Riceviamo e pubblichiamo una lettera unitaria di alcune sigle sindacali, che ha l’obiettivo di velocizzare i tempi di approvazione della legge sull’autista soccorritore. Come risponderà la politica e il resto del mondo extra-ospedaliero?

La crisi di governo sta per mettere fine alle proposte di legge per riformare il 118. E’ una situazione in cui “tutto può sucedere” quella che sta vivendo il Governo di Draghi in questo momento, e sono tante – sicuremente tutte importanti- le questioni che rimangono in sospeso e che si volatilizzano in caso di elezioni anticipate. Una di queste è proprio la riforma del 118 e soprattutto la definizione della figura dell’autista-soccorritore.

La FASI, CONFINTESA SANITÀ e COBAS (che sono sindacati) insieme alle associazioni AASI, MUD 118 e COES Lazio hanno scelto di scrivere proprio oggi al Presidente del Consiglio Mario Draghi, al Ministro Speranza e alla capogruppo della commissione sanità Annamaria Parente. 

L’obiettivo è porre all’attenzione  della politica l’annosa problematica riguardante il vulnus normativo dell’autista soccorritore, non ancora definito come figura professionale, non ancora definito come obiettivi formativi e come responsabilità complessive. La richiesta è chiara: “da tutta Italia c’è una richiesta perché la politica riconosca e normi la figura dell’autista-soccorritore. Il Governo dovrebbe applicare la legge 11/2018 stabilendo che il profilo di autista-soccorritore venga ricompreso nell’area professionale delle professioni sociosanitarie – si legge nella nota arrivata ai giornali-. La rilevanza della figura del Soccorritore 118 presente in tutte le ambulanze del Paese per l’assistenza alla persona, le profonde modificazioni nelle realtà organizzative, clinico-assistenziali che si sono verificate negli ultimi vent’anni, nonché l’emergenza pandemica da Covid-19, diventa imprescindibile. Il profilo del Soccorritore 118  delineato ma non legittimato dall’accordo tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome nel 2003, rivela limitazioni non più funzionali al soddisfacimento dei bisogni che il servizio di urgenza emergenza sanitaria ci chiede”.

Gli autisti soccorritori sono pronti alla mobilitazione?

“Per tale motivo che gli scriventi sono pronti anche alla mobilitazione al fine di ottenere quanto sopra descritto e per essere ascoltati, se costretti, siamo pronti ad organizzare una manifestazione a Roma, al fine di portare la giusta attenzione mediatica e dell’opinione pubblica su questo tema delicato e non più procrastinabile”. La nota congiunta si conclude quindi con una forte presa di posizione, anche alla luce di questa esperienza politica che – pare – arrivata al capolinea.

Ma quale sarebbe la risposta di una mobilitazione simile? 

Ad oggi, la risposta politica sembra latitare. La divisione ancora insanabile fra mondo del volontariato e mondo professionale difficilmente troverà risposta in uno sciopero, piuttosto che in un muro contro muro che appare ad oggi l’unico risultato raggiunto – nonostante una festa del trentennale unitaria che ha visto insieme nello stesso momento autisti soccorritori, rappresentanti del volontariato, medici e infermieri. I tentativi di raggiungere un accordo efficace sono ancora in corso, soprattutto perché ancora più che in passato, sembra essere la Conferenza Stato-Regioni il posto in cui le figure professionisti sanitarie possono essere definite al meglio. Per quanto molto utili ai fini della discussione pubblica, oggi, le 4 proposte di legge arenate in Senato e alla Camera della riforma del 118 sono rimaste impantanate fra i cosiddetti “campanilismi”. Cosa succederà ora? Servirà attendere la serata per capire se il Governo Draghi continuerà, oppure se tutto il 118 dovrà ripartire da zero. Sperando stavolta che si parta da una proposta di legge comune, comunicata in blocco unico a tutti i politici.