La variante delta del COVID-19 ha un indice di contagiosità molto più elevato del ceppo originale che ha causato la pandemia: che carico e che problemi potrebbe subire il sistema 118 da settembre 2021?

La battaglia contro il COVID-19 non è finita, anche se guardando le spiagge, le feste e l’economia sembrerebbe tutta un’altra storia. Purtroppo, le notizie che giungono dall’estero non sono confortanti. Lentamente, ma inesorabilmente, i dati dei contagiati stanno tornando a salire. Questa è una pessima notizia, soprattutto perché – dall’altro fronte, quello dei vaccini – la somministrazione delle dosi e dei richiami sembra subire un rallentamento dovuto all’estate. 

Fatte queste premesse, è necessario capire perché la variante delta è più pericolosa e richiede mosse sanitarie – e politiche – estremamente rapide. Trovarsi a settembre 2021 con la stessa logica del settembre 2020 (“vediamo cosa succede, semmai chiudiamo tutto”) sarebbe un vero problema: l’economia ne risentirebbe, le strutture sanitarie potrebbero non riuscire a gestire l’impatto (medici, infermieri e OSS sono eroi, ma non sono tutti Superman capaci di vivere senza ferie, senza riposi, senza ammalarsi), ma soprattutto la popolazione – che già ha fatto manifestazioni durante la seconda ondata – potrebbe non essere controllabile. 

Perché la variante delta sarebbe critica?

In termini tecnici bisogna spiegare bene l’indice di diffusione del virus, ovvero il numero R0. Ogni variante (l’inglese, l’alfa, la sudafricana, la delta) ha una sua differenza perché il virus si evolve di continuo. L’essere vivente infatti cerca di superare le barriere che si trova di fronte, per sopravvivere ed evolvere. Il patogeno coronavirus sta imparando a superare i nostri anticorpi per contagiare il paziente e restare dove si trova. Se l’R0 del covid era pari a 2,5 (nella versione Wuhan, diciamo), la variante inglese ha avuto un R0 di 3. Oggi la variante Delta sembra avere un R0 fra il 5 e l’8. E’ un dato alto, ma non il record assoluto di contagiosità. Quello appartiene al morbillo, che ha un R0 fra 14 e 30, ed è il motivo per cui vaccinare i bambini contro questa malattia è molto importante per evitare vere e proprie epidemie pericolose per i bambini più fragili. 

Metodi da medioevo, ma con tecnologie futuristiche

Finora abbiamo contenuto la pandemia usando un metodo antico: il lockdown. Come nel medioevo, si chiude una zona perché piena di contagiati. Si entra in quella zona solo protetti, e si cerca di confinare in quel luogo tutti i malati trovati nelle aree non contagiate. I malati poi vengono trattati farmacologicamente e con i supporti alla respirazione che possono aiutare a superare una brutta polmonite bilaterale. Questo metodo è perfetto quando l’epidemia è localizzata, anche se in un’area molto grande. Ne è prova il fatto che l’epidemia COVID non ha minimamente toccato il sud Italia fra marzo e giugno 2020. 

Ma oggi abbiamo il vaccino…

Con la variante inglese, che è più contagiosa della precedente, ci è venuto in soccorso il vaccino. In Israele e in Inghilterra infatti con una popolazione vaccinata superiore al 60% (vicino al 68% secondo i dati della WHO e della John Hopkins University) è stato possibile ridurre l’impatto del virus. Inoltre rimane sempre valido lo studio dedicato all’uso delle mascherine: con questo presidio su naso e bocca si riduce ulteriormente il rischio di contagio del 38%. 

Tutti questi dati però valgono per la variante inglese, non per la variante delta. Quest’ultima evoluzione del virus ha un R0 fra 4 ed 8. Prendendo come valore medio un R0 di 6, servirebbe quasi il 90% dei vaccinati per bloccare la diffusione del virus. Ecco perché si tratta di una variante meno contenibile, molto pericolosa per le solite fasce d’età: persone anziane, persone con patologie pregresse e persone immunodepresse. 

Cosa fare con chi si è vaccinato?

Oggi quindi il problema è gestire chi non ha fatto il vaccino. Ci sono diverse ipotesi al vaglio della politica, che però non vuole imporre la vaccinazione obbligatoria. L’idea francese è quella di obbligare all’uso del green pass per accedere ai luoghi pubblici. Un’idea interessante, se non fosse che – da mesi – green pass fasulli sono stati individuati su diverse piattaforme. Inoltre, non è chiaro chi, come e con quale strumento debba verificare che il green pass è effettivamente valido. C’è un QR code sul documento scaricato, ma chi lo scansione? Con quale applicativo? 

 

Ma soprattutto, chi non si è vaccinato? 

Chi non si è vaccinato ovviamente non ha il green pass, e non può essere assegnato solo per un tampone. Aspettare settembre diventerebbe una roulette russa: se riparte il contagio fra gli anziani, cosa facciamo? Imporre il vaccino obbligatorio – come si è visto – porta a contestazioni importanti. Anche fra i sanitari ci sono stati appelli al garante della privacy e ai tribunali per evitare l’obbligo. Purtroppo essere sanitari, o soccorritori,  non vuol dire essere esperti di virologia o di medicina vaccinale. Immaginate cosa possa succedere fra i cinquanta-sessantenni che hanno rifiutato il vaccino o – peggio – hanno fatto solo la prima dose? Vi immaginate in Italia un metodo “all’israeliana” dove i militari vanno casa per casa a fare il vaccino a chi non lo ha voluto fare? 

Ma quali rischi ci sono, concretamente?

Certo, si può scegliere anche di dire “i non vaccinati si arrangino” ma questo non è possibile perché i reparti covid – negli ospedali – dovranno sempre esserci. Il “reparto” sanitario più a rischio rimarrà quindi il 118. Su tutti gli interventi dovrà essere tenuta ancora per molto tempo la massima attenzione al tema della contagiosità, e al potenziale sviluppo di infezioni a bordo dei mezzi (che – ricordiamo – devono essere sempre sanificati nel migliore dei modi possibili alla fine di ogni intervento). L’approdo al Pronto Soccorso infine pone dei problemi non da poco rispetto al rischio di diffusione del contagio nella struttura sanitaria. La variante delta infatti non è estremamente pericolosa per i vaccinati, ma lo rimane per i non vaccinati. Il pericolo quindi è quello di non avere strumenti sufficienti o adeguati per impedire la circolazione del virus fra chi ha la necessità di usare il 118. Dovremo tornare ad un approccio con reparti suddivisi? E in questo caso, per quanto tempo? La “resistenza” di una parte della popolazione al vaccino mette in seria difficoltà il sistema sanitario nel suo complesso.

Chi ha fatto il vaccino – infatti – ha un basso rischio di contagiarsi con la variante delta, e in forme lievi. Chi invece contrae il virus senza essere coperto dal vaccino rischia conseguenze gravi, forse più difficili da contrastare rispetto alla variante inglese. L’unico dato verificato che abbiamo attualmente dice che il vaccinato (con qualsiasi vaccino) che viene contagiato dalla variante delta ha un rischio di morte pari allo 0.08%, che pone la delta ad una mortalità più bassa dell’influenza. Se si è vaccinati. Perché in tutti gli altri casi la variante delta è uguale al resto delle variante COVID: pericolosa. 

 

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