In questi giorni siamo alle prese con diverse notizie che portano spunti di riflessione e dibattito: quanto è lecito giudicare gli sforzi dei soccorritori rispetto alle disavventure e agli incidenti che toccano le persone in giro per il mondo?

Dalla punta dell’Everest alle profondità del Titanic, non si fa altro che parlare di soccorsi e di modalità di intervento per salvare persone che – per motivi diversi e disponibilità diverse – si sono ritrovate in pericolo di vita. La vicenda del Titan – micro-sottomarino per esplorazioni turistiche che da anni opera nei dintorni del Titanic – tiene con il fiato sospeso migliaia di persone nel mondo. A bordo, oltre ad un pilota esperto, ci sono soprattutto degli esseri umani ricchi, che hanno scelto di fare un’avventura molto più spericolata del solito.

Rischiare la vita: dal fondo del mare alle vette tibetane…

Letteralmente dall’altra parte del mondo, sulla cima dell’Everest, una donna è morta mentre tentava l’ascesa alla cima nepalese: si tratta di Leopoldina Jesus, che voleva essere la più anziana indiana con pacemaker ad affrontare l’ascesa sulla vetta dei Record. Si, rileggete bene se volete: la donna è morta dopo un peggioramento delle condizioni respiratorie avvenuto al campo base, secondo quanto riportato dall’Himalayan Times. E’ una delle tante vittime che si stanno accumulando in cima all’Everest. La donna voleva scalare “a ogni costo” la montagna più alta del mondo e ai primi sintomi di distress respiratorio non ha voluto farsi riportare verso la base. Le capacità di remote life support del campo base sono limitate, e le prestazioni fisiche per arrivare in cima all’Everest non dovrebbero essere alla portata di tutti, ma…

In ogni caso il compito dei soccorritori è solo uno

I soccorritori – comunque e in ogni modo – si sono adoperati per salvare questa donna. E si stanno adoperando anche attorno all’isola di Terranova per salvare la vita degli avventurieri che stanno respirando le loro ultime boccate d’ossigeno da qualche parte sul fondo dell’oceano. E’ il loro mestiere e la retorica dell’eroe non c’entra nulla con loro, né con qualsiasi sanitario, tecnico o volontario che opera nel mondo.

Il turismo porta soldi: e spesso le regioni dove avviene ne hanno bisogno

In Tibet il turismo d’elite per scalare l’Everest porta soldi. Tanti, e per fortuna destinati a tenere in piedi servizi e attività che danno da mangiare a persone che vivono in uno degli stati più poveri del mondo. Il Nepal non ha un servizio di Elisoccorso, per esempio. Ma grazie ai soldi che portano i turisti, Simone Moro può volare con il suo elicottero e fornire prestazioni utili anche alle comunità del luogo. I servizi della Ocean Gate hanno attivato diverse imbarcazioni della Guardia Costiera: non è da escludere che questi dovranno essere pagati dall’azienda che ha messo in pericolo degli esseri umani per un obiettivo meramente turistico (per il quale la Ocean Gate è assicurata). Ci dobbiamo indignare nel paragonare queste situazioni con le operazioni SAR che avvengono nel mar Mediterraneo per salvare i migranti? No. Non sono paragoni che stanno semplicemente in piedi. Nessun soccorritore fa differenze fra esseri umani ricchi o disgraziati. E nessun soccorritore si permette di giudicare. Prima si effettua il soccorso, nelle condizioni di sicurezza più efficaci possibili.

Non è l’ambiente, ma l’incuranza che crea pericoli, anche per chi soccorre…

Una critica, però, c’è e bisogna analizzarla. E’ quella da fare quando si va a viaggiare in modo non sicuro. E’ una critica che ci siamo abituati a vedere – e a sostenere – specialmente in montagna. Quando il Soccorso Alpino va a soccorrere turisti che risalgono il ghiacciaio del Monte Bianco in espadrillas e bermuda. Quando la centrale operativa si trova a rispondere a chiamate di persone che non sanno più come superare una ferrata, che hanno affrontato in scarpe da ginnastica e senza dissuasori. Affrontare una disavventura è giustificabile. Arrivare impreparati o mettersi in condizioni che i propri limiti fisici non possono superare no. Ma ricordiamolo: fra mancata sicurezza e disperazione c’è un grande confine da non oltrepassare. Non possiamo paragonare i miliardari del sottomarino Titan con i disperati che affollano le bagnarole arrugginite in partenza dall’Africa. Questo non significa criticare. Ma ignorare le basi della civiltà.