No, non ci sono solo gli incendi, le cenge delle Alpi, o le grotte, dove devono intervenire soccorritori preparati a situazioni straordinarie. Ci sono, soprattutto, gli impianti industriali. Ecco perché è necessario mettere sotto i riflettori una realtà poco riconosciuta in Italia ma di grande, grandissimo interesse per la salute di tutti i lavoratori. I soccorritori si potrebbero infatti trovare nella condizione di non poter operare senza porre a rischio la propria incolumità per assenza di attrezzature specifiche e del relativo addestramento all’utilizzo. È il limite oltre il quale termina la zona di sicurezza operativa del soccorritore sanitario e si devono attivare modalità operative tipiche del soccorso in ambito industriale o, anche, Industrial Rescue.
Quanto è importante il soccorso industriale in Italia?
Ne parliamo tutti i giorni: gli incidenti sul lavoro in Italia, nel 2019, sono stati 645 mila. I casi mortali conosciuti dall’INAIL sono stati 1.156. I decessi all’interno di un luogo di lavoro industriale sono stati 628.
È evidente come una formazione che prevenga gli infortuni debba essere affiancata da un servizio aziendale in grado di operare efficacemente anche in ambienti confinati e difficili. Pensiamo, ad esempio, agli impianti chimici/petrolchimici: agglomerati industriali al cui interno sono presenti molteplici luoghi di lavoro caratterizzati da un elevato rischio potenziale per le sostanze presenti o per le modalità operative che caratterizzano, in particolare, gli interventi di manutenzione (quali l’accesso in spazi confinati caratterizzati da passi d’uomo di dimensioni limitate e posti in quota). In queste situazioni, le attività di soccorso non solo per un infortunio ma anche per un semplice malore, possono comportare delle notevoli difficoltà operative per portare a termine nel più breve tempo possibile le attività di soccorso e trasporto al più vicino pronto soccorso.
Oggi in Europa è IRATA (Industrial Rope Access Trade Association) a fornire le indicazioni su formazione e su strumentazioni adeguate per effettuare il soccorso industriale. E’ nata negli anni ’80 con un focus specifico rispetto alle piattaforme offshore dell’industria petrolifera. In Italia è nata invece la IERESP.
I professionisti in un settore ancora poco regolamentato
“Qualsiasi sia stato il motivo che ha causato quella situazione – spiega il professore Adrianno Paolo Bacchetta di IERESP APS (associazione europea dei Soccorritori Industriali) – è molto importante la rapidità d’intervento e la preparazione dei soccorritori. Nelle situazioni in cui il tempo fa la differenza, l’attesa dei mezzi di soccorso del Servizio di Sanitario Nazionale e dei Vigili del Fuoco potrebbe risultare determinante e, quindi, è fondamentale disporre di personale addetto in grado di mettere in atto le manovre necessarie per assistere la persona infortunata/colta da malore.
La normativa in tema di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, prevede che il datore di lavoro organizzi un proprio servizio di gestione dell’emergenza, individuando i lavoratori incaricati, ai sensi dell’art. 18 e 43 del D.lgs. n. 81/08, per l’attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di primo soccorso e, comunque, di gestione dell’emergenza. Ovvero, deve individuare e formare personale in grado di fronteggiare situazioni di emergenza specifiche, connesse alle attività previste nell’ambito del proprio ciclo produttivo.

“E’, infatti, necessario che le attività di gestione dell’emergenza in ambiti particolarmente complessi sia svolta da personale qualificato in grado di operare sia durante l’attesa dei soccorsi istituzionali, sia durante l’intervento dei sanitari e dei Vigilie del Fuoco spiegando e anticipando i pericoli di un recupero, perché è formato in modo specifico per vivere quegli ambienti in sicurezza tutti i giorni.
Ciò premesso, nonostante il grande impegno in termini di formazione e addestramento del personale, spesso le realtà aziendali non sono in grado di fronteggiare tali aspetti per le attività in luoghi molto complessi, quali (ad esempio) ambienti sospetti di inquinamento o confinati, atmosfere esplosive, attività in quota, ecc.. che richiedono specifiche competenze in ambito sanitario (nei limiti previsti per gli operatori laici) abbinate a tecniche di estricazione da luoghi di difficile accesso e, pertanto, si rivolgono a personale specializzato: gli esperti in Soccorso Industriale”.
Grazie alla formazione ricevuta, al livello di addestramento acquisito e all’esperienza maturata, gli operatori qualificati che si riconoscono nella nostra Associazione, sono in grado di fornire un’adeguata capacità di risposta, ovvero possono intervenire con competenza nello scenario emergenziale ed eseguire operazioni di estricazione e di salvataggio, utilizzando procedure, DPI dedicati, mezzi e attrezzature di tipo tecnologicamente avanzato che appartengono alla cultura operativa del soccorso industriale, così come identificabili anche sulla base delle esperienze presenti a livello internazionale. Peraltro, oltre alla capacità di eseguire il salvataggio in caso di scenari complessi, inclusa la stabilizzazione e mantenimento delle sue funzioni vitali, in attesa degli specialisti del sistema di emergenza del Servizio sanitario nazionale e dei Vigili del Fuoco, i tecnici devono avere anche gli strumenti cognitivi per l’analisi e valutazione del rischio evolutivo e residuo,
Bisogna peraltro precisare che le figure professionali proposte, non modificano in alcun modo quanto previsto dalla normativa cogente in termini di ruolo, competenze e relativa formazione prevista per le figure identificate nell’ambito del D.Lgs. 81/08. Il loro differente profilo professionale (conforme al Quadro europeo EQF) ne definisce competenze, conoscenze, abilità ed esperienza tali da consentirgli di operare in modo efficace nell’ambito delle operazioni di Soccorso Industriale. Questo, tenuto conto di profili professionali sulla base dei quali l’attività normativa si pone l’obiettivo di identificare conoscenze, abilità e competenze dei diversi livelli professionali.
Peraltro, a prescindere dalla gestione e organizzazione dell’eventuale fase di emergenza, anche la progettazione delle attività lavorative in tali ambienti dev’essere affidata a persone competenti che, ovviamente, devono possedere un’adeguata preparazione in tema di prevenzione e protezione della salute e sicurezza dei lavoratori e, nei limiti già indicati, anche competenze di tipo tecnico-sanitario riguardanti la gestione delle emergenze.