Il ministero della salute ha ricevuto la raccolta di buone pratiche raccolte da SIMEU e Federsanità ANCI all’interno di 92 aziende sanitarie. 

Prevenire gli atti di violenza contro i sanitari e contro i soccorritori si può. Ma bisogna lavorare molto sulla formazione e sull’attenzione ai particolari. Proprio per questo motivo è necessario fare uno screening dei progetti migliori in questo ambito, realizzati in Italia. Federsanità e SIMEU hanno consegnato all’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie una raccolta di buone pratiche ospedaliere. Si tratta di 92 progetti dedicati alla prevenzione degli atti di violenza nelle strutture sanitarie.

Violenza sui sanitari: danno immediato e a lungo termine

La violenza sui soccorritori e sui sanitari è in primo luogo un atto barbaro da evitare e prevenire con formazione dell’utenza e degli operatori. Ma in seconda battuta, significa anche fare un lavoro psicologico di recupero verso l’interesse per la professione. Interesse che gli operatori possono perdere dopo un’aggressione o minacce continue. Ad oggi sono state 92 le aziende che hanno sviluppato progetti sul tema. In 17 Regioni italiane sono attivi servizi per una informazione efficace ai cittadini, per una formazione degli operatori più specifica, per una presa in carico dell’operatore aggredito e per l’innovazione e l’organizzazione strutturale dei servizi rispetto a queste problematiche.

Serve uno strumento per programmare azioni mirate

“Abbiamo avviato questa raccolta – ha detto Tiziana Frittelli Presidente Nazionale di Federsanità e Dg dell’AO San Giovanni Addolorata di Roma – a metà del 2022. L’obiettivo era quello di far emergere le soluzioni più innovative nelle strutture sanitarie, per favorire maggiore prevenzione rispetto agli atti di violenza . Volevamo anche che ci fosse attenzione  verso il recupero degli operatori sanitari vittime di episodi di violenza. Con questi dati l’Osservatorio avrà uno strumento documentale attuale e concreto, finalizzato a programmare e promuovere azioni che garantiscano la sicurezza del personale medico-sanitario. Il lavoro che abbiamo svolto con SIMEU va esattamente nella direzione tracciata dal Ministro della salute Schillaci nelle scorse settimane. Auspichiamo possa dare un importante contributo rispetto alla necessità espressa dal Ministro di mappare le strutture più a rischio per garantire maggiore sicurezza. Poniamo una particolare attenzione ai pronto soccorso, dove si verificano con più frequenza i casi di aggressione, per dare risposte concrete in termini di riorganizzazione con particolare attenzione al problema del sovraffollamento”.

Disagio reciproco fra utenza e sanitari è il primo problema da risolvere

Lavorare in emergenza-urgenza aumenta di due-tre volte il rischio di aggressione rispetto al lavoro in area medica” afferma la dott.ssa Maria Pia Ruggieri, Consigliere Nazionale SIMEU e Responsabile del progetto ‘Curare la violenza’.Il dato preoccupante è che il 100% dei medici e degli infermieri che lavorano in pronto soccorso e nel 118 hanno subito almeno una volta violenza fisica o verbale, tra dichiarato e sommerso. Da anni SIMEU è impegnata nella salvaguardia dell’ambiente di lavoro dei professionisti. La situazione generale dei Pronto Soccorso italiani nel corso dell’ultimo anno è stata caratterizzata da un avvicinamento alla comprensione delle problematiche da parte dei cittadini ma al contempo abbiamo registrato un incremento della tensione tra pazienti, famigliari e operatori sanitari legato all’oggettivo reciproco “disagio”. Un malessere vissuto a causa delle attese e del sovraffollamento determinato dalle note carenze strutturali. Questo fattore provoca effetti negativi anche sul percepito della qualità della cura”.