regioni che prevedono un regolamento chiaro sulle persone che salgono in ambulanza, e Regioni che invece hanno demandato tale regolamento alle singole ASL e qui le cose si fanno più confuse. Per fare chiarezza e non perdersi fra protocolli e regolamenti, possiamo dividere il personale che sale in ambulanza in tre grandi macro-categorie.
VOLONTARI – Il maggior numero dei soccorritori in Italia è rappresentato da personale volontario, che presta la propria opera di soccorso senza riceverne un beneficio economico. Fanno parte di questa grande area tutte le persone che hanno ottenuto le qualifiche BLSD e che abbiano frequentato il corso di formazione dedicato alle attività di emergenza o alle attività di trasporto sanitario. A seconda della regione di appartenenza, esistono diverse qualifiche in merito e diversi corsi da frequentare, tutti a titolo gratuito. Fra i volontari possono esserci dunque sia soccorritori di base che soccorritori di supporto all’automedica, che autisti-soccorritori volontari.
DIPENDENTI CONVENZIONATI – In questa seconda grande categoria di persone che salgono in ambulanza ci sono quelli che hanno come occupazione principale l’attività di soccorso sanitario. Ma perché sono convenzionati? Generalmente i dipendenti convenzionati sono persone occupate in associazioni, cooperative, società srl o altri enti che hanno ottenuto una convenzione per operare all’interno della rete del 118. Dalla Croce Rossa all’Anpas, dalle Misericordie alle Croci Bianche, fino alle SRL e alle cooperative di trasporto, i dipendenti delle società in convenzione svolgono diverse attività. Possiamo trovare quindi tecnici soccorritori di base, autisti soccorritori, infermieri e in alcuni casi – rari ma non da escludere – anche medici.
DIPENDENTI DEL 118 – In questa terza e purtroppo piccola categoria fanno parte i tecnici e i sanitari che dipendono direttamente da ASL o dalla società di gestione dell’emergenza regionale. Fanno parte di questa categoria gli operatori del NUE112 che gestiscono il dispatch center, gli autisti-soccorritori delle centrali 118, gli infermieri di area critica, i medici di emergenza-urgenza e gli anestesisti rianimatori. Va ricordato che per i servizi di elisoccorso invece le cose sono differenti, perché tutti i servizi su ala rotante vengono dati in appalto a società esterne.
Questa è l’unica divisione in grado di rimarcare la realtà di un settore estremamente diversificato. Le logiche di gestione dell’emergenza pre-ospedaliera cambiano da provincia a provincia. Ne è un esempio il sistema dell’Emilia-Romagna, dove il 118 è una macchina che funziona con grande efficacia ma che si è adattata a logiche di realtà estremamente differenti fra di loro. Per esempio in Romagna sulle ambulanze di emergenza salgono soltanto professionisti, siano essi autisti, infermieri o medici (in automedica). Mentre in Emilia le ambulanze sono gestite dalle Associazioni di volontariato, con un equipaggio composto da volontari alla guida e infermieri o medici – dipendenti dell’ASL – nel vano sanitario.
Quindi il soccorritore, nel senso più completo del termine, può avere diverse qualifiche professionali, ma sempre la stessa natura di operatore in ambiente pre-ospedaliero. Se vogliamo andare un po’ più a fondo sulle competenze del soccorritore non sanitario (ovvero quello non riconosciuto come infermiere o medico) possiamo fare poche ma importanti differenze. Prima di tutto il soccorritore non sanitario non può effettuare procedure sanitarie medico-infermieristiche: prendere una vena, somministrare un farmaco, o decidere come miscelare due farmaci sono competenze esclusive di medico e infermiere. Il soccorritore può:
Valuta le condizioni del paziente, comunicando ciò che osserva alla centrale;
Assiste il paziente dalla situazione più semplice fino al supporto vitale, come il massaggio cardiaco;
Posiziona e sposta il paziente dal punto in cui si trova fino all’ambulanza. Questa è l’operazione generalmente più complessa e importante nelle attività di soccorso;
Trasporta il paziente fino all’ospedale, guidando l’ambulanza o assistendo all’interno del vano sanitario;
Affida il paziente al triage del Pronto Soccorso. Compito del soccorritore non sanitario è anche quello di comunicare al PS le condizioni in cui si trova il paziente per una ammissione nel percorso di cura adeguata;
Il soccorso propriamente detto non si conclude fino a quando il paziente non è preso in carico dall’Ospedale, e viene dato il via libera all’ambulanza per tornare in sede ed effettuare le operazioni di sanificazione.
Come si deve formare il soccorritore?
Uno dei parametri per valutare il soccorritore e distinguerlo, e magari inquadrarlo in una qualifica più grande ed “internazionale” è sicuramente la tipologia e la qualità della formazione che ha ricevuto prima di salire in ambulanza per fare servizio. In questo modo possiamo distinguere tre tipologie di soccorritore, che può svolgere il suo ruolo come volontario o come dipendente, ma avrà sempre e comunque una qualifica differente e più specifica a cui fare riferimento. Pensiamo quindi a queste tre fasce come a tre livelli di educazione rispetto alle procedure di base da svolgere durante il soccorso
- SOCCORRITORE DI BASE – Si tratta del soccorritore che ha svolto una formazione minima per poter salire in ambulanza e svolgere servizi sanitari. Questa formazione in Italia oggi oscilla fra le 40 e le 80 ore di corso, che viene effettuato in modalità differenziate da Regione a Regione, se non da provincia a provincia. Inoltre, ogni associazione forma il proprio personale secondo diversi criteri, e secondo diversi protocolli. A volte ci si trova anche davanti a certificazioni BLSD basate su percorsi di apprendimento diversi, seppur riconosciuti dalle centrali 118. Questo soccorritore dovrebbe essere a bordo solo delle ambulanze per trasporti sanitari, i cosiddetti secondari;
- SOCCORRITORE AVANZATO – Si tratta del soccorritore che dopo aver svolto la formazione minima, dopo aver iniziato a fare turni di trasporto secondari e dopo aver svolto un corso aggiuntivo, può salire a bordo delle ambulanze che fanno servizi di emergenza-urgenza, ovvero il 118. In questa situazione i corsi variano fra le 40 e le 80 ore aggiuntive, portando la formazione massima possibile a 160 ore complessive di formazione. In alcuni paesi, con questa formazione, si ottiene la qualifica di EMT-B e si può lavorare sulle ambulanze come tecnici del soccorso. In Italia generalmente il personale a bordo delle ambulanze con soli volontari è formato da personale con questo livello di formazione;
- SOCCORRITORE SPECIALIZZATO – Il soccorritore specializzato è una tipologia di soccorritore volontario che ha svolto un percorso specifico di formazione per una determinata tipologia di soccorso. E’ un percorso aggiuntivo, che aggiunge qualifiche al soccorritore avanzato e lo rende più adatto a fare attività in determinati ruoli. Pensiamo al percorso di specializzazione per i volontari autisti-soccorritori. In alcune reti associative il percorso da autista soccorritore prevede corsi di ulteriori 40 ore. In altre realtà la specializzazione si ottiene “sul campo”. Poi ci sono specializzazioni estremamente particolari, come l’unità cinofila (fra le 100 e le 200 ore di corso) l’unità di soccorso alpino (fino a 500 ore di corso) e l’unità di soccorso acquatico (80 ore di corso);
L’unica parola d’ordine è: competenza
Qualunque sia il percorso che vorreste affrontare per diventare soccorritori del 118 è bene ricordare che l’unico fattore su cui è fondamentale puntare è la competenza. Quindi non solo una formazione di base ben fatta, ma anche continui re-training e attività di miglioramento delle proprie capacità sono importantissime per mantere il proprio standard di intervento e una qualità e conoscienza dei potenziali scenari elevata. Che si tratti di un’attività fatta per volontariato o di un’attività svolta per professione, il soccorso è sempre e comunque qualcosa che ha a che fare con la vita di un altra persona, che in un determinato momento viene soccorsa e aiutata dall’equipaggio dell’ambulanza. Non bisogna mai dimenticare che la capacità di fare bene questo soccorso deriva da una buona preparazione e da un continuo allenamento.