Rivelazioni, retroscena, intercettazioni: il classico programma giudiziario questa volta è rivolto contro i sistemi regionali di Elisoccorso. Perché?

Il grande cattivo del soccorso, in questi giorni di ritorno alla normalità, ha un nome e un cognome. Alberto Zoli. Sarebbe molto facile scrivere l’ennesimo pezzo di invettive e indignazione contro il Direttore Generale di AREU: è in un ruolo di vertice da molto tempo, ha rapporti con tantissimi politici, ed è “in quota” Lega. C’è abbastanza materiale per un’agiografia. Però…
Però quando ho iniziato a fare il mestiere del giornalista mi è stato insegnato che la notizia non è mai il titolo. E’ approfondendo i fatti che aiuti il lettore a comprendere meglio le cose. E allora iniziamo questo viaggio nella notizia.

Il grande business dell’elisoccorso: chi ne giova?

Come spesso accade quando si prova ad approfondire, ci sono luci e ombre da analizzare. Zoli è stato il deus-ex-machina di un sistema pre-ospedaliero Lombardo capace di rispondere a 5 milioni di chiamate/anno, con tempi di risposta sotto i 3 secondi e arrivo del soccorso in target entro i 10 minuti su tutto il territorio regionale. L’elisoccorso di Regione Lombardia opera con standard ineguagliati in Europa, dove le attività HEMS sono molto meno estese, più limitate e specializzate. I soccorritori lombardi oggi avrebbero parecchio da ridire su altri aspetti (formazione di alcuni soccorritori, società poco limpide e false onlus che si offrono per i soccorsi in alcune province). Ma di questo – come al solito – non si occupano le inchieste che finiscono sui giornali.

Le inchieste che finiscono sui giornali fanno il titolo sulle parole dette in fasi di emergenza, sugli appalti scopiazzati, sulle amicizie politiche. Ecco perché l’uscita delle intercettazioni su Zoli a pochi giorni dall’inizio delle discussioni sulla riforma del 118 fa pensare male. Cosa bisogna coprire? Chi sta attaccando, che cosa?

Posizioni archiviate: copiare un servizio che funziona non è reato

Quello che oggi ci viene detto dalle carte dell’inchiesta è – in parole povere – che Alberto Zoli su richiesta dei Presidenti o Assessori Regionali alla Sanità di alcune Regioni italiane ha suggerito di copiare il modello dell’elisoccorso utilizzato in Lombardia. Zoli è reo di aver suggerito di copiare il servizio di Elisoccorso che svolge il maggior numero di voli, con il maggior numero di professionisti a bordo, trattando meglio e in maniera più specifica un maggior numero di pazienti. Insomma: è colpevole di aver suggerito di copiare uno dei servizi di Elisoccorso migliori del nostro paese. Forse non il migliore, ma di sicuro quello che copre con maggiori mezzi una superficie di territorio più grande e più complessa rispetto ad altri. Inoltre non ha cercato lui di far copiare a forza o con azioni illegittime un altro. E’ stato contattato per fornire informazioni utili a strutturare dei bandi di appalto. Come a dire: “tu che sei stato bravo a fare quel bando, fallo copiare anche a me, che pure io voglio fornire un buon servizio di elisoccorso ai miei cittadini”.

Il vero crimine: Aver favorito l’azienda che ha perso il bando

Ovviamente, se ci fosse stato un accordo (come più o meno sottilmente è scritto quasi dappertutto) il bando di appalto lo avrebbe vinto l’azienda favorita e segnalata nell’indagine. Invece, in Sardegna, ad aggiudicarsi il servizio non è stata la Babcock International, peraltro azienda leader del settore aeronautico con in gestione quasi la metà delle basi di elisoccorso d’Europa. No: il bando lo vince la storica Airgreen, azienda piemontese che gestisce da tempo immemore i servizi di elisoccorso nel nord-ovest e che ha sbaragliato la concorrenza. Perché? Forse proprio perché la base del bando non era funzionale a far vincere un’unica azienda, ma a permettere ad un’intera Regione di fuggire da un sistema che non stava al passo coi tempi. In Sardegna l’elisoccorso, prima dell’internalizzazione sanitaria, veniva affidato ad Aeronautica e a Vigili del Fuoco, che operavano con i vetusti AB412 e AB212. Elicotteri validi per trasportare l’equipe sanitaria, ma impossibili da usare per trasferire adeguatamente i pazienti immediatamente verso l’hub ospedaliero più indicato. Concetti che dentro le intercettazioni e in una istruttoria non ci sono. Ma che quando sono stato messi di fronte agli occhi degli inquirenti hanno portato alla archiviazione.

Peccato però che di mezzo ci siano 3 anni di intercettazioni. E quindi – potenzialmente – migliaia di frasi estrapolate dal contesto in cui sono state pronunciate, pronte per essere sparate come titoli per fare “la notizia”. Però, come abbiamo detto all’inizio, la notizia non è mai nei titoli. E’ sempre nell’analisi delle cose che vengono fatte. E forse i cittadini sardi possono dire che grazie ai suggerimenti lombardi hanno un sistema di soccorso sanitario extra-ospedaliero migliore, con un elisoccorso avanzato di primo livello.

Oggi in Sardegna sono attive tre basi di elisoccorso, a Olbia, Alghero e Cagliari. Svolgono 1.400 interventi all’anno, con più di 1.000 interventi primari. 1.300 dei 1.432 interventi totali sono stati svolti per pazienti critici in codice rosso. L’ospedalizzazione è concentrata sugli hub di maggiore specializzazione, e le punte di intervento coincidono con il periodo estivo.