Per la prima volta le unità operative di medicina d’urgenza, dei Pronto Soccorso e dei 118 di tutta Italia sembrano unite in una manifestazione: manca organico e il personale è al limite della sopportazione umana. Non si è mai verificato prima l’appoggio di società scientifiche.
Mercoledì 17 novembre i medici e gli infermieri del Pronto Soccorso e del 118 scenderanno in piazza a Roma. Per la prima volta, a fianco dei protestanti ci sarà una società scientifica, la SIMEU. La particolare novità è che la protesta – apolitica e apartitica – nasce supportata da dati e informazioni chiare di una sofferenza forte del comparto sanitario di emergenza-urgenza. Informazioni che circolano da mesi, se non anni, e che non hanno mai sortito l’effetto di aumentare il numero di professionisti che operano come prima barriera contro le emergenze sanitarie dei cittadini. Un comparto – lo ricordiamo – che non prevede il diritto allo sciopero per i lavoratori, proprio per la mancanza di sostituzioni adeguate.
L’obiettivo è sensibilizzare opinione pubblica e decisori rispetto l’attuale crisi. C’è forte disagio lavorativo fra medici e infermieri, causato delle carenze strutturali e di organico che si registrano nelle Unità Operative di Medicina d’Urgenza, Pronto Soccorso e 118, in tutta Italia. Abbiamo toccato il tema delle corsie desertificate in un articolo dedicato alle ragioni profonde di questa crisi, che oggi si manifesta in maniera davvero critica.
Salvare il pronto soccorso per salvare la sanità italiana

Sale operatorie di Pronto Soccorso perfette, ma senza medici. Oggi il 50% delle borse di studio non vengono assegnate.
La manifestazione si terrà mercoledì 17 novembre a Roma. I medici e gli infermieri del Pronto Soccorso e del 118, scenderanno in piazza con un dato inquietante tra le mani: la perdita di professionisti ha ormai raggiunto i massimi livelli storici e oggi si è molto vicini a compromettere, in maniera decisiva, la qualità dell’assistenza offerta. Potrebbe aumentare il rischio clinico per la salute dei cittadini. “Nella realtà dei fatti possiamo affermare – spiega in una nota la SIMEU – che siamo di fronte alla concreta possibilità di un fallimento che si ripercuote su tutto il Sistema Sanitario Nazionale”.
Le richieste: interventi immediati e straordinari
“Oggi è diventata drammaticamente evidente l’effettiva insufficienza numerica del personale, soprattutto medico, nonostante le molte denunce inascoltate del passato. Ad aggravare la situazione si somma il disagio lavorativo dei professionisti MEU che viene confermato quasi ogni giorno dalla scelta dei molti, già attivi nei servizi di Emergenza Urgenza, che accelerano percorsi in uscita, prediligendo nuovi ambiti di lavoro e specialità o scivoli pensionistici. Il ricambio generazionale inoltre non è più assicurato: la scarsa attrattiva che la disciplina ha sui giovani laureati è stata evidenziata da una Scuola di specialità che registra abbandoni, di anno in anno superiori, e borse di studio non assegnate”.
Senza prima linea, impossibile assicurare la copertura sanitaria

I livelli di reddito sono adeguati al resto d’Europa? I tempi di vita sono adeguati per migliorare come professionisti?
“L’emergenza COVID 19 – prosegue la nota SIMEU – ha evidenziato le debolezze causate dalle scelte errate compiute negli ultimi decenni nella gestione del nostro Sistema Sanitario, ma anche la grande capacità di resilienza e risposta della Medicina di Emergenza Urgenza. Il personale MEU – in prima linea sia sul territorio con il 118 sia in ambito ospedaliero – ha garantito e messo a disposizione di tutti i cittadini competenze, professionalità, flessibilità – anche nello strutturare velocemente percorsi differenziati – elevata capacità di adattamento a condizioni non note e soprattutto dedizione nella lunga gestione della pandemia e di un’emergenza priva di letteratura medica e protocolli. Ora si è raggiunto il limite.
Non si può più aspettare. Bisogna costruire un sistema subito
“Se non cambierà concretamente qualche cosa da subito la qualità dell’assistenza offerta dal servizio di Pronto Soccorso verrà compromessa per condizione, non certo per mancanza di impegno di medici e infermieri, innalzando il livello di rischio clinico per la salute dei cittadini. L’obiettivo primario dei professionisti presenti in piazza è SALVARE IL PRONTO SOCCORSO DA UNA CRISI SENZA RITORNO a tutela della salute dei Cittadini, come sancito dall’art. 32 della Costituzione della Repubblica”.
I dati a supporto di questa protesta:
-
Oggi si registra una carenza di circa 4000 medici e 10.000 infermieri di Pronto Soccorso e 118.
-
Concorsi andati deserti in tutte le Regioni italiane e abbandono dei professionisti.
-
50% circa delle Borse di Studio della Specialità di Emergenza Urgenza non sono state assegnate nell’anno accademico 2021/22, per disinteresse dei neolaureati
-
18% di abbandoni di studenti nell’anno accademico 2020/21
Le criticità da risolvere
-
Le condizioni di lavoro attuali dei medici e degli infermieri MEU non consentono loro di avere i giusti e necessari tempi di riposo, di recupero psico-fisico e spazio da dedicare alla loro formazione e agli indispensabili aggiornamenti professionali.
-
La specialità è complessa e unica: abbraccia conoscenze e competenze che appartengono ad altre discipline. L’attività non può essere delegata a “medici in affitto”, a neolaureati non adeguatamente formati o a cooperative di servizio.
-
Devono essere riviste equipollenze e affinità, garantendo eque prospettive di carriera, una riforma sulla modalità di accesso al SSN per i giovani professionisti attualmente in Scuola di Specializzazione,misure di assistenza e tutele legali, protezione dagli episodi di aggressione e violenza sul luogo di lavoro.
-
La medicina di Emergenza Urgenza è una specialità che deve essere legittimata nel suo ruolo per le specifiche competenze, a partire dalla denominazione che dovrebbe coincidere con quella della Scuola di Specializzazione, come avviene per le altre specialità mediche.