Il design del vano sanitario di un’ambulanza dovrebbe seguire diverse normative, incluse quelle per gli spazi di lavoro. Vediamo cosa è stato fatto e cosa è stato studiato per i soccorritori e la loro salute.

Lavorare nel 118, che si agisca come volontari o come dipendenti, prevede lo svolgimento di una attività professionalmente riconosciuta all’interno del sistema sanitario di emergenza. Pur essendo in un ambiente extra-ospedaliero, le regole e i principi che dovrebbero normare questa attività devono seguire la normativa di sicurezza sul lavoro, il DLGS 81/08. Ma non è l’unico problema che si pone in questo caso.

Quando il medico o l’infermiere sono ASL, ma l’ambulanza è privata

Molte Regioni, infatti, prevedono oggi che a bordo dell’ambulanza salgano medici o infermieri facenti capo all’ASL, ma i mezzi utilizzati per muoversi rimangono di proprietà delle associazioni di volontariato o di cooperative/società private. È un problema interessante da analizzare perché il personale che opera può essere dipendente, ma il mezzo su cui lavorano non è di proprietà del pubblico. C’è un tema di responsabilità e quindi l’ASL dovrebbe dare indicazioni rispetto al luogo di lavoro in cui far operare i propri lavoratori. Dovrebbe quindi partire dall’alto la richiesta di un documento di valutazione dei rischi univoco, che standardizzi la tipologia di ambulanza su cui far operare i sanitari.

Preservare la salute del paziente e dei lavoratori: come fare?

Si può reperire online un interessante studio nato in seno al dipartimento USL della Toscana Nord Ovest. Dato per assodata la gestione del rischio biologico e del rischio di movimentazione dei carichi secondo pratiche e protocolli già presenti all’interno della struttura ospedaliera, il dottor Massimo Ughi, RSPP dell’azienda, ha concentrato la sua attenzione sulla conoscenza del mezzo, sulle attrezzature in dotazione al mezzo, e sulla normativa.

I rischi da non sottovalutare: dal microclima all’aggressione

I principali rischi individuati nell’attività lavorativa a bordo dell’ambulanza riguardano i rischi da utilizzo di veicoli per il trasporto di persone, i rischi da microclima e ambienti chiusi, il rischio di esposizione ad agenti fisici, i rischi infortunistici da urti, abrasioni e cadute, i rischi di elettrici e per gli stati di gravidanza delle operatrici. Le misure di prevenzione devono tenere conto di tutto questo. Non si tratta quindi solo di norme igienico-sanitarie che devono agevolare la prevenzione e la protezione.

Alla base c’è sempre una formazione, e un modello comune

Gli RSPP e le strutture di tutte le realtà 118 in Italia si pongono un obiettivo: ridurre i rischi a cui sono esposti i lavoratori. Microclima, rumore e vibrazioni sono certamente gli elementi stressanti di maggiore importanza da affrontare. La ASL della Toscana per esempio ha creato una banca dati , inserendo l’ambulanza nei macchinari che possono causare rischi per le vibrazioni al corpo intero. L’essere umano può restare esposto ad una vibrazione massima di 1.5 m/s2. Secondo le analisi effettuate, questa esposizione deve essere tenuta sotto le 3.5 ore giornaliere. Chi effettua viaggi di breve durata, su mezzi moderni e con interni adeguati, di certo non può raggiungere questi limiti. Ma se vengono utilizzati – magari per trasporti sanitari  di lunga durata – veicoli più vecchi o con stato di manutenzione non ottimale, il rischio di stress aumenta considerevolmente.

Bisogna quindi sempre tenere a mente la qualità di ciò che si va ad acquistare sul mercato. Proteggere la salute e l’efficacia dell’attività sanitaria è una garanzia. E questa passa dalla certezza di qualità dell’habitat di lavoro che si fornisce ai professionisti e ai volontari del soccorso, per operare sui pazienti.