Le persone migranti morte per annegamento nel Mar Mediterraneo nel corso del 2021 sono state meno di mille. L’anno scorso – durante la pandemia – sono state quasi 1.500 mentre nell’apice della crisi migratoria, durante il 2016, sono state più di 5.000.  Questo è un dato che viene pubblicato dalla Organizzazione Internazionale per i Migranti. E’ un dato che deve indurre fiducia nel 

metodo usato dai vari stati Europei per la gestione dei flussi migratori verso l’UE. E sul modo in cui le persone vengono soccorse. Il numero di migranti che partono infatti influenza grandemente il numero di annegamenti potenziali. Purtroppo il preciso numero di migranti annegati nel Mediterraneo non può essere accertata con precisione. Fra il 2014 e il 2018 infatti ben 12.000 persone date per annegate o disperse nel Mediterraneo non sono mai state individuate. 

Nel mondo si stimano circa 8.000 decessi nel tentativo di lasciare il proprio paese. In base alle stime l’anno peggiore per le morti nel Mediterraneo è stato il 2016 con più di 5.000 persone decedute. Un altro dato importante è il tasso di mortalità per tratta di migrazione. Il Mediterraneo fra il 2016 e il 2019 è rimasto saldamente in testa alla classifica dei luoghi dove è più facile morire durante una migrazione. Se nel 2018 il numero dei morti era al 48,5% rispetto al totale dei decessi, nel corso del 2019 questo valore è salito, superando il 51%. Da sottolineare come la rotta del Mediterraneo centrale (Libia-Italia) rimane la rotta più pericolosa in assoluto.

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